Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) italiano versa in una crisi profonda, segnata da oltre 15 anni di definanziamento, personale medico-infiermeristico malpagato e demotivato, e mancato rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea).
Le disparità regionali alimentano la migrazione sanitaria, mentre liste d'attesa interminabili spingono milioni di cittadini a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato. Nonostante i 15,6 miliardi del Pnrr destinati alla salute, la riforma territoriale - che dovrebbe potenziare Case della Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali - stenta a concretizzarsi, lasciano il sistema in balia di inefficienze strutturali.
Le liste d'attesa sono un problema centrale, come denunciato da Cittadinanzattiva. I dati sono significativi: 468 giorni per una visita oculistica programmabile (da eseguire entro 120 giorni), 480 giorni per un controllo oncologico, 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraortici, fino a 159 giorni per un intervento di tumore alla prostata, che dovrebbe avvenire entro 30 giorni.
Questi ritardi spingono verso due risultati: chi può permetterselo ricorre al privato; chi non può, rinuncia alle cure. Nel 2024, l'Istat ha rilevato che 4,5 milioni di italiani hanno abbandonato le cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici, secondo la Fondazione Gimbe. Le cause includono lungaggini burocratiche e difficoltà logistiche per accedere a strutture specializzate.
La dicotomia non è più pubblico vs privato, ma se il paziente deve pagare o no
— Nino Cartabellotta (@Cartabellotta) April 10, 2025
Anche perchè 2,5 milioni di persone rinunciano alle prestazioni per indisponibilità economiche#SalviamoSSN https://t.co/Xd3YTKBnEq pic.twitter.com/st0DCYn8Uq
Le differenze fra Regioni sono un altro nodo critico. Nel 2023, solo 12 Regioni su 20 hanno garantito i Lea, come dichiarato da Armando Cicchetti, direttore generale della programmazione sanitaria. Al Sud, le liste d'attesa sono spesso più lunghe, con gravi conseguenze sulla salute e sulla qualità della vita.
La migrazione sanitaria verso il Nord ha generato, tra il 2012 e il 2021, un saldo negativo di 10,96 miliardi di euro per le Regioni meridionali, secondo Gimbe. La legge sull'autonomia differenziata rischia di approfondire tale frattura, come ha avvertito Nino Cartabellotta: "Un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti".
Altre note dolenti riguardano la carenza di personale e di posti letto, mancanze acuite dalla pandemia da Covid-19. Gli infermieri, con stipendi bassi e turni estenuanti, abbandonano il pubblico: nel 2022, 7mila su 268mila si sono spostati nel privato o all'estero. Con 6,5 infermieri ogni 1000 abitanti, l'Italia è sotto la media Ocse (9,8).
La pandemia ha sì rivelato la carenza di posti letto, ma la situazione è se possibile peggiorata negli ultimi tempi. Nel 2023, i posti letto totali sono scesi a 215.827, contro i 257.977 del 2020, e a marzo 2025 l'Istat ne conta solo 209.568. Rispetto al 1980 (1000 posti letto per malati acuti ogni 100mila abitanti), oggi siamo a 314, contro una media europea di 500.
Il Ministero della Salute ha stanziato 1,3 miliardi di euro per il triennio 2022-2024 per ridurre i tempi d'attesa, ma il 24% di queste risorse - oltre 323 milioni - resta inutilizzato. La Corte dei Conti ha evidenziato che parte di questi fondi viene dirottata per coprire disavanzi regionali, anziché migliorare i servizi.
Il ministro Orazio Schillaci ha accusato le Regioni di mancanza di volontà politica, invitandole a collaborare per garantire il diritto alla cura. Le Regioni, invece, lamentano risorse insufficienti e chiedono una riforma dei medici di base. Questo scontro, protrattosi per mesi, aggrava le disfunzioni, lasciando i cittadini senza risposte.
