Il Made in Italy è vino, pasta, arte, design, paesaggi, ma anche lavoro, contaminazione, innovazione. Eppure, se si guarda lo spot istituzionale del Ministero delle Imprese per la Giornata del Made in Italy, sembra che il Belpaese sia fermo a una cartolina degli anni '50.
Volti bianchi, occhi chiari, cucine rustiche, nonni con la zappa. Una narrazione affascinante, sicuramente instagrammabile per un'Italia idealizzata, patinata e soprattutto monocolore. Peccato che non sia quella reale, come ha denunciato Riccardo Magi di +Europa: "Il ministero di Urso è riuscito nel capolavoro di realizzare un video che nega l’esistenza stessa di lavoratori di origine straniera".
Perché l'Italia non è solo quella dei salumi o del pistacchio di Bronte: è anche quella delle fabbriche e delle mani che li impacchettano. Dimenticarlo non solo è ingiusto, è miope.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un video celebrativo che omette completamente la presenza di persone di origine straniera. Un dettaglio? Non proprio. Soprattutto se si considera che l'8,8% del PIL italiano è generato da lavoratori stranieri, e che il 10,4% delle imprese registrate è guidato da persone nate dall'estero.
Ad affermarlo Riccardo Magi, segretario di +Europa e in prima fila a favore del referendum sulla cittadinanza del prossimo 8-9 giugno 2025. Quei numeri parlano di una realtà diversa da quella raccontata nel video istituzionale, e che pongono una domanda scomoda: che immagine dell'Italia vuole diffondere questo governo?
Nel video per la giornata del Made in Italy del @mimit_gov non c’è nemmeno una persona di origini straniere.
— Più Europa (@Piu_Europa) April 15, 2025
Peccato che il loro lavoro contribuisca all’8,8% del PIL nazionale, ogni anno.
Peccato che il 10,4% delle imprese italiane sia guidato proprio da persone nate… pic.twitter.com/3UNPV1D5ol
Chi guida il dicastero delle Imprese, Adolfo Urso - fra un tavolo di crisi e l'altro - ha la risposta pronta: all'estero devono apprezzare l'identità italiana, fatta di inventiva e di attenzione al dettaglio, del gusto per il bello e per l'innovazione: il tutto è simboleggiato dall'Uomo vitruviano disegnato da Leonardo da Vinci, il genio italiano e poliedrico per antonomasia.
Secondo Magi, però, la scelta del Mimit ha poco a che fare con la realtà ma più con un'ideologia identitaria: "Il Made in Italy non ha colore e il video del MIMIT nega l’esistenza di tanti nuovi italiani che lavorano legalmente, pagano le tasse e contribuiscono alla nostra economia. È una rappresentazione che non rappresenta".
Tale cortocircuito è evidente anche nei dati sulla contraffazione, usati come pretesto per rafforzare l'idea di un'Italia da difendere. Tra il 2023 e il 2024, le Forze dell'Ordine hanno effettuato oltre 60mila operazioni contro i prodotti falsi, per un valore di sequestrato di oltre 532 milioni di euro.
La Giornata Nazionale del #MadeinItaly è un'occasione per esaltare la creatività e l'eccellenza italiane, un patrimonio unico e prezioso, sinonimo di qualità e di identità.#GiornataMadeinItaly2025@mimit_gov pic.twitter.com/0FD2LArbG0
— Adolfo Urso (@adolfo_urso) April 15, 2025
Ma l'ossessione per le "copie" rischia di oscurare una verità: la vera forza del Made in Italy non è l'immagine, ma il sistema produttivo - fatto di competenze, manodopera, innovazione, sacrificio. Spesso collettivo, spesso condiviso, e sì, spesso anche migrante.
Sulla questione dell'innovazione è intervenuto anche Luca De Carlo (Fratelli d'Italia) che ha parlato dell'importanza di coinvolgere i giovani nel racconto del Made In Italy, promuovendo una "cultura agricola" moderna e radicata nella tradizione. Ottimo intento. Ma allora perché non coinvolgere anche i giovani che vengono da altri Paesi e che studiano nei nostri licei, atenei, istituti agrari?
E mentre la Giornata per il Made in Italy di ieri 15 aprile 2025 celebrava l'eccellenza italiana, i dati raccontano una storia di successo tutt'altro che immaginaria. Nel solo 2024, l'export agroalimentare ha toccato il record di 67,5 miliardi di euro, con un aumento del 6,5% rispetto all'anno precedente.
???????? A Bruxelles, eccellenza Made in Italy & packaging alimentare! In occasione della #GiornataNazionaleMadeinItaly2025 è stato celebrato il connubio tra cibo e design con focus sulla sostenibilità ♻️dall'eleganza del packaging retrò alle soluzioni eco- friendly @ItalyinBelgium pic.twitter.com/6ut5tnldsx
— Cluster Agrifood (@ClusterCLAN) April 10, 2025
Il vino, da solo, vale più di 8 miliardi; la pasta 7,6. A crescere di più sono stati i grassi vegetali (+27,2%) e il cioccolato (+17,8%). Eppure, dietro questi numeri, ci sono migliaia di mani spesso invisibili: braccianti, operai, tecnici, imprenditori, spesso con un accento che non suona pugliese, romano o veneto.
E allora da dove nasce questo paradosso? Da una narrazione identitaria che punta a costruire un immaginario di "italianità pura" - fatto di storia, tradizione e cultura - che però esclude chi contribuisce a renderla così viva. Ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanché: "Celebrare il Made in Italy significa celebrare la nostra italianità, la bellezza autentica e l’accoglienza tipica del Belpaese".
Il Forum di Bormio, organizzato da The European House of Ambrosetti, ha dal canto suo evidenziato i rischi legati ai dazi americani: potenzialmente fino a 1,3 miliardi di euro di perdite per il nostro export. Ma, ha detto Valerio De Molli, l'80% dei prodotti colpiti non ha alternativa nel mercato USA.
Il made in Italy trae la sua forza anche nella diversità all'interno del Paese, che non si ferma certo al Piave o al Po.
Uno spot nostalgico ed escludente: il video istituzionale del Ministero delle Imprese per la Giornata del Made in Italy presenta un’immagine stereotipata e patinata del Paese, popolata solo da volti bianchi e scenari rurali, ignorando completamente la presenza di cittadini e lavoratori di origine straniera.
Un’Italia irreale e miope: secondo Riccardo Magi (+Europa), questa rappresentazione è una scelta ideologica che nega la realtà: gli stranieri contribuiscono all’8,8% del PIL e guidano il 10,4% delle imprese italiane. Non includerli significa cancellare una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale.
Contaminazione come forza, non minaccia: il vero Made in Italy nasce dalla contaminazione culturale e dal lavoro condiviso. Puntare su una narrazione identitaria e “pura” non solo è ingiusto, ma rischia di impoverire il racconto stesso dell’Italia che si vuole promuovere nel mondo.