16 Apr, 2025 - 07:10

Made in Italy senza stranieri nel video del Ministero che fa discutere: “Cartolina razzista che cancella la realtà”

Made in Italy senza stranieri nel video del Ministero che fa discutere: “Cartolina razzista che cancella la realtà”

Il Made in Italy è vino, pasta, arte, design, paesaggi, ma anche lavoro, contaminazione, innovazione. Eppure, se si guarda lo spot istituzionale del Ministero delle Imprese per la Giornata del Made in Italy, sembra che il Belpaese sia fermo a una cartolina degli anni '50.  

Volti bianchi, occhi chiari, cucine rustiche, nonni con la zappa. Una narrazione affascinante, sicuramente instagrammabile per un'Italia idealizzata, patinata e soprattutto monocolore. Peccato che non sia quella reale, come ha denunciato Riccardo Magi di +Europa: "Il ministero di Urso è riuscito nel capolavoro di realizzare un video che nega l’esistenza stessa di lavoratori di origine straniera".

Perché l'Italia non è solo quella dei salumi o del pistacchio di Bronte: è anche quella delle fabbriche e delle mani che li impacchettano. Dimenticarlo non solo è ingiusto, è miope.

Giornata Made in Italy, lo spot diventa un caso e Magi accusa: "Ignorati i lavoratori stranieri"

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un video celebrativo che omette completamente la presenza di persone di origine straniera. Un dettaglio? Non proprio. Soprattutto se si considera che l'8,8% del PIL italiano è generato da lavoratori stranieri, e che il 10,4% delle imprese registrate è guidato da persone nate dall'estero.

Ad affermarlo Riccardo Magi, segretario di +Europa e in prima fila a favore del referendum sulla cittadinanza del prossimo 8-9 giugno 2025. Quei numeri parlano di una realtà diversa da quella raccontata nel video istituzionale, e che pongono una domanda scomoda: che immagine dell'Italia vuole diffondere questo governo?

Chi guida il dicastero delle Imprese, Adolfo Urso - fra un tavolo di crisi e l'altro - ha la risposta pronta: all'estero devono apprezzare l'identità italiana, fatta di inventiva e di attenzione al dettaglio, del gusto per il bello e per l'innovazione: il tutto è simboleggiato dall'Uomo vitruviano disegnato da Leonardo da Vinci, il genio italiano e poliedrico per antonomasia.

virgolette
L'identità è anche arte, cultura, storia, tradizione, territorio e innovazione, che è scienza, tecnologia, ricerca di nuovi materiali, sono i due binari su cui corre da sempre il treno del made in Italy nel mondo, così come è emblematicamente rappresentato dall'uomo vitruviano che è il simbolo che abbiamo scelto a identificare questa giornata.

Secondo Magi, però, la scelta del Mimit ha poco a che fare con la realtà ma più con un'ideologia identitaria: "Il Made in Italy non ha colore e il video del MIMIT nega l’esistenza di tanti nuovi italiani che lavorano legalmente, pagano le tasse e contribuiscono alla nostra economia. È una rappresentazione che non rappresenta".

La lotta delle Forze dell'Ordine contro la contraffazione

Tale cortocircuito è evidente anche nei dati sulla contraffazione, usati come pretesto per rafforzare l'idea di un'Italia da difendere. Tra il 2023 e il 2024, le Forze dell'Ordine hanno effettuato oltre 60mila operazioni contro i prodotti falsi, per un valore di sequestrato di oltre 532 milioni di euro.

Ma l'ossessione per le "copie" rischia di oscurare una verità: la vera forza del Made in Italy non è l'immagine, ma il sistema produttivo - fatto di competenze, manodopera, innovazione, sacrificio. Spesso collettivo, spesso condiviso, e sì, spesso anche migrante.

Sulla questione dell'innovazione è intervenuto anche Luca De Carlo (Fratelli d'Italia) che ha parlato dell'importanza di coinvolgere i giovani nel racconto del Made In Italy, promuovendo una "cultura agricola" moderna e radicata nella tradizione. Ottimo intento. Ma allora perché non coinvolgere anche i giovani che vengono da altri Paesi e che studiano nei nostri licei, atenei, istituti agrari?

I dazi saranno un problema per il Made in Italy nel mondo?

E mentre la Giornata per il Made in Italy di ieri 15 aprile 2025 celebrava l'eccellenza italiana, i dati raccontano una storia di successo tutt'altro che immaginaria. Nel solo 2024, l'export agroalimentare ha toccato il record di 67,5 miliardi di euro, con un aumento del 6,5% rispetto all'anno precedente.

Il vino, da solo, vale più di 8 miliardi; la pasta 7,6. A crescere di più sono stati i grassi vegetali (+27,2%) e il cioccolato (+17,8%). Eppure, dietro questi numeri, ci sono migliaia di mani spesso invisibili: braccianti, operai, tecnici, imprenditori, spesso con un accento che non suona pugliese, romano o veneto.

E allora da dove nasce questo paradosso? Da una narrazione identitaria che punta a costruire un immaginario di "italianità pura" - fatto di storia, tradizione e cultura - che però esclude chi contribuisce a renderla così viva. Ha detto la ministra del Turismo Daniela Santanché: "Celebrare il Made in Italy significa celebrare la nostra italianità, la bellezza autentica e l’accoglienza tipica del Belpaese".

Il Forum di Bormio, organizzato da The European House of Ambrosetti, ha dal canto suo evidenziato i rischi legati ai dazi americani: potenzialmente fino a 1,3 miliardi di euro di perdite per il nostro export. Ma, ha detto Valerio De Molli, l'80% dei prodotti colpiti non ha alternativa nel mercato USA. 

Il made in Italy trae la sua forza anche nella diversità all'interno del Paese, che non si ferma certo al Piave o al Po.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Uno spot nostalgico ed escludente: il video istituzionale del Ministero delle Imprese per la Giornata del Made in Italy presenta un’immagine stereotipata e patinata del Paese, popolata solo da volti bianchi e scenari rurali, ignorando completamente la presenza di cittadini e lavoratori di origine straniera.

  • Un’Italia irreale e miope: secondo Riccardo Magi (+Europa), questa rappresentazione è una scelta ideologica che nega la realtà: gli stranieri contribuiscono all’8,8% del PIL e guidano il 10,4% delle imprese italiane. Non includerli significa cancellare una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale.

  • Contaminazione come forza, non minaccia: il vero Made in Italy nasce dalla contaminazione culturale e dal lavoro condiviso. Puntare su una narrazione identitaria e “pura” non solo è ingiusto, ma rischia di impoverire il racconto stesso dell’Italia che si vuole promuovere nel mondo.

LEGGI ANCHE