All’apparenza sembra una delle tante serie in catalogo, ma bastano pochi minuti per capire che Adolescence, la nuova miniserie britannica, è tutta un’altra cosa. Non è una serie da guardare distrattamente mentre scorri il telefono. Adolescence è un’esperienza che ti trascina in una realtà dura, fatta di silenzi pesanti, emozioni trattenute e sguardi che chiedono aiuto. È scomoda, intensa, profondamente umana. Ed è proprio per questo che merita di essere vista.
Tutto ruota intorno a Jamie, tredici anni, accusato dell’omicidio di una coetanea. Ma non è il crimine il centro del racconto: è tutto ciò che lo precede. Adolescence ti porta nelle pieghe nascoste della vita di Jamie, nei silenzi, negli sguardi sfuggenti, nelle assenze che pesano più delle parole. La serie non punta sullo shock. Punta sul senso. Sul perché. Chi era Jamie prima? Chi ha finto di non vedere? Chi avrebbe potuto ascoltarlo?
Girata interamente in piano sequenza, Adolescence elimina ogni distanza tra lo spettatore e i personaggi. Ci troviamo immersi nella quotidianità di Jamie, una routine che sembra normale, ma nasconde tensione, disagio e un vuoto che si allarga sempre di più. È come se fossimo li, accanto a lui, a camminare nel suo mondo fragile. Ciò che colpisce davvero, oltre alla regia, è la profondità con cui la serie affronta l’adolescenza. Non ci sono eroi, né colpevoli assoluti. Solo persone vere. La narrazione tocca con lucidità e sensibilità temi complessi come:
Owen Cooper, nel ruolo di Jamie, è una rivelazione. Non servono lunghe battute: ogni gesto comunica. Le spalle curve, gli occhi bassi, il respiro trattenuto. È in quei dettagli che il personaggio prende vita.
Anche il cast di supporto è efficace: genitori confusi, insegnanti smarriti, coetanei spesso distratti. Nessuno è perfetto, ma tutti sono verosimili. Ed è proprio questa autenticità a rendere la serie così potente. Adolescence è più di una serie: è un invito al dialogo. Può essere usata a scuola, in famiglia, nei gruppi educativi. È uno strumento prezioso per affrontare argomenti spesso evitati, ma fondamentali per la crescita. Viviamo in un tempo che giudica in fretta. Ma dietro ogni silenzio c’è una storia da ascoltare. Dietro ogni muro, una voce che aspetta.
A cura di Nicoletta Urbinati