Una delle tante meraviglie del nostro Lazio è il Parco regionale di Veio. Un fazzoletto di verde a forma di triangolo situato nella provincia di Roma e delimitato dalla provinciale Campagnanese a nord, dalla via Flaminia ad est e la via Cassia ad ovest.
La zona è una testimonianza della civiltà Etrusca. Con i resti nel suo territorio del dominio della città di Veio, occupa lo spazio del cosiddetto Agro Veientano. Un vero gioiello paesaggistico, un parco archeologico e naturale.
Il Parco di Veio conosciuto ai suoi frequentatori come Il Sorbo è da anni la legittima residenza della fauna che qui dimora in silenzio ed in armonia con la vegetazione che ha scelto spontaneamente di accoglierla. Una folta varietà di specie mammifere. Ben 55 specie di uccelli (superiore ad ogni altra riserva naturale del Lazio). E nonostante l’inquinamento delle acque del Lazio, il rivolo che ancora scorre tra la vegetazione del parco, offre le sue acque a specie rare di anfibi. E ancora 15 varietà di rettili, tra cui il rarissimo è quasi estinto cervone (Elaphe quatuorlineata). Il serpente più lungo rinvenibile in Italia. Quest’ultimo, protetto dalla Convenzione di Berna e citato nella Direttiva Habitat 92/43/CEE. Ben 282 e ancora specie di farfalle, alcune delle quali protette come la Zerynthia polyxena anche questa inserita nell’allegato IV della Direttiva Habitat 92/43 CEE. Questo è tutto ciò che ci regala il parco nella Valle del Sorbo? Non solo…
Basta una passeggiata per accorgersi che quanto ci riserva questo spazio di paradiso è molto di più. Qualche passo più in là, lungo il fiume Crèmea e il suggestivo show ha inizio. Bovini e cavalli che pascolano allo stato brado. Se questi luoghi sono stati inseriti tra i Siti d’Importanza Comunitaria che godono della tutela da parte della Comunità Europea, ci si domanda perché questo parco di evidente valore naturalistico ambientale, venga lasciato spesso nelle mani di avventori della domenica incapaci di coglierne la bellezza.
Tempi andati quelli in cui il buon Alberto Sordi girava le scene dell’ormai più che celebre Marchese del Grillo e illustrava al mondo dei cinefili le bellezze del parco.
Oggi la quercia che ospitò i natali del film di Monicelli e le musiche di Piovani è stata bruciata da uno dei tanti falò primaverili. Spesso infatti gli amanti del picnic indiscriminato, si spostano sotto gli alberi e accendono il fuoco non pensando che le fiamme possono propagarsi sospinte dal vento e bruciare piante secolari e rarissime. Nel parco è stata attrezzata un’area apposita e all’aperto per i villeggianti, ma ormai è quasi distrutta o usata come contenitore di spazzatura.
foto di Luisa Boi
Molti i luoghi vittime dell’inciviltà cittadina. Anche il ponte, costruito per l’attraversamento del fiume, è spesso oggetto di scorribande di motociclisti ignoti che corrono lungo i sentieri del parco, per raggiungere la cascata. Mentre la Via Francigena che costeggia il parco, a volte, è usata come discarica. Le intenzioni degli amanti rispettosi di questi luoghi è quella di porre l’attenzione, della Amministrazione e della Sovrintendenza del parco, nonché del Commissario Straordinario dell’Ente Regionale Parco di Veio su questa bellezza naturale. Nutrie rinvenute morte. Cartucce lasciate sull’erba probabilmente in cerca di cinghiali. Puledri costretti a vivere tra occasionali spettatori, ignari del comportamento da assumere con simili creature. Alberi bruciati e resti di banchetti domenicali lasciati sull’erba. E ancora, spazi usati per esercitazioni militari e cani portati tra i pascoli senza guinzagli con l’evidente messa a rischio della incolumità sia degli animali che delle persone che qui corrono a tutte le ore del giorno.
A volte basta una passeggiata tra questi ultimi paradisi rimasti, per rendersi conto che, se non verrà presto fatto qualcosa, di quanto ci offre la natura, non rimarrà più null’altro che il ricordo ospitato in una pellicola di un vecchio film.
Chissà cosa avrebbe detto il buon Marchese del Grillo forse: “Roma è tutta un vespasiano”? Chissà! La speranza è che quanto si evince dalle immagini, venga accolto come un segnale per avviare una corretta protezione del Parco di Veio o informare, ammesso che ci sia un progetto in atto, su cosa si sta facendo per proteggerlo in maniera più efficace di quanto visto in questa passeggiata.
Torneremo ancora per testare le sorti di questa meraviglia chiamata Parco di Veio.
A cura di Luisa Boi