08 Apr, 2025 - 14:21

Com'è morto Fabrizio Piscitelli? Vita privata di "Diabolik"

Com'è morto Fabrizio Piscitelli? Vita privata di "Diabolik"

Vittima di un agguato in piena regola, messo in atto con un appuntamento - trappola da cui non è più tornato a casa. Fabrizio Piscitelli, detto 'Diabolik', è stato ucciso nel 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma.

L'ex ultrà della Lazio, coinvolto nel traffico di droga della Capitale, aveva 53 anni. 

Chi era Fabrizio Piscitelli, detto "Diabolik", e com'è morto

Fabrizio Piscitelli, classe 1969, era molto conosciuto nell'ambito della tifoseria laziale. Nei primi anni Duemila era infatti alla guida degli "Irriducibili", gli ultras della Curva Nord della Lazio. La sua carriera criminale era iniziata però diversi anni prima.

Soprannominato "Diabolik", frequentatore degli ambienti di estrema destra, nonché a capo di un gruppo di albanesi per la gestione del narcotraffico a Roma Nord, era ritenuto vicino sia al clan camorristico di Michele Senese, attivo in alcune zone di Roma, che a Massimo Carminati, dell'organizzazione chiamata "Mafia capitale". 

Il 7 agosto 2019, intorno alle 19, Piscitelli è stato ucciso con un colpo di  pistola alla nuca, mentre era seduto su una panchina al Parco degli Acquedotti di Roma, zona Cinecittà. Il proiettile gli aveva trapassato il cranio. Il killer, in tenuta da jogging, aveva poi fatto perdere le sue tracce.

Le condanne

Con precedenti penali per reati legati alla droga, scommesse clandestine e lesioni aggravate, nel 2013 Piscitelli fu arrestato, dopo un mese di latitanza, con l'accusa di traffico di stupefacenti nell'ambito dell'operazione Castillos. Secondo l'accusa gestiva l'importazione di hashish dalla Spagna e di eroina dalla Turchia, via Germania. 

Nel 2014 la Guardia di Finanza gli confiscò beni per 2,4 milioni di euro, tra cui la villa a Grottaferrata (successivamente oggetto di revoca della confisca). Secondo le indagini, la famiglia aveva una dichiarazione dei redditi "troppo scarna" a fronte dell'elevato tenore di vita.

Piscitelli, infatti, negli anni da capo ultrà, aveva accumulato ricchezze commercializzando gadget legati alla squadra e agli Irriducibili. Aveva fondato un'azienda il cui capitale sociale, sotto sequestro, era diviso a metà tra la moglie e la figlia. Deteneva inoltre il 70 per cento delle quote della società "Fans Edition" in liquidazione, e risultava presidente dell'associazione culturale "Mister Enrich". Nel consiglio direttivo figuravano due vertici storici del gruppo laziale.

Nel 2015 fu la volta della condanna, insieme ad altri capi ultras della Curva Nord, per il tentativo di scalata alla Lazio. Stando alle indagini, che coinvolsero anche l'ex giocatore biancoceleste Giorgio Chinaglia, aveva portato avanti una campagna intimidatoria nei confronti del presidente Claudio Lotito, con minacce ed episodi di violenza, affinché vendesse il club a una fantomatica azienda farmaceutica ungherese. 

Gli inquirenti consideravano Piscitelli un "soggetto pericoloso" da anni, indifferente "ai numerosi provvedimenti di polizia adottati nei suoi confronti".

Chi lo ha ucciso?

Il 25 marzo 2025 è stato condannato all'ergastolo, dalla Corte d'Assise di Roma, il 56enne argentino Raul Esteban Calderon, considerato l'esecutore materiale del delitto di Diabolik. Indagati, come presunti mandanti, Giuseppe Molisso, Leandro Bennato e Alessandro Capriotti. 

Secondo gli investigatori, il delitto sarebbe maturato nell'ambito di un regolamento di conti per il traffico di stupefacenti nella Capitale.

I genitori di Diabolik, in un'intervista a Il Messaggero, hanno dichiarato:

virgolette
Fabrizio era nostro figlio e questo basta per capire il senso della nostra disperazione e del dolore a cui noi genitori e i suoi fratelli siamo stati condannati.
Un'immagine di "Diabolik"

Moglie e figli di Diabolik

Fabrizio Piscitelli era sposato con Rita Corazza e aveva due figlie: Giorgia e Ginevra. In occasione di un'intervista al programma tv Non è l'Arena, andata in onda nel 2021, Corazza ha raccontato che il marito "aveva amato la Lazio più di qualsiasi cosa".

Sia la moglie che la figlia Giorgia hanno testimoniato durante il processo a Raul Esteban Calderon.

 

 

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