La prevenzione ginecologia è essenziale per la salute della donna. Secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists, il primo controllo andrebbe fatto tra i 13 - 15 anni d’età, e ripetuto almeno una volta all’anno, oltreché effettuare ogni tre anni il Pap Test, a partire dai 25 anni d’età. Prendersi cura della salute ginecologica è fondamentale, ma, talvolta, a che prezzo?
Quello che non si dice è che spesso, molte donne, si ritrovano a vivere condizioni di violenza in quelli che dovrebbero essere “luoghi sicuri” e con esperti che dovrebbero essere affidabili e rispettosi dei pazienti. Il podcast “A Gambe Larghe”, prodotto da Mondadori Studios, si espone su questa dolorosa realtà, dando voce alle vittime di violenza ginecologica e cercando risposte sul perché tale violenza avviene e perché se ne parla così poco.
“A Gambe Larghe” è un progetto di sei episodi, nato nel 2023, da parte delle autrici Domitilla Pirro e Benedetta Petroni, al fine di sensibilizzare in merito ad un problema di cui si parla troppo poco: la violenza ginecologica.
Come affermano le stesse autrici:
Il podcast si sviluppa, infatti, tramite le testimonianze di alcune donne, dati, storie e pareri di esperti, che forniscono suggerimenti per capire, riconoscere e affrontare il trauma della violenza ginecologica.
Alcune delle toccanti verità rivelate:
Vera, ha raccontato di avere meno di 18 anni quando ha effettuato la prima visita ginecologica. Ad accoglierla è stata un’esperienza traumatica. Queste le sue parole:
La violenza ginecologica è un argomento tabù. Ma perché sono pochissimi a parlarne? Alcune donne non riconoscono la violenza subita e altre ne escono mortificate, vedendola come una colpa personale. Ciò si pensa avvenga a causa di una cultura patriarcale e di una povera o scorretta educazione sessuale che porta ad essere impreparati; tuttavia, questo non può giustificare un atto di violenza.
Come afferma l’autrice Domitilla Pirro:
Durante il podcast si è cercato di riflettere sulle possibili motivazioni che spingono il personale medico a compiere la violenza. Tra le possibili cause si considera una generale disorganizzazione del sistema sanitario nazionale che si traduce in estenuanti condizioni lavorative che portano alla poca curanza e rispetto nei confronti del paziente. Altra causa potrebbe essere dovuta a fattori culturali, che portano la figura sanitaria a credere di essere in una posizione di superiorità rispetto al paziente, arrivando a pretendere una sorta di “sottomissione”.
Al tempo stesso, vi è la cultura errata di pensare che tutto ciò che “l’esperto in camice bianco” dice, sia legge indiscutibile. Parlare di violenza ginecologica è un mezzo per conoscere e prendere coscienza di una realtà che ci circonda, oltreché un punto di partenza per trovare soluzioni che portino a cambiamenti positivi, e a una realtà dove non si debba essere costretti a scegliere tra la prevenzione della propria salute ginecologica e la propria dignità.
A cura di Chiara Giunta