Pensioni sotto i riflettori in un momento di forte turbolenza internazionale. I dazi di Trump su scala mondiale stanno scuotendo i mercati e non solo. Le Borse internazionali registrano forti perdite, salvo deboli segnali di recupero che, secondo gli esperti, potrebbero essere solo rimbalzi tecnici.
In un contesto del genere è difficile non chiedersi quali siano gli effetti a medio-lungo termine sull’economia reale. E tra i settori più vulnerabili, le pensioni rappresentano uno dei punti più delicati.
Il sistema previdenziale italiano, spesso criticato, si dimostra al momento più solido rispetto a quello americano. Ma l’instabilità globale, la crescita dell’inflazione e il rallentamento economico potrebbero comunque incidere pesantemente anche sugli assegni pensionistici futuri.
Vediamo insieme se il sistema previdenziale italiano è al sicuro e quali rischi si corrono. Prima di farlo, però, vi lasciamo al video YouTube di La7 Attualità sulle conseguenze economiche dei dazi applicati dagli Stati Uniti.
La correlazione tra i dazi di Trump e le pensioni può sembrare indiretta. Ma è, in realtà, molto concreta. L’instabilità generata dalle guerre commerciali colpisce innanzitutto le Borse. In presenza di forti oscillazioni negative, i fondi pensione legati ai mercati finanziari soffrono perdite.
Anche se il sistema pensionistico italiano è in larga parte pubblico, molte forme integrative e rendite previdenziali dipendono da investimenti che risentono di questa volatilità.
Inoltre, l’introduzione dei dazi americani e le possibili contromisure europee — previste già dal 15 aprile 2025 — comporteranno un aumento generale dei prezzi al consumo. Acciaio, alluminio, mais, burro d’arachidi, succo d’arancia, magliette e ketchup: questi i prodotti su cui l’UE potrebbe presto applicare tariffe di ritorsione. E la portata di queste decisioni sarà evidente sul carrello della spesa degli italiani.
Quando il costo della vita aumenta, le pensioni perdono potere d’acquisto. Già oggi i pensionati affrontano difficoltà nel coprire tutte le spese mensili. Ecco perchè un’inflazione crescente, non accompagnata da una rivalutazione adeguata degli assegni, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Chi percepisce una pensione minima sarà il primo a subire gli effetti di questo squilibrio.
Anche la Riforma delle Pensioni, da anni oggetto di dibattito italiano, potrebbe essere influenzata dalla crisi dei dazi degli Stat Uniti. Il previsto aumento dell’età pensionabile nel 2027 (circa tre mesi in più secondo l’Istat) potrebbe non essere rinviato. Dalla Lega arrivano segnali di opposizione, ma senza le risorse necessarie (circa 4 miliardi di euro), sarà difficile intervenire.
Il governo Meloni ha già chiarito che non ci saranno rivoluzioni sul fronte previdenziale nel 2026. La Legge Fornero resta il punto fermo, mentre l’introduzione di Quota 41 per tutti sembra definitivamente accantonata. L’attenzione si sposterà su misure come Quota 103, Opzione Donna e l’Ape Sociale che continueranno a essere strumenti-ponte in assenza di una riforma strutturale.
Nel frattempo, è stato ridimensionato l’aumento straordinario delle pensioni minime. E non è da escludere un ritorno ai tagli sulla rivalutazione, dopo che la Corte Costituzionale ha giudicato legittimi quelli già applicati nel 2023-2024. Un segnale preoccupante per i titolari di pensioni medio-basse.
Nel pieno delle tensioni tra USA, UE e Cina, Donald Trump difende la sua strategia commerciale parlando di “due miliardi di dollari al giorno” incassati grazie ai dazi. Un clima da guerra economica a tutto campo che inevitabilmente rischia di ricadere anche sulle pensioni, specie nei Paesi importatori come l’Italia.
In questo contesto si inserisce la proposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: portare a Washington un piano per azzerare i dazi tra Europa e Stati Uniti. Lo slogan è “zero per zero”, nell’obiettivo, evitare una spirale di ritorsioni che danneggerebbe ulteriormente l’economia italiana e l’intero sistema previdenziale.
Il vertice è fissato per il 17 aprile 2025, due giorni dopo la risposta ufficiale dell’Unione Europea alle misure americane. Un incontro decisivo per cercare un compromesso. Il rischio è che un’escalation colpisca anche il settore farmaceutico, mettendo in difficoltà il Servizio Sanitario Nazionale e aumentando ulteriormente il peso sulle spalle dei pensionati.