Una manifestazione contro le armi a Genova. Marco Rizzo ci ha preso gusto e, dopo i diecimila di Piazza della Scala a Milano, rilancia e convoca di nuovo la piazza contro le armi. Il prossimo appuntamento è tra un mese, il 9 maggio nel capoluogo ligure.
Lo slogan della manifestazione è ancora una volta “No al Riarmo Ue”. Il bersaglio, ancora una volta, è l’Unione Europea e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che campeggia sulla locandina con una divisa delle SS naziste.
Una manifestazione senza bandiere di partito, come lo sono state anche le precedenti. Si tratta della terza piazza, dopo quelle di Roma il 15 marzo e di Milano il 5 aprile, organizzata dal leader di Democrazia Sovrana e Popolare, che ha capito una cosa che alla sinistra e al Partito Democratico sfugge, ma che invece è sembrata aver ben chiara il Movimento 5 Stelle.
L’occasione è data dall’ottantesimo anniversario della “Giornata della Vittoria”, celebrata il 9 maggio. Quel giorno, ogni anno, in tutti i paesi del blocco post-sovietico si celebra la capitolazione della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale. Il 9 maggio del 1945 a Berlino, la Germania nazista firmò la resa. Nella narrativa del Presidente della Russia, Vladimir Putin, le celebrazioni del 9 maggio hanno assunto un valore altamente simbolico e propagandistico.
Per quella data, il leader di Democrazia Sovrana e Popolare ha convocato una nuova manifestazione per la pace e contro il piano di riarmo europeo varato dall’UE. L’appuntamento è alle 17,00 a Genova.
Ha scritto Rizzo sui suoi canali social.
Si tratta della terza manifestazione in meno di due mesi. Lo scorso fine settimana, Marco Rizzo e Francesco Toscano sono riusciti a portare in Piazza della Scala a Milano circa 10mila persone, mentre contemporaneamente a Roma si svolgeva il maxi corteo di Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle.
Poche settimane prima a Roma, in Piazza della Bocca della Verità, Democrazia Sovrana aveva radunato circa seimila persone, mentre alla manifestazione mainstream del giornalista Michele Serra in Piazza del Popolo si stavano radunando più di 50mila persone.
I numeri delle piazze di Democrazia Sovrana e Popolare potrebbero sembrare irrisori se confrontati con quelli delle altre manifestazioni, ma bisogna tenere conto del fatto che sono stati raggiunti senza nessun tipo di supporto da parte dei media nazionali.
Sono numeri che nascono dal ‘basso’, si potrebbe dire, ovvero, frutto di un sentimento di protesta popolare che Rizzo e Toscano sono riusciti a intercettare.
A testimoniarlo anche i tanti commenti che accompagnano i post social di Marco Rizzo. Nel post che sponsorizza la manifestazione di Genova, ad esempio, sono in tanti a chiedergli di organizzarne una anche in altre città italiane. Invito arrivato dalla Campania, dalla Toscana, Emilia Romagna.
Marco Rizzo è stato bravo a capire e sfruttare una cosa che, al momento, il Pd sembra ignorare: la rinnovata voglia delle persone di scendere in piazza e partecipare alle scelte della politica. Le piazze affollate degli ultimi due mesi, infatti, sono la prova di questo sentiment che viene dalla base e che in molti, vedi Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle, stanno provando a interpretare.
La piazza per la pace e contro il riarmo europeo di Conte ha fatto registrare numeri record, con 100mila persone giunte a Roma da tutta Italia. Due settimane prima, alla piazza pro-Europa di Michele Serra e Repubblica – a cui aderirono tutti i partiti di centrosinistra – parteciparono 50mila persone.
La piazza, intesa come luogo di dissenso, ma anche di partecipazione, è ritornata a essere il fulcro per la creazione del consenso. Lo ha capito Giuseppe Conte, lo ha capito Marco Rizzo, lo ha capito Matteo Salvini. Non sembra averlo capito, invece, il Partito Democratico, vero grande assente.
Perché tutti organizzano manifestazioni per portare avanti le proprie idee, mentre il Pd rimane a distanza?
Dal primo partito di opposizione, candidato a guidare il centrosinistra alla riconquista di Palazzo Chigi, ci si sarebbe aspettato un ruolo di primo piano nell’organizzazione di una mobilitazione popolare su uno dei temi che maggiormente preoccupano oggi gli italiani. Ruolo che, invece, come si è visto sabato scorso è stato lasciato agli altri.