Neanche i magistrati approvano il DL Sicurezza voluto dal governo Meloni. Il pacchetto di leggi, trasformato in decreto legge e approvato in breve tempo, è da tempo al centro di numerose contestazioni da parte dell'opposizione e del mondo delle associazioni. Ora anche l'Associazione Nazionale Magistrati si schiera contro l’ex DDL Sicurezza, sottolineando diversi aspetti di incostituzionalità presenti nel testo.
Il DL Sicurezza è stato approvato come decreto dopo che il testo era stato letteralmente svuotato di alcuni dei suoi aspetti principali. Il pacchetto di misure è stato spesso giudicato pericoloso per la democrazia, a causa di alcune disposizioni riguardanti la gestione delle manifestazioni e dei disordini nelle carceri. La battaglia contro il DDL Sicurezza è iniziata circa un anno fa, con la comparsa della prima bozza del testo.
I partiti di opposizione e la società civile sono scesi in piazza contro il DL Sicurezza, ribattezzato "DL Ungheria" per la somiglianza con le leggi approvate dal governo di Viktor Orbán. Nonostante l'approvazione, nei prossimi mesi potrebbero esserci ulteriori proteste, e la questione intorno al decreto Sicurezza sembra tutt’altro che chiusa.
Lo scorso venerdì, il presidente Sergio Mattarella ha firmato il DL “Sicurezza”, che contiene numerose misure su polizia, carceri e ordine pubblico. Il testo, inizialmente un disegno di legge molto contestato, è stato trasformato in decreto per accelerarne l’approvazione e limitarne le modifiche parlamentari.
Le nuove norme sono entrate in vigore il giorno dopo la firma del Capo dello Stato e, nonostante le modifiche, hanno mantenuto un impianto repressivo. Sono stati introdotti nuovi reati e inasprite diverse pene. Tra le misure più controverse vi è la fine dell’obbligo di rinvio pena per madri incinte o con figli sotto l’anno di età, sostituito da una facoltà di detenzione in strutture speciali. È stato inoltre introdotto il nuovo reato di “rivolta in carcere”, che punisce anche la resistenza passiva. Il decreto vieta la vendita di cannabis light per uso ricreativo e inasprisce le pene per blocchi stradali, imbrattamenti e truffe agli anziani.
Il DL Sicurezza garantisce maggiori tutele legali per le forze dell’ordine, ma non introduce l’obbligo di identificazione o l’uso di bodycam. È stata invece rimossa la norma che obbligava università ed enti a collaborare con i servizi segreti, dopo numerose contestazioni. Diverse disposizioni sono criticate per il loro potenziale impatto discriminatorio e per le conseguenze sulla libertà individuale, anche a livello internazionale.
A rilevare possibili profili di incostituzionalità è l’Associazione Nazionale Magistrati. L’ANM denuncia che il DL appena entrato in vigore presenta seri problemi sia di metodo sia di merito, già sollevati anche dall’Accademia e dall’Avvocatura. I dubbi riguardano il ricorso al decreto legge, che ha azzerato un dibattito parlamentare durato oltre un anno, e i contenuti stessi del provvedimento.
L’ANM solleva perplessità anche riguardo alle 14 nuove fattispecie incriminatrici, all’inasprimento delle pene per altri nove reati e all’introduzione di aggravanti considerate prive di fondamento razionale. Queste misure darebbero vita a un apparato normativo in contrasto con diversi principi costituzionali. Nella nota diffusa si legge:
Negli scorsi mesi si sono verificate diverse contestazioni contro il DL Sicurezza. Già nella primavera del 2024, con la diffusione delle prime indiscrezioni sul disegno di legge, molte città hanno visto proteste accese. Le manifestazioni sono aumentate dopo l’unico via libera ottenuto alla Camera dei Deputati lo scorso autunno.
Per mesi si è ipotizzato che il DDL sarebbe arrivato al Senato, ma alla fine è stato trasformato in decreto legge e approvato rapidamente. Una scelta che ha scatenato proteste immediate nella Capitale.