Il conto corrente può essere soggetto a controlli del Fisco, ma in alcuni casi, più che in altri, ci si deve preoccupare maggiormente.
È importante non solo sapere quando possono scattare i controlli, ma anche le modalità con cui il Fisco ti tiene sotto la sua lente d’ingrandimento.
In questo articolo, vedremo come e quando il Fisco può effettuare i controlli sui conti. Nel frattempo, consiglio la visualizzazione del video YouTube dal titolo Ecco Come il FISCO Controlla il Tuo Conto Corrente (E Quando Scatta l’Allarme), pubblicato da Michele Masiero Investimenti: un video semplice ed esplicativo sull’argomento.
Il conto corrente è sempre sottoposto a controlli e verifiche, ma gli accertamenti scattano quando ci sono sospetti di evasione fiscale. Quando, infatti, si effettuano movimenti sospetti, poco trasparenti o inusuali, il Fisco se ne accorge subito e scattano i controlli.
In queste occasioni può essere predisposto anche un controllo fisico. Come appena detto, l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate è rivolta soprattutto ai soggetti maggiormente a rischio di evasione: si pensi agli esercenti titolari di Partita Iva, le aziende o i liberi professionisti. Anche i privati cittadini possono rientrare nella cerchia dei controllati, quando il loro comportamento è poco chiaro alla macchina dell’Agenzia delle Entrate.
Il primo sospetto che fa scattare un controllo, infatti, è l’accredito di grosse somme di denaro non risultanti nella dichiarazione dei redditi.
In particolar modo, le operazioni di questo tipo ricorrente da o verso uno stesso soggetto oppure da e verso l’estero rappresentano una calamita per gli accertamenti.
Un altro aspetto che fa insospettire il Fisco è il prelievo costante di denaro contante di importo superiore a 10.000 euro al mese.
Il Fisco adotta due modalità per controllare i conti correnti dei cittadini e delle aziende. Il primo metodo prevede che un soggetto si rechi personalmente presso l’istituto di credito per conto dell’amministrazione tributaria richiedendo tutti i documenti necessari per controllare il rapporto finanziario del sospettato.
Il secondo metodo, invece, avviene tramite l’accesso all’Anagrafe dei rapporti tributari. Si tratta dell’archivio dove confluiscono tutti i dati comunicati dagli operatori finanziari.
L’Anagrafe dei rapporti tributari è una sorta di banca dati messa a punto dall’Agenzia delle Entrate, prevista dal decreto Salva Italia del 2011. Un enorme archivio che avrebbe l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale, considerando che al suo interno sono censiti tutti i rapporti finanziari con le banche. A tal proposito, da considerare il nuovo evasometro 2025, con il quale il Fisco effettuerà controlli più rapidi, mirati ed efficienti.
Inoltre, ci sono alcune categorie tenute a comunicare i rapporti con i contribuenti, su saldi, importi movimenti e giacenze.
Se l’Agenzia delle Entrate ritiene che ci sono movimenti sospetti che fanno presumere l’esistenza di reddito non dichiarato, l’onere della prova ricade sul contribuente. Quest’ultimo è tenuto a dimostrare la provenienza del denaro.
L'Agenzia delle Entrate è già in possesso di informazioni sul contribuente e potrebbe effettuare controlli su cassette di sicurezza, assegni circolari, movimenti bancari, pagamenti con carte e bancomat, cambiali e apertura di nuovi conti.
I controlli funzionano sulla base di un meccanismo di interscambio tra i dati dell’Anagrafe dei rapporti finanziari e i dati che forniscono le banche.
Il sistema incrocia i dati, e dove emerge un’incongruenza, approfondisce il monitoraggio. È importante considerare che l’allarme può scattare anche in caso di assenza di prelievi, poiché ciò potrebbe far pensare a un'evasione fiscale in corso. Se un contribuente non preleva dal proprio conto, potrebbe disporre di liquidità non dichiarata, suggerendo potenziali entrate non registrate.
La presunzione di innocenza consente all’amministrazione tributaria di agire senza bisogno di fornire prove concrete. Tuttavia, spetta al contribuente fornire prove documentali che dimostrino la sua innocenza e confutino l'accusa.
Se i controlli riguardano un conto cointestato, l'accertamento interesserà tutti gli intestatari del conto, coinvolgendo quindi più persone. In conclusione, è fondamentale che i contribuenti mantengano una documentazione chiara e trasparente per evitare possibili problematiche con il fisco.
Il conto corrente può essere sottoposto a controlli fiscali, soprattutto quando ci sono sospetti di evasione fiscale, come movimenti sospetti o accrediti non dichiarati. Il Fisco monitora anche il prelievo di grandi somme di denaro e le transazioni ricorrenti verso soggetti o l’estero.
I controlli possono essere effettuati tramite accesso diretto agli istituti di credito o attraverso l'Anagrafe dei rapporti tributari. Se emergono incongruenze nei dati, l'amministrazione tributaria può avviare un'indagine.
I contribuenti sono tenuti a fornire prove della provenienza dei fondi, altrimenti il controllo potrebbe proseguire. È fondamentale che i contribuenti mantengano una documentazione chiara per evitare problemi con il Fisco.