"Una sentenza simile non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente". Con queste parole Elena Cecchettin, sorella di Giulia, ha commentato le motivazioni con cui la Corte d'Assise di Venezia ha escluso le aggravanti della crudeltà e dello stalking per Filippo Turetta, condannato lo scorso dicembre per l'omicidio della 22enne. Non è stata la sola: sono molti, in queste ore, a esprimere indignazione per le conclusioni dei giudici.
Turetta è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, di occultamento di cadavere e sequestro di persona, e condannato all'ergastolo. Nelle motivazioni della sentenza, depositate l'8 aprile 2025, i giudici di primo grado spiegano perché non gli sono state concesse attenuanti.
La Corte evidenzia "l'efferatezza dell'azione, la risolutezza del gesto compiuto e gli abietti motivi di arcaica sopraffazione" che lo hanno spinto ad agire. Si tratta di
scrivono i magistrati. Che, tuttavia, non hanno riconosciuto al 23enne le altre due aggravanti contestate dalla Procura: la crudeltà e lo stalking. A proposito della prima, affermano che le "75 coltellate inflitte" a Giulia sarebbero "conseguenza della inesperienza e della inabilità", più che della volontà di "infierire o fare scempio della vittima".
Quanto allo stalking, i giudici riconoscono che
ma precisano che, in concreto,
"Riconoscere le aggravanti fa la differenza, perché vuol dire che la violenza di genere non è presente solo dove è presente il coltello o il pugno, ma molto prima. Significa che abbiamo tempo per prevenire gli esiti peggiori", ha scritto Elena Cecchettin in alcune storie condivise sui social, criticando duramente le conclusioni della Corte.
ha proseguito. "Se un domani una persona si sentirà autorizzata ad accoltellarne un'altra 75 volte [...] dovremo ritenerci responsabili di averlo fatto accadere", ha aggiunto, sottolineando che ad uccidere, a volte, sono anche il menefreghismo e le giustificazioni. Come lei, molte persone hanno espresso indignazione.
Una condanna trasversale che, almeno per ora, ha superato divisioni ideologiche. L'avvocato Nicodemo Gentile, che la assiste come parte civile, ha annunciato dal canto suo l'intenzione di chiedere al pm di fare appello, affinché a Turetta vengano riconosciute anche le aggravanti finora escluse.
Il servizio di Elena Baiocco per il Gr1 - 9 aprile 2025.
L'unica aggravante riconosciuta è stata quella della premeditazione. Secondo la ricostruzione ufficiale, Turetta programmò infatti il femminicidio nei minimi dettagli, segnandosi sul telefonino una "to do list" che includeva voci come "fare il pieno di benzina", "procurarsi i sacchi per l'immondizia" e altro ancora.
Un piano poi messo in atto senza scrupoli - con "lucidità e razionalità", scrivono i giudici. Era la sera dell'11 novembre 2023. Lui e Giulia si erano dati appuntamento per andare al centro commerciale: la giovane, in procinto di laurearsi, era alla ricerca di un paio di scarpe per la cerimonia.
Filippo passò a prenderla in auto, poi insieme si recarono a Marghera, dove qualcuno li avvistò seduti a un tavolino del Mc. Più tardi, quando lei si mostrò ferma nella volontà di lasciarlo (cosa che aveva già fatto mesi prima, anche a causa delle sue morbose attenzioni), lui reagì colpendola.
Non una, ma decine di volte. Si sbarazzò del corpo in un dirupo nei pressi del lago di Barcis e si diede alla fuga a bordo della sua Fiat Punto nera, venendo catturato una settimana dopo in Germania ed estradato.
I suoi avvocati, Giovanni Caruso e Monica Cornaviero, avevano parlato al processo di "preordinazione". Una sfumatura giuridica che, se riconosciuta, gli avrebbe consentito di ottenere una pena inferiore.
Intanto, le città di Messina e Terni hanno dato il loro ultimo saluto a Sara Campanella e Ilaria Sula: anche loro, come Giulia Cecchettin, avevano 22 anni. Anche loro sono state uccise per un "no", entrando tristemente nell'elenco delle vittime di femminicidio.