"1 euro investito in prevenzione vuol dire 3 euro risparmiati in cure!" (Stefano Merigliano)#LAPREVENZIONE:
— Giannandrea Dagnino (@Giannaway) April 12, 2025
il primo - fondamentale - degli 8 PILASTRI per una buona RIFORMA della SANITÀ italiana. @MovDrinDrin pic.twitter.com/EyA8czi5g4
I fondi del Pnrr avrebbero dovuto rivoluzionare l'assistenza territoriale, riducendo la pressione sui Pronto Soccorso e rispondendo al bisogno di una popolazione che invecchia. I progressi tuttavia sono minimi: su 1400 Case della Comunità previste, solo 485 sono state realizzate, di cui appena 46 (meno del 3%) dispongono di personale medico e infermieristico adeguato, secondo l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).
Gli Ospedali di Comunità attivi sono 124 su 568 previsti. Le disparità regionali sono ancora una volta nette: le metà dei Punti Unici di Accesso si trova in Lombardia, mentre l'assistenza domiciliare è quasi assente al Sud.
Dei 20 miliardi stanziati per la missione salute del Pnrr, meno del 18% è stato speso, come ha denunciato Openpolis. Questa incapacità di utilizzare i fondi riflette una gestione inefficiente, che sembra favorire le realtà private. La prevenzione, cruciale per una generale riduzione dei costi, è stata gravemente penalizzata: la spesa per i servizi di prevenzione è calata del 18,6% nel 2023, pari a 1933 milioni di euro in meno.
Nonostante la crisi, il 69% degli italiani è in buona salute, secondo l'Istat. I fumatori sono scesi al 18,7%, i consumatori di alcol a rischio al 15%, i sedentari al 35%. L'approvazione più rapida dei farmaci innovativi da parte dell'Aifa e la digitalizzazione della sanità offrono speranze, ma serve un cambio di rotta.
????Cerimonia di consegna delle medaglie al Merito della Sanità Pubblica, alla presenza del Presidente Mattarella.
— Ministero della Salute (@MinisteroSalute) April 7, 2025
Il Ministro Schillaci: ”Celebriamo l’impegno di chi ha dedicato la vita alla tutela della salute pubblica e di chi ha lasciato un segno indelebile nel nostro SSN”. pic.twitter.com/g1wnhYTBhc
Nato nel 1978 per garantire il diritto alla salute, il SSN è a un punto di non ritorno. I tagli degli ultimi decenni - 37 miliardi sottratti tra il 2010 e il 2019 - e l'incapacità di sfruttare il Pnrr hanno aggravato le fragilità emerse con la pandemia da Covid-19. Le promesse di rilancio sono rimaste vuote, e l'universalismo sanitario rischia di diventare un'utopia.
La prevenzione deve tornare centrale, insieme a investimenti in personale e strutture territoriali: senza però una visione politica condivisa, il sistema collasserà, favorendo la sanità privata a scapito dei cittadini più fragili.
Crisi del SSN e disuguaglianze regionali: il Sistema Sanitario Nazionale è in grave crisi, con ritardi nelle prestazioni, disparità tra regioni e milioni di italiani costretti a rinunciare alle cure per motivi economici. Le liste d'attesa sono esorbitanti, e il problema è acuito dalla carenza di personale e fondi mal gestiti.
Fondamentalismo delle risorse e inefficienza del PNRR: nonostante i 15,6 miliardi del PNRR destinati alla salute, l'attuazione delle riforme è rallentata. Le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità sono pochi e mal equipaggiati. Inoltre, il 24% dei fondi stanziati per ridurre le liste d'attesa è rimasto inutilizzato.
Le soluzioni e il futuro del SSN: la prevenzione deve essere il punto focale di una riforma per ridurre i costi complessivi e migliorare l’efficacia del sistema. Serve un cambio di rotta, con investimenti mirati in personale e strutture, ma senza una visione politica condivisa, il sistema rischia di collassare a favore della sanità privata.