La derealizzazione e la depersonalizzazione sono fenomeni psicologici spesso poco compresi, eppure possono colpire chiunque, specialmente in momenti di stress, ansia o trauma. Anche se distinti, vengono frequentemente vissuti insieme e sono riconosciuti nel DSM-5 come parte del disturbo da depersonalizzazione-derealizzazione (DP/DR). Questo articolo esplora cosa sono queste esperienze, i loro sintomi principali e come riconoscerle nella vita quotidiana.
La derealizzazione è una sensazione di distacco dal mondo esterno: tutto appare irreale, distante o come un sogno. Le persone possono percepire l’ambiente come sfocato o privo di significato emotivo.
La depersonalizzazione, invece, è un distacco da sé stessi: ci si sente estranei al proprio corpo, alle emozioni o ai pensieri, quasi come osservatori esterni della propria esistenza.
Secondo l’Istituto Nazionale di Salute Mentale (NIMH), circa il 50% delle persone sperimenta episodi isolati di questo tipo, ma diventa un disturbo quando persiste e compromette la quotidianità. Questi stati possono emergere da stress prolungato, attacchi di panico, abuso di sostanze o traumi. Ad esempio, durante un episodio, una persona potrebbe sentirsi come se il mondo fosse una scena teatrale o non riconoscere la propria voce. Sebbene temporanei per molti, per alcuni diventano cronici, richiedendo un intervento specialistico.
I sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione variano, ma includono segnali chiari:
Questi stati possono durare minuti, ore o protrarsi per mesi, spesso accompagnati da ansia. Studi dell’Università di Oxford stimano che il 2-3% della popolazione mondiale sviluppi il disturbo DP/DR in forma cronica, spesso legato a depressione o disturbi dissociativi. Non sono pericolosi, ma possono risultare angoscianti.
Nel libro La vita è un sogno, lo psicologo Nicola Ghezzani esplora come queste esperienze riflettano una percezione alterata della realtà, offrendo spunti per comprendere il senso di alienazione che le accompagna e affrontarle con consapevolezza.
Per gestirli, è consigliabile consultare uno psicologo o psichiatra. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) aiuta a controllare i pensieri negativi e l’ansia. Tecniche di grounding, come concentrarsi sui sensi (toccare un oggetto, annusare un profumo), possono attenuare gli episodi acuti. In alcuni casi, i medici trattano condizioni sottostanti come ansia o depressione con farmaci, anche se non esiste una cura specifica per DP/DR.
Derealizzazione e depersonalizzazione, pur misconosciute, sono esperienze reali e gestibili. Riconoscerle e cercare supporto può trasformare un senso di smarrimento in un cammino verso il benessere.
A cura di Stefania Cardellicchio