L'Italia è il Paese in cui i diritti civili arrivano sempre con il fiato corto. Ultimi tra i grandi paesi europei a introdurre il divorzio, penultimi sul fronte dei diritti civili, fermi da decenni sul diritto all'eutanasia e all'adozione di coppie omogenitoriali. E mentre il resto d'Europa si muove, l'Italia sembra rimanere ostaggio di un eterno dibattito ideologico e di una prudenza che sa più di paura che di cautela.
I partiti si accusano a vicenda, le leggi si arenano in Parlamento, e nel frattempo migliaia e migliaia di cittadini vivono senza tutele adeguate. Il dibattito è sì acceso, ma spesso è più mediatico che legislativo.
L'ultima grande conquista sul piano dei diritti civili in Italia risale al 2016, con l'approvazione delle unioni civili. Da allora, nessun passo in avanti significativo. Il DDL Zan, che avrebbe introdotto tutele contro l'omotransfobia, è stato affossato al Senato tra applausi sarcastici e roventi polemiche.
Sulle adozioni per coppie omosessuali e sulla gestazione per altri il dibattito si consuma nelle aule giudiziarie, più che in quelle legislative.
Per cambiare le cose serve un approccio paneuropeo ????
— Marco Cappato (@marcocappato) March 21, 2025
Per questo Eumans vuole mettere insieme persone da qualsiasi parte d’Europa, senza passare per organizzazioni nazionali, e far arrivare gli stessi diritti civili a chiunque.
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Tutto ciò deriva da un immobilismo strutturale basato su più fattori. Culturali, innanzitutto: un'influenza cattolica che continua a pesare sulla società e sul Parlamento, e un'opinione pubblica che si spacca lungo linee generazionali, geografiche e ideologiche. Ma anche politici: nessuna maggioranza ha voluto - o potuto - investire davvero sul fronte dei diritti civili.
Quando lo si fa, è in senso restrittivo: polemiche e difficoltà nei consolati si sono avute dopo la decisione di porre un giro di vite sulle norme riguardanti lo ius sanguinis. La cittadinanza è un tema che sarà oggetto di un referendum l'8 e 9 giugno 2025.
Il vuoto legislativo è il vero protagonista del dibattito italiano. La legge sulle unioni civili del 2016, firmata da Monica Cirinnà, ha segnato un passo in avanti, ma è rimasta monca: nessuna apertura alle adozioni, nessun riconoscimento alle famiglie omogenitoriali. La stepchild adoption è stata stralciata per motivi di "tenuta politica". Da allora, il nulla.
Il caso delle trascrizioni delle famiglie arcobaleno è emblematico: diversi comuni recentemente, da Milano a Torino, avevano ricevuto diffide dal governo per aver trascritto gli atti di nascita di figli di coppie omosessuali. In assenza di una legge chiara, sulla pelle di tanti bambini si consuma una guerra a colpi di carte bollate fra governo e amministrazioni comunali.
Dall’aborto all’autodeterminazione terapeutica, dalla legge sulle unioni civili al Ddl Zan. Il Vaticano si conferma ostacolo per la tutela dei diritti civili. Il fatto che un Papa possa essere più empatico del precedente non attenua proprio niente.
— il tuo ex® ???? (@vucciria79) June 22, 2021
Anche sul fine vita, l'Italia vive una lunga impasse. Dopo la storica sentenza Cappato-Dj Fabo, la Corte Costituzionale ha chiesto al Parlamento di legiferare. Ma la politica ha preferito ignorare. Le proposte del Movimento 5Stelle e del PD sono rimaste nei cassetti, mentre le destre hanno alzato le barricate.
A sinistra, il tema è usato più come simbolo identitario che come priorità legislativa. L'elettorato progressista esige risposte, ma i partiti tentennano timorosi di alienarsi fasce elettorali centriste e cattoliche. E così, quando la destra non ostacola, la sinistra non osa. Realtà come +Europa o AVS mantengono una posizione netta, ma troppo marginale per incidere realmente nel dibattito parlamentare.
Fratelli d'Italia e Lega spingono a loro volta per un'agenda conservatrice: difesa della "famiglia tradizionale", lotta contro la "teoria gender" e un rifiuto esplicito contro ogni apertura ai diritti LGBTQIA+. Giorgia Meloni ha spesso ripetuto che secondo lei “la famiglia è una, quella tra un uomo e una donna”, mentre il governo ha fatto proprie le battaglie anti-woke internazionali, opponendosi apertamente a qualsiasi apertura su temi come adozioni LGBT, GPA o riconoscimento dei figli nati all'estero da coppie omogenitoriali.
L'azione politica è accompagnata da un linguaggio spesso divisivo, con dichiarazioni che evocano una "deriva ideologica" e una "minaccia ai valori". Quest'approccio ha il doppio effetto di bloccare ogni possibile riforma e di alimentare lo scontro culturale.
La società italiana dal canto suo sembra più avanti della politica, che pure dovrebbe rappresentarla. Secondo un sondaggio Ipsos del 2024, il 64% degli italiani si dice a favore del matrimonio egualitario, il 54% è d'accordo con l'eutanasia legale e il 51% alla legalizzazione della cannabis. Ma le maggioranze parlamentari, legate ancora a vecchie logiche, non riflettono quest'evoluzione della società civile italiana.
L’Italia è ufficialmente uno dei cinque “smantellatori” della democrazia in Europa. Il rapporto annuale di Liberties, pubblicato dalla Civil Liberties Union for Europe, una rete di organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti civili in tutta l’Unione europea,…
— Giulio Cavalli (@giuliocavalli) March 18, 2025
Il risultato è quindi una democrazia affaticata, dove gli avanzamenti in termini di diritti civili sono concessi col contagocce e spesso frutto di un'azione di supplenza da parte della magistratura europea e italiana, della Corte Costituzionale italiana e delle pressioni dell'opinione pubblica internazionale.
D'altronde altri strumenti spesso non portano a risultati concreti: i referendum? Spesso bocciati dalla Consulta; le petizioni? Ignorate. Sempre più italiani vanno quindi in Svizzera per accedere al suicidio assistito, o in Spagna per sposarsi e per adottare. Nasce così l'esportazione dei diritti: quando non si ottengono in patria, si cercano altrove.
Il Parlamento, che dovrebbe essere il motore dell'avanzamento civile, sociale e culturale del Paese (non soltanto economico e politico), finisce per esserne il freno peggiore. Si rischia di restare indietro non soltanto nei confronti dell'Europa, ma anche rispetto alla sua stessa coscienza collettiva.
Stallo legislativo sui diritti civili: l’Italia è in ritardo rispetto al resto d’Europa su temi come eutanasia, adozioni per coppie omogenitoriali e matrimonio egualitario. L’ultima conquista risale al 2016 con le unioni civili, ma da allora nessun vero progresso.
Conflitto politico e culturale: la politica si divide tra una destra apertamente ostile ai diritti LGBTQIA+ e una sinistra timorosa di perdere consensi. Il Vaticano e l’eredità cattolica influiscono ancora fortemente sulle scelte parlamentari.
Società più avanti della politica: secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani è favorevole a riforme civili, ma il Parlamento resta indietro, costringendo molti a cercare all’estero i diritti che l’Italia nega.