L'ultima parola ci sarà entro mercoledì, 9 aprile prossimo. In commissione Affari costituzionali, il presidente Alberto Balboni (FdI) dovrà valutare l'ammissibilità di un emendamento presentato a firma dei tre capigruppo di maggioranza (Lucio Malan, Massimiliano Romeo e Maurizio Gasparri) che, approfittando del decreto-Elezioni in corso di votazione, vorrebbe cambiare la regola del ballottaggio per i Comuni con oltre 15 mila abitanti.
La modifica sarebbe valida fin dalla prossima tornata elettorale in programma il 25 e 26 maggio e consisterebbe nel cancellare la regola secondo la quale se, al primo turno, nessuno dei candidati sindaco raggiunge il 50% più uno dei voti, quest'ultimo va al ballottaggio con il secondo classificato quindici giorni più tardi.
Quest'anno, capiterebbe per l'8 e 9 giugno, quando è stato fissato anche il voto referendario per la cittadinanza e l'abrogazione del Jobs Act.
Sta di fatto che quello di abbassare la soglia al 40% per decretare il vincitore di una elezione comunale direttamente al primo turno, è un vecchio sogno del centrodestra.
In passato, è stato bocciato dal presidente Mattarella perché non è possibile realizzarlo con un emendamento a un decreto legge. In materia elettorale, ha fatto presente il Colle, bisogna passare per la procedura normale dell'approvazione delle leggi indicata dalla Costituzione. Quindi, attraverso la doppia approvazione in Camera e Senato: non possono esserci scorciatoie.
In ogni caso, il centrodestra ha fatto finta di non sentirci da quest'orecchio. E fino a mercoledì spera ancora in un colpo gobbo.
Evidentemente, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega (anche se quest'ultima sembrerebbe molto scettica al riguardo) credono che tentare non nuoce mai. Anche se già una volta, volendo cambiare la legge elettorale dei Comuni con la medesima procedura, sono andati a schiantarsi contro un muro.
Come dire: davanti alla possibilità di moltiplicare le chance di vittoria, il centrodestra si fa ingolosire troppo. Del resto, il suo elettorato difficilmente si fa valere al secondo turno. Per questo Malan, Gasparri e Romeo tentano di abbassare la soglia della elezione diretta al primo turno al 40% ed evitare quanti più ballottaggi.
Carta e penna alla mano, il centrodestra ha calcolato che sono almeno nove le città capoluoghi di provincia che, con questa regola, anziché andare a sinistra finirebbero tra le sue mani.
YouTrend le ha elencate con questo post:
E insomma: se Parigi val bene una messa, Campobasso, Catanzaro, Cremona, Crotone, Isernia, Lecco, Monza, Potenza e Udine (solo a partire dal 2020) valgono bene un giochetto sottobanco in commissione Affari costituzionali.
In ogni caso, davanti a questo tentativo di cambiare le regole del gioco elettorale bypassando la normale procedura dell'approvazione di una legge, il centrosinistra non è rimasto con le mani in mano. Ivan Scalfarotto di Italia Viva, ad esempio, l'ha messa così
Le destre provano a cambiare le regole del gioco alle elezioni locali con un emendamento al decreto legge “elezioni” che porta la soglia per diventare sindaco senza ricorrere al ballottaggio al 40%.
— Ivan Scalfarotto ???????????????????????? (@ivanscalfarotto) April 2, 2025
Per prima cosa non esiste al mondo che si cambi una legge elettorale con un…
Certo: il centrosinistra confida di nuovo in Mattarella che, articolo 72 della Costituzione in mano, sarà pronto a bloccare il tentativo del centrodestra di cambiare la legge in maniera irregolare. Ecco, infatti, ciò dispone l'ultimo comma dell'articolo della Carta citato:
Insomma: il centrodestra deve attrezzarsi per cambiare la legge passando per la procedura definita dalla Costituzione, altrimenti mercoledì farà un altro buco nell'acqua. Al Quirinale non passerà alcun cavallo di Troia. Mattarella non farà la fine di Laocoonte.