Il nuovo album di Lucio Corsi intitolato "Volevo essere un duro" è usufruibile dal 21 marzo su tutte le piattaforme streaming e non. Il cantante, a cui Olly ha ceduto il posto all'Eurovision, ha espresso in nove tracce tutto il carisma e la spontaneità che erano già trapelati dall’omonimo brano arrivato secondo a Sanremo e presente nel disco.
Fin da subito, la canzone "Volevo essere un duro" ha raccolto l'interesse del pubblico, soprattutto su TikTok. Diventando un trend, ha permesso a molti utenti di esprimere il loro lato più umano e le loro fragilità come fossero una medaglia al valore. Nonostante per alcuni sia stato solo una moda del momento per mostrare qualità che non possedevano, per altri è stata un'opportunità di condivisione e di alleanza.
Con le altre 8 tracce, il brano sanremese va a creare un album che si presenta come un viaggio magico nella fantasia di un adulto molto maturo ma con il cuore puro di un bambino. Come farebbe Peter Pan con Wendy, accompagna l'ascoltatore in piccole vicende di vita quotidiana, talvolta bislacche. Sono proprio queste che permettono di capire come siano le piccole cose ad esser le più importanti perché racchiudono il senso dei valori e di tutto ciò che ci sia di significativo nella vita.
Com'è possibile percepire sin dal primo ascolto, questo percorso musicale rimanda a tematiche tipiche di un grande scrittore italiano: Italo Calvino. La sua propensione nel trattore amori all'apparenza comuni ma complicati ricorda il romanzo “Gli Amori Difficili" mentre il libro "Il sentiero dei nidi di ragno" traspare nel brano "Francis Delacroix" in cui egli infatti scrive:
Per non dimenticarci della strofa in "Volevo essere un duro" in cui Lucio fa riferimento ad un dialogo avvenuto con la figura materna che lo porta a cadere giù dagli alberi proprio come accade al protagonista de "Il Barone Rampante". Saranno dei riferimenti casuali, inconsci o voluti? L'unica cosa certa è che ci sia una bella differenza tra emulare e copiare e con Lucio Corsi non si ha mai la sensazione che egli possa sembrare la copia di qualcun altro. Il suo stile appare assolutamente riconoscibile ed unico nella sua semplicità, senza troppi fronzoli e maschere: proprio quella leggerezza profonda di cui il panorama musicale ha più bisogno.
Un aspetto che ha fatto molto discutere e che caratterizza il cantautore è stato il suo look. Il viso totalmente dipinto di bianco e le buste delle patatine poste sotto le spalline della giacca per far volume, hanno fatto sorridere e piacere ad alcuni ma storcere il naso ad altri. Com'è possibile una simile scelta in un evento così pieno di luci e vestiti eleganti come quello di Sanremo?
La risposta ha trovato presto modo di emergere grazie alle foto diffuse sui social dell'evento di Gucci by Alessandro Michele del 2017: Lucio Corsi era, per l'appunto, uno dei modelli che hanno calcato quella passerella indossando quindi capi di alta moda. È sembrato subito palese, perciò, come la sua non fosse incuranza o sciatteria quanto una semplice scelta stilistica coerente col messaggio che voleva incarnare: svincolarsi dalle regole del mondo dei grandi. Le tendenze della moda, se usate in modo erroneo, fanno irrimediabilmente parte degli schemi rigidi degli adulti: incrementano in alcuni la voglia di possedere più il valore economico e sociale che rappresenta il brand quanto l'abito, si rischia di ridurre se stessi ad esser un mero copia e incolla.
Lucio Corsi ha dimostrato più volte di non voler rientrare in dei canoni specifici, figuriamoci se abbia voglia di indossarli. D'altronde quale modo di mantenere la propria unicità, se non custodire chi si vuol essere liberamente?
A cura di Roberta Gentile