La notizia è questa: l'Istat ha attribuito alla prostituzione un codice Ateco sotto la denominazione "servizi di incontro ed eventi simili". Il codice Ateco non è altro che un codice alfanumerico che identifica un'attività economica. L'istituto di statistica lo ha introdotto non solo a fini puramente statistici, ma anche fiscali e amministrativi. In soldoni: chi esercita una professione apre una partita Iva e il codice identifica quest'ultima col settore economico di appartenenza e una sottocategoria.
Insomma: dimmi il tuo codice Ateco e ti dirò chi sei. E col codice 96.99 a chi e a cosa si fa riferimento? Alle attività di escort, organizzazione di eventi di prostituzione, servizi sessuali, incontri e gestione di locali di prostituzione.
Ora, la domanda che sorge spontanea è questa: allora in Italia si è improvvisamente legalizzata la prostituzione?
La risposta è no. O meglio: non ancora. Perché forse è venuta l'ora di farlo.
E insomma: ieri, dall'istituto di via Cesare Balbo diretto da Francesco Maria Chelli, è arrivata questa precisazione:
In Italia la prostituzione è illegale? L'Istat l'ha messa così:
Quindi, nessuna legalizzazione della prostituzione. Ma un ulteriore segno che i tempi sono maturi senz'altro.
Ad oggi, rimane in vigore la legge Merlin nell'ambito della prostituzione. Si tratta di una norma del 1958 che non vieta la prostituzione in sè. Ma definisce un reato penale lo sfruttamento. E tra l'altro mette fuori legge le case chiuse.
Quasi settant'anni dopo, da qui deriva un fenomeno di cui ipocritamente la politica fatica a prendersi carico. Mettendo sostanzialmente fuori legge la prostituzione, in pratica lo Stato l'ha lasciata nelle mani delle organizzazioni criminali che sfruttano soprattutto le donne come peggio non si potrebbe. Spesso costringendole a prostituirsi in strada, davanti agli occhi di tutti e con spettacoli davvero poco edificanti.
E comunque: a fronte di questo, per dire cosa può accadere quando sostanzialmente la politica rinuncia a governare un fenomeno, ogni tanto, spunta un sindaco che, per tutelare il decoro di un quartiere, o parte con le ronde o con le multe agli automobilisti anche nel caso in cui questi ultimi procedano a passo rallentato lungo le strade più hot delle città. Qualcuno si è anche inventato le foto di apparecchi simili agli autovelox da mandare a casa in allegato alla multa.
E vabbè: tutte iniziative buone per avere un titolo di giornale e qualche giornata di notorietà. Di fatto, sotto il vestito degli sceriffi, niente. A guadagnarci da questa pantomima rimane solo chi fa cinema, come Carlo Verdone: questa scena di Grande Grosso e Verdone è stata girata nel 2008
E quindi: in realtà, molti hanno capito almeno cinque cose. La prima è che la prostituzione non può essere eliminata (oggi, in Italia, sempre secondo l'Istat, vale 5 miliardi di euro). La seconda: è un fenomeno che va governato senza fare finta che non esista. La terza è che, nel farlo emergere, bisogna sottrarlo alle organizzazioni malavitose. La quarta che solo facendo emergere il fenomeno si possono tutelare le sex workers, in primis dal punto di vista sanitario. La quinta che legalizzare la prostituzione sarebbe un ottimo affare per le casse dello Stato.
E quindi: poiché il portafoglio arriva ben prima della coscienza (o della falsa coscienza), la mossa dell'Istat con l'adeguamento del codice Ateco agli standard europei spinge inevitabilmente il Parlamento a legiferare sull'argomento. Anche perché ora ci sarebbe da regolamentare anche fenomeni come OnlyFans.
Sta di fatto che c'è un partito della maggioranza da sempre pronto a legalizzare la prostituzione: si tratta della Lega.
Insomma, è vero che Salvini bacia crocifissi, mostra rosari e affida l'Italia alla Madonna. Ma i suoi amministratori locali gli chiedono molto più prosaicamente mezzi giuridici per liberare strade e quartieri dalla prostituzione. Una cosa è il teatrino, un'altra la realtà.
Così, già nel 2015, quand'era all'opposizione del governo Renzi, promosse una raccolta di firme per legalizzare la prostituzione, testimonial la transessuale Efe Bal
E oggi che è al governo è chiamato a passare dalle parole ai fatti. Del resto, Armando Siri, responsabile dei dipartimenti leghisti nonché uno dei suoi consiglieri, è già tornato alla carica:
ha dichiarato al Corriere della Sera. Il quale gli ha chiesto: allora, via libera?
Chissà se un codice Ateco potrà più di mille promesse.