C’è qualcosa di apparentemente leggero, quasi disinvolto, nell’approccio di Donald Trump ai dazi. Eppure, dietro ogni mossa commerciale si nasconde una strategia calcolata che potrebbe riscrivere l’ordine economico globale. Trump non rinuncia alla sua visione protezionista. Anzi, rilancia: dazi per tutti, negoziazioni su misura e una retorica forte. Ma mentre la Casa Bianca minimizza, i mercati tremano. È davvero solo una leva negoziale o qualcosa di più profondo si sta muovendo?
Donald Trump ama i dazi. Li ha imposti nel suo primo mandato presidenziale e li ha fatti diventare un'arma potente in questo secondo. Il presidente americano ha promesso ai suoi elettori una ripresa economica, e questo è stato uno dei temi che lo hanno riportato alla Casa Bianca. Trump ha inizialmente minacciato Canada, Messico e Cina, finiti nel mirino con lo scopo di frenare il traffico di droghe illegali. I due vicini di confine degli Usa erano anche nel mirino di Trump con l'obiettivo di ridurre il flusso di immigrazione illegale. E poi sono arrivate le prime imposte.
Erano già attese le misure commerciali anche contro altri paesi. L’annuncio è arrivato infatti lo scorso 2 aprile. Trump ha annunciato, a partire dal 5 aprile, dazi del 10 per cento indistintamente per tutte le nazioni. Per alcuni paesi che l’amministrazione ritiene minacciare gli obiettivi economici nazionali, sono previsti dazi reciproci maggiori ma calibrati in base al paese e al suo impatto a partire dal 9 aprile.
La Casa Bianca lascia intendere, con un post, che il fine settimana in cui entreranno in vigore i nuovi dazi sarà come una passeggiata per il presidente Trump. Il giorno prima dell'entrata in vigore dei dazi per tutti, i mercati stanno crollando e i timori di un’eventuale guerra commerciale estesa prevalgono. Wall Street ha vissuto, il 4 aprile, la peggiore sessione dal 2020, ovvero il periodo della pandemia. Il tono leggero del post della Casa Bianca contrasta con gli indici azionari.
— The White House (@WhiteHouse) April 3, 2025
È ormai noto che Trump è un fervente sostenitore del protezionismo. Vuole rendere di nuovo grande l’economia americana con le imposte commerciali. Mira ad aumentare la produzione interna e far crescere gli stipendi. In un mondo globalizzato, il tycoon mira a mettere l’America in primo piano e a volte minimizza anche l’effetto altalena che le sue mosse possono creare.
Si dice che Trump sia uno che crea caos ma forse non è esattamente così. Resta valida, però, l’ipotesi che il presidente immagini un nuovo ordine mondiale. Sarà da vedere se questo include i regionalismi o un equilibrio con tre grandi potenze: Usa, Russia e Cina. I regionalismi potrebbero persino essere una risposta di Washington stessa. Tutto sembra molto prematuro ma è chiaro che qualcosa sta cambiando, che è iniziata la fine di un'era di liberalizzazione commerciale durata decenni.
Ora si apre un passaggio importante sull'uso tattico dei dazi. L’amministrazione americana sembra divisa sulla fermezza di questa politica e a questo punto si apre un’ipotesi che molti analisti ripetono dall’inizio: Trump utilizza le imposte sul commercio per fare leva sul suo potere di negoziare?
Donald Trump si è detto aperto a negoziare con altri paesi all'indomani dell'annuncio dei dazi
"che ci diano qualcosa di così fenomenale, purché ci diano qualcosa di buono", ha detto ai giornalisti a bordo dell'Air Force One. Tuttavia, diversi funzionari della Casa Bianca avevano commentato che i dazi reciproci non erano negoziabili.
Non sarebbe immediato uscire dall'incertezza politica ed economica nemmeno negoziando ma ciò rende nuovamente chiaro che Trump porterà avanti la sua agenda con i suoi termini. Sembra che l'amministrazione americana non faccia distinzioni tra i partner commerciali storici. Trump vuole mantenere il potere negoziale.
La Cina ha risposto all'annuncio dei dazi degli Usa con tariffe di ritorsione. Trump infatti è stato duro in un post su TruthSocial:
Trump non sta solo alzando le tariffe: sta alzando il volume del dibattito sul futuro del commercio mondiale. Con una retorica che mescola sfida e apertura, e una politica economica che gioca su più tavoli, il presidente americano continua a muoversi tra provocazione e strategia. I dazi, in questo scenario, non sono più soltanto strumenti fiscali ma veri e propri pezzi di una scacchiera globale. Il mondo osserva. E mentre cerca di capire le regole del nuovo gioco, Trump è già qualche mossa avanti.