Con il decreto del 1° maggio sono previsti nuovi cambiamenti in ambito previdenziale, ma pochi salteranno sulla sedia dalla gioia. Il Governo Meloni ha deciso di congelare l'aggiornamento biennale sull'aspettativa di vita, rinviando così l’aumento dell’età pensionistica. Molti si chiedono quale sarà il destino dei lavoratori attivi negli anni '80 e '90. In particolare, è diffusa l'incertezza sui requisiti, le agevolazioni e la possibilità di andare in pensione con meno di 20 anni di contributi.
Per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, alcune agevolazioni potrebbero essere attivabili fin da subito. È importante esaminare le diverse tipologie di pensione di vecchiaia e le deroghe attualmente previste.
La circolare INPS n. 13/2024 sottolinea che la pensione di vecchiaia prevede un requisito anagrafico fissato a 67 anni e un requisito contributivo di almeno 20 anni di versamenti, con un importo soglia calcolato secondo il sistema contributivo.
Per i lavoratori con anzianità contributiva a partire dal 1° gennaio 1996, l'importo soglia per l'accesso alla pensione di vecchiaia è pari a quello dell'assegno sociale, che nel 2025 corrisponde a 538,68 euro mensili.
Tuttavia, coloro che hanno accumulato contributi prima del 1996 possono richiedere la pensione con requisiti agevolati, avvalendosi delle deroghe previste dalla legge Amato del 1992.
In questo caso, infatti, la pensione di vecchiaia è accessibile con soli 15 anni di contributi, una condizione particolarmente vantaggiosa per i lavoratori part-time o con carriere discontinue, che spesso arrivano ai 67 anni senza aver maturato il requisito contributivo minimo di 20 anni.
Sì, esistono deroghe che permettono di accedere alla pensione di vecchiaia con meno di 20 anni di contributi. Dopo la riforma delle pensioni del 2012, sono state introdotte nove salvaguardie che hanno consentito ad alcuni lavoratori di andare in pensione con i requisiti previsti prima della riforma Monti - Fornero.
La legge n. 503 del 1992 (nota come Legge Amato) ha introdotto tre deroghe specifiche, ovvero tre condizioni che permettono il pensionamento con meno di 20 anni di contribuzione. Le misure proposte dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nascono dall’esigenza di consentire il ritiro dal lavoro anche con soli 15 anni di versamenti contributivi, a condizione che siano soddisfatti altri requisiti.
Il Ministero ha precisato che sono tre le deroghe Amato che permettono l’adeguamento al requisito contributivo ridotto:
Di seguito, un grafico che mostra una comparazione chiara dei requisiti minimi di contributi per accedere alla pensione, in base alle diverse deroghe previste dalla Legge Amato e al sistema post-1996.
Proprio mentre il governo italiano congela l'aumento dell’età pensionabile, lasciandola a 67 anni, molti si domandano se la legge Amato possa agevolare i lavoratori part-time. Non è raro che si richiamino norme introdotte in un periodo più favorevole per la previdenza italiana, nella speranza che almeno i lavoratori con carriere frammentate possano accedere alla pensione di vecchiaia con soli 15 anni di contributi.
Tuttavia, questa soluzione non è automaticamente applicabile ai lavoratori part-time. A chiarire questo aspetto è la Corte di Cassazione con l'ordinanza n. 4442 del 23 febbraio 2018. Come riportato da PensioniOggi, non va confusa la differenza tra contributi effettivamente maturati e anzianità assicurativa complessiva.
I lavoratori part-time possono accedere alla pensione con 15 anni di contributi solo se: