09 Apr, 2025 - 09:52

Violenza ginecologica: “A gambe larghe” racconta una dolorosa realtà

In collaborazione con
Chiara Giunta
Violenza ginecologica: “A gambe larghe” racconta una dolorosa realtà

La prevenzione ginecologia è essenziale per la salute della donna. Secondo l’American College of Obstetricians and Gynecologists, il primo controllo andrebbe fatto tra i 13 - 15 anni d’età, e ripetuto almeno una volta all’anno, oltreché effettuare ogni tre anni il Pap Test, a partire dai 25 anni d’età. Prendersi cura della salute ginecologica è fondamentale, ma, talvolta, a che prezzo?

Quello che non si dice è che spesso, molte donne, si ritrovano a vivere condizioni di violenza in quelli che dovrebbero essere “luoghi sicuri” e con esperti che dovrebbero essere affidabili e rispettosi dei pazienti. Il podcast “A Gambe Larghe”, prodotto da Mondadori Studios, si espone su questa dolorosa realtà, dando voce alle vittime di violenza ginecologica e cercando risposte sul perché tale violenza avviene e perché se ne parla così poco.

Violenza ginecologica, la voce delle vittime nel podcast “A gambe larghe”

“A Gambe Larghe” è un progetto di sei episodi, nato nel 2023, da parte delle autrici Domitilla Pirro e Benedetta Petroni, al fine di sensibilizzare in merito ad un problema di cui si parla troppo poco: la violenza ginecologica.

Come affermano le stesse autrici:

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“L’idea è conoscere queste storie per scriverne altre, per prender meglio sonno. [...] Perché sono storie di merda queste e noi vogliamo che tutta questa merda si faccia concime”

Il podcast si sviluppa, infatti, tramite le testimonianze di alcune donne, dati, storie e pareri di esperti, che forniscono suggerimenti per capire, riconoscere e affrontare il trauma della violenza ginecologica.

Alcune delle toccanti verità rivelate:

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“Continuava a ripetermi: ‘Devi stare calma, devi stare calma, tu devi stare ferma, non puoi tremare così, io non riesco a lavorare, ti faccio male, vedi che ti faccio male?’”“Io stavo malissimo, ma nonostante questo continuavo a prendere i farmaci, perché la dottoressa è la dottoressa, lei lo dice e per me è una sorta di dogma, mai ho pensato nella mia vita: ‘Perché non devo farlo?’”

Vera, ha raccontato di avere meno di 18 anni quando ha effettuato la prima visita ginecologica. Ad accoglierla è stata un’esperienza traumatica. Queste le sue parole:

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“Mi aveva messa sul lettino, senza dire niente mi aveva infilato uno speculum. Io ho fatto: ‘Ahi!’. Lui mi ha chiesto: ‘Ma lei era vergine?’ ‘Sì’. ‘Ecco, ora non lo è più’”

Perché non se ne parla e perché viene perpetrata?

La violenza ginecologica è un argomento tabù. Ma perché sono pochissimi a parlarne? Alcune donne non riconoscono la violenza subita e altre ne escono mortificate, vedendola come una colpa personale. Ciò si pensa avvenga a causa di una cultura patriarcale e di una povera o scorretta educazione sessuale che porta ad essere impreparati; tuttavia, questo non può giustificare un atto di violenza.

Come afferma l’autrice Domitilla Pirro:

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“Se diamo la colpa solo alla mancata educazione il rischio è di cadere in una sorta di vittimizzazione, per cui tu non soltanto hai patito la violenza ma cominci a dirti ‘Avrei dovuto sapere che...’ e invece no. È più complicato di così”

Durante il podcast si è cercato di riflettere sulle possibili motivazioni che spingono il personale medico a compiere la violenza. Tra le possibili cause si considera una generale disorganizzazione del sistema sanitario nazionale che si traduce in estenuanti condizioni lavorative che portano alla poca curanza e rispetto nei confronti del paziente. Altra causa potrebbe essere dovuta a fattori culturali, che portano la figura sanitaria a credere di essere in una posizione di superiorità rispetto al paziente, arrivando a pretendere una sorta di “sottomissione”.

 Al tempo stesso, vi è la cultura errata di pensare che tutto ciò che “l’esperto in camice bianco” dice, sia legge indiscutibile. Parlare di violenza ginecologica è un mezzo per conoscere e prendere coscienza di una realtà che ci circonda, oltreché un punto di partenza per trovare soluzioni che portino a cambiamenti positivi, e a una realtà dove non si debba essere costretti a scegliere tra la prevenzione della propria salute ginecologica e la propria dignità.

A cura di Chiara Giunta

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