08 Apr, 2025 - 16:24

Arriva il "decalogo del buon migrante", in cosa consiste la proposta di legge di Kelany sui richiedenti asilo

Arriva il "decalogo del buon migrante", in cosa consiste la proposta di legge di Kelany sui richiedenti asilo

Un foglio di carta con qualche riga in più basterà a risolvere la crisi dell'integrazione in Italia? La risposta di Fratelli d'Italia è sì. È quanto emerge dalla proposta di legge presentata dai deputati Sara Kelany e Francesco Filini, che punta a modificare l'articolo 10, comma 2, del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25.

L'obiettivo? Integrare nell'opuscolo informativo destinato ai richiedenti asilo un'esplicita elencazione dei doveri civici, con particolare riferimento al rispetto delle donne, alla parità di genere e alla perseguibilità penale delle condotte illecite.

La visione di FdI è però gerarchica: la cultura italiana viene posta come unica legittima, da accettare così com'è senza mediazioni. Chi arriva, si deve adattare, altrimenti scattano l'espulsione o la revoca della protezione. 

I due deputati meloniani, alla presenza anche di altri esponenti di partito come Galeazzo Bignami, Lucio Malan e Giovanni Donzelli, hanno sottolineato nell'opuscolo in accompagnamento alla proposta di legge le motivazioni dietro questa richiesta di modifica:

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Molti richiedenti asilo infatti si sono resi responsabili di atti di vandalismo, di vilipendio delle istituzioni di violenza nei confronti delle donne, aggressioni nei confronti delle forze dell’ordine e altri delitti. È evidente dunque che molti stranieri che arrivano in Italia legalmente faticano a conformarsi al sistema valoriale e ordinamentale della nostra comunità nazionale e riconoscere l’autorità delle nostre istituzioni.

La proposta di legge parte da un presupposto che Kelany e Filini hanno molto a cuore: che l'integrazione sia una forma di assimilazione. Lo affermano gli stessi promotori, ricordando che “quando una cultura nega sé stessa per fare spazio a un’altra, non c’è integrazione ma assimilazione”.

Kelany: "Un argine contro il vandalismo dei richiedenti asilo"

La retorica che accompagna la proposta affonda però in una narrazione allarmistica. Si citano episodi di cronaca - come i disordini di Capodanno in piazza Duomo o le aggressioni nel quartiere Quarticciolo a Roma - per sostenere l'idea che molti richiedenti asilo siano soggetti inclini alla violenza, incapaci di conformarsi all'ordinamento italiano.

I migranti diventano così soggetti condizionati, richiedenti "sotto esame", più che esseri umani portatori di diritti.

Filini e Kelany parlano quindi apertamente di “tendenza di alcune comunità ad adottare modelli discriminatori nei confronti delle donne”, generalizzando pratiche aberranti come il “taharrush gamea” a interi gruppi religiosi o culturali. Siamo di fronte, però, a un'iniziativa che tradisce un intento più ideologico che funzionale.

Il diritto già esiste, così come la legge penale già si applica a chiunque commetta un reato su territorio italiano, cittadino o straniero che sia. Rafforzare questo principio dentro un opuscolo non ne cambia l'efficacia, ma ne amplifica la portata simbolica: si manda un messaggio più alla pancia dell'elettorato che alla testa dei richiedenti asilo.

Cosa si vuole ottenere davvero con questa riforma? Se si trattasse di migliorare la qualità dell'accoglienza e rafforzare l'efficacia comunicativa dell'opuscolo, la riforma avrebbe avuto un appoggio bipartisan. Così agendo, però, si isola e si accusa chi non ha alcuna colpa: dietro il volto rassicurante della legalità, si utilizza l'asilo politico come frontiera ideologica, come terreno di scontro fra civiltà.

L'illusione securitaria di FdI

Una tale visione delle cose non alimenta la sicurezza delle città o dei quartieri, ma alimenta lo stigma sociale e culturale contro determinate popolazioni. Inoltre, agendo così non viene rispettata la dignità dei richiedenti asilo trattandoli da potenziali criminali da restituire il prima possibile al rispetto della legge. Un tale approccio confonde il diritto all'asilo - fondato su tutele dalle persecuzioni - con testi di conformità ai "valori occidentali".

Nessuno nega che ci siano stati episodi gravi e inaccettabili di violenza da parte di richiedenti asilo. Affrontare però questi problemi solo con una stretta formale sui materiali informativi rischia di essere una risposta semplicistica a fenomeni complessi. Il rispetto delle donne, per esempio, non si impone con un paragrafo aggiunto sul libretto, ma si costruisce con politiche educative, campagne culturali, mediazioni linguistiche, accesso all'istruzione e percorsi di inclusione sociale.

In un contesto in cui l'immigrazione viene sempre più raccontata come emergenza, la proposta di Fratelli d'Italia rappresenta un tassello di quella strategia securitaria che punta a ridurre l'inclusione a un atto di obbedienza. Ma il rispetto della legge non è un valore "straniero", da insegnare a chi arriva: è il fondamento stesso della democrazia, che vale per tutti.

Anche per chi da tempo si è smesso di chiedersi cosa significhi davvero "integrare".

I tre punti salienti dell'articolo

  • La proposta di legge di FdI – I deputati Kelany e Filini vogliono modificare l’opuscolo informativo per i richiedenti asilo, includendo obblighi civici come il rispetto delle donne e l’obbedienza alle leggi italiane, pena la revoca della protezione internazionale.

  • Una visione assimilazionista – L’iniziativa parte da una concezione gerarchica dell’integrazione, dove la cultura italiana viene imposta senza spazio per il dialogo interculturale, riducendo l’asilo a una prova di obbedienza.

  • Più ideologia che efficacia – La misura appare più simbolica che concreta, alimentando retoriche securitarie e stigmatizzanti, senza incidere davvero su integrazione, sicurezza o inclusione.

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