08 Apr, 2025 - 17:14

"The Last Showgirl": Gia Coppola dirige una commovente Pamela Anderson

"The Last Showgirl": Gia Coppola dirige una commovente Pamela Anderson

 

"The Last Showgirl", recensione

Negli anni ’80, in un teatro di Las Vegas, tutte le sere della settimana un gruppo di ballerine spogliarelliste si esibiva in uno spettacolo chiamato “Le Razzle Dazzle”. Ma, benché all’interno dello show fosse previsto un momento in cui le ragazze sul palco ballassero in topless, non risultava mai come una messa in scena volgare. Sono passati circa trent’anni e l’allora star del varietà Shelly Gardner (Pamela Anderson), ormai cinquantasettenne, si mostra ancora ogni sera al centro di un gruppo di giovanissime che ballano al suo fianco. Shelly è una donna bellissima che cattura l’attenzione maschile con facilità e il “Le Razzle Dazzle” è tutt’ora per lei l’unica cosa che le regali una soddisfazione personale. Il trucco vistoso, i lustrini, gli strass sui reggiseni trasparenti, le acconciature, le piume colorale: davanti a queste cose sembra tornare piccola e, come capiterebbe a una bimba, i suoi splendidi occhi smeraldo luccicano illuminati da un bagliore fulgente.

Ma i tempi sono cambiati e lo sguardo maschile sempre più affamato oggi non si accontenta di intravedere giusto un paio di capezzoli accerchiati da qualche brillante. La concorrenza a Las Vegas ormai è spietata e per guadagnare il più possibile tantissime donne sono disposte a mostrarsi nude esibendosi in danze erotiche e per nulla eleganti, che non lasciano spazio alcuno all’immaginazione. Semplicemente il comune senso del pudore si è eclissato dietro la luce accecante dei soldi. In un’epoca in cui nulla pare che non possa essere comprato uno spettacolo come “Le Razzle Dazzle” non interessa a nessuno. 

Proprio per questo la produzione ha deciso di chiudere i battenti e Shelly sta per perdere il lavoro, giusto adesso che ha raggiunto un’età in cui è difficile reinventarsi da capo. Ma per lei la sua carriera trentennale non è stata soltanto una fonte di sostentamento: ha dedicato l’esistenza a quello show rinunciando a tutto, anche a fare da mamma a sua figlia Hannah (Billie Lourd). Non si è mai sposata, non ha mai avuto un compagno fisso, non ha mai pianificato un possibile piano B in caso di fallimento. Ha lasciato che Hannah venisse cresciuta da famiglia ospitante a Tucson pur di poter continuare a lavorare e inviarle il denaro necessario per vivere. Ma la realtà è che, se pur calcolato che con molta probabilità non sarebbe stata in grado di fare altro che la showgirl, la sua ambizione le ha fatto commettere degli errori esistenziali e di madre dai quali adesso, quasi arrivata ai sessanta, non potrà più scappare. 

"The Last Showgirl", riflessioni e critica

Sembrerà una domanda banale, ma che cosa rimane della vita una donna quando invecchia? Soprattutto se quella donna ha fatto della bellezza il centro della sua esistenza? Perché se è vero che il decadimento estetico che la vecchiaia porta con sé è impietoso e brutale per ciascuno, per noi donne è sempre più difficile perché per secoli siamo state cresciute con questa concezione in base alla quale il nostro principale valore ruota intorno al gradimento maschile. Vi siete mai soffermati a osservare i giudici che fanno parte delle giurie dei concorsi di bellezza? Nella stragrande maggioranza sono uomini anziani, che non potremmo definire proprio attraenti (…), che devono decidere quale sia la ragazza più bella in un gruppo di giovanissime che per la differenza d’età potrebbero essere le loro nipoti. Un’usanza di cattivo gusto che sta pian piano sparendo, ma che negli anni ’80 e ’90 ha avuto il suo maggior successo, creando dei danni irreparabili su intere generazioni che oggi si ritrovano a crescere i figli con una visione distorta di cosa nella vita abbia valore e cosa no. Io stessa provengo da quel tipo di cultura e durante l’adolescenza mi sono ritrovata a fare i conti con dei modelli irrealistici e irraggiungibili, soffrendo moltissimo ogni volta che passavo davanti a uno specchio. 

È vero anche però che la vanità dovrebbe essere un diritto di tutti e che vedere il proprio volto e il proprio corpo che avvizzisce mentre si avanza verso la morte è un lutto di cui raramente si parla, come se non fosse orribile doverci fare i conti a forza. Due anni fa ero a casa di mia madre e mentre ci stavamo preparando entrambe per andare alla cena aziendale è stato straziante osservarla mentre con l’aria triste e un po’ disperata si guardava riflessa nello specchio del bagno come se non riuscisse più a riconoscersi. Non le ho detto nulla, ma mentre mi faceva i complimenti per come stessi per un attimo nel suo volto ho riconosciuto l’espressione triste di chi sente che la giovinezza non tornerà più e mi ha spezzato il cuore. Sono stata male tutta la sera e avrei voluto dirle che per me è sempre bellissima, ma so che questo non sarebbe stato comunque sufficiente a consolare quella parte di sé che deve accettare l’arrivo di un’età importante. 

E alla fine poi è di questo che parla “The Last Showgirl”, il nuovo film della regista Gia Coppola, nipote del nonno Francis e della zia Sofia, presentato in anteprima il 6 settembre 2024 al Toronto International Film Festival e uscito nelle sale italiane il 3 aprile scorso.  Pamela Anderson, in quella che è indubbiamente la sua migliore interpretazione sinora, recita la parte di una showgirl giunta controvoglia a fine carriera che non soltanto deve trovare un modo per ricominciare da capo, ma deve soprattutto accettare che le luci della ribalta per lei si stanno spegnendo una volta per tutte. Sarò onesta, visto il trailer mi aspettavo tantissimo dal terzo lungometraggio di Gia Coppola che però, purtroppo, mi ha delusa molto. Per quanto il personaggio della protagonista in alcuni momenti mi abbia toccata, facendomi addirittura commuovere, bisogna ammettere che non risulta come una mente eccelsa, risultando invece assai frivola e poco intelligente. 

Un paio di scene le ho trovate grottesche e ho fatto fatica a guardarle senza provare imbarazzo (ad esempio quando Annette, rappresentata da Jamie Lee Curtis, balla da sola sul tavolo da poker). Non l’ho trovato dunque un gran film, ma mi ha comunque regalato dei momenti godibili con una Anderson che, come da qualche anno fa nella vita vera, si è data interamente al pubblico mostrandosi struccata senza remore. Devo dire che per quanto non la stimassi da giovane, negli ultimi tempi si è conquistata la mia simpatia. Alla fine ho comunque pianto. Vorrei poter regalare a tutte le donne la possibilità di vedersi sempre belle come fossero ancora bambine che giocano coi trucchi e vestiti della mamma. Tre stelle su cinque

 

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