04 Apr, 2025 - 17:58

Sindaci eletti con meno del 50%? Ecco perché il Dl Elezioni divide la politica

Sindaci eletti con meno del 50%? Ecco perché il Dl Elezioni divide la politica

La proposta di riforma del ballottaggio per l'elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15mila abitanti ha innescato un acceso scontro politico tra centrodestra e centrosinistra. L'emendamento, presentato dai capigruppo della maggioranza al Senato, mira a ridurre la soglia di elezione al primo turno dal 50% al 40%, eliminando così la necessità del ballottaggio qualora un candidato superi tale soglia.

Se il centrodestra difende l'iniziativa come una misura d'efficienza e di stabilità (criticando chi vi si oppone accusandolo di non conoscere l'argomento, come fatto da Maurizio Gasparri con Elly Schlein), l'opposizione la considera come un attacco ai principi democratici e un tentativo di riscrivere le regole a proprio vantaggio. 

Il Dl Elezioni non piace al PD: "Quell'emendamento è una forzatura"

Il Partito Democratico considera l'emendamento una forzatura incostituzionale e un tentativo di manipolare le regole elettorali per favorire il centrodestra. Il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia, e il vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali, Dario Parrini, denunciano che la proposta non rispetta il dettato dell'articolo 72 della Costituzione e non ha alcun carattere d'urgenza, dato che entrerebbe in vigore prima delle elezioni comunali del 2026.

Secondo Parrini, Gasparri e i suoi alleati ignorano la sentenza della Corte Costituzionale 171 del 2007, che stabilisce chiaramente i limiti per le modifiche delle leggi elettorali. Anche Emma Petitti, consigliera regionale del PD in Emilia-Romagna, attacca la proposta definendola "una provocazione inaccettabile" che ridurrebbe ulteriormente la partecipazione democratica e il coinvolgimento dei cittadini nelle elezioni democratiche.

Dai dem è già arrivata la promessa che si farà ricorso a tutti gli strumenti parlamentari per fermare quella che considerano una grave alterazione delle regole democratiche.

Gasparri: "Schlein impreparata, si informi prima di parlare"

Secondo i promotori dell'emendamento, tra cui Maurizio Gasparri (Forza Italia), la modifica è necessaria per rendere il processo elettorale più efficace e per contrastare l'astensionismo, spesso elevato nei turni di ballottaggio. Il centrodestra sottolinea che sistemi simili sono già in vigore in alcune regioni, come la Toscana e la Sicilia, e che in passato anche esponenti del Partito Democratico avevano sostenuto l'idea di abbassare la soglia per l'elezione al primo turno.

Gasparri passa poi ad attaccare direttamente la segretaria del PD, Elly Schlein, accusandola di non conoscere la materia e di fomentare polemiche infondate:

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Se la Schlein avesse la pazienza di informarsi, scoprirebbe che i Capigruppo del centrodestra hanno chiamato il suo capogruppo Boccia ed altri capigruppo in anticipo sulla scadenza degli emendamenti per una corretta informazione, sulla nostra decisione di riproporre la questione del 40%, che anche l'esponente del Pd, Ricci, ha sostenuto negli anni passati in Parlamento e che la sinistra ha messo in pratica per le elezioni regionali in Toscana.

La maggioranza infatti accusa la sinistra di strumentalizzare la questione, ignorando il fatto che la riduzione del quorum di vittoria al primo turno non è una novità assoluta e che, anzi, potrebbe rendere più rappresentativo il sistema evitando il rischio di ballottaggi con bassa affluenza.

La questione resta però delicata, tanto che il presidente del Senato Ignazio La Russa ha invitato la Commissione Affari Costituzionali a esaminare con attenzione la proposta, evidenziando i possibili profili di inammissibilità dell'emendamento. Se la norma dovesse essere dichiarata improcedibile, il centrodestra potrebbe tentare di reintrodurla con un disegno di legge ad hoc, aggirando così le obiezioni procedurali.

Il sospetto di un escamotage per evitare future sconfitte

Uno degli aspetti più contestati dalla sinistra è il possibile vantaggio che la riforma garantirebbe al centrodestra. Nelle ultime tornate elettorali, il centrosinistra ha spesso recuperato terreno nei ballottaggi grazie alla convergenza dei voti di candidati esclusi al primo turno.

Eliminare il ballottaggio significherebbe, quindi, impedire queste dinamiche e favorire il candidato di centrodestra, che potrebbe vincere con una percentuale inferiore al 50%. 

Alcuni osservatori sottolineano così che la mossa del governo sia una risposta alle recenti sconfitte alle elezioni amministrative, dove il centrodestra ha perso diversi capoluoghi a causa della scarsa capacità di aggregare consensi al secondo turno, tanto da pensare di estendere il proprio raggio anche a partiti come Azione.

La riforma, secondo tale interpretazione, sarebbe un tentativo di blindare i risultati elettorali futuri, riducendo la possibilità di ribaltoni tra primo e secondo turno.

I tre punti salienti dell'articolo

  • La proposta di riforma: Il centrodestra vuole abbassare la soglia per l’elezione diretta dei sindaci dal 50%+1 al 40%, eliminando il ballottaggio nei comuni sopra i 15mila abitanti.
  • Le implicazioni: La riforma potrebbe favorire il centrodestra, che spesso fatica nei ballottaggi. L’opposizione minaccia ricorsi e azioni parlamentari, mentre la Corte Costituzionale potrebbe intervenire per valutare la legittimità della norma.
  • Il dibattito politico: Il governo difende la misura come una soluzione per aumentare efficienza e stabilità, mentre il centrosinistra la considera un attacco alla democrazia, denunciando una modifica delle regole elettorali a favore della maggioranza.
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