29 Mar, 2025 - 11:05

Quando è davvero obbligatoria la Partita Iva?

Quando è davvero obbligatoria la Partita Iva?

I lavoratori che svolgono attività di lavoro autonomo occasionale, in molti casi, potrebbero essere obbligati all’apertura della Partita Iva. Tuttavia, si tratta di un adempimento che, ancora, comporta molti dubbi soprattutto considerando che non sempre è obbligatoria l’apertura.

Due termini saltano subito all’occhio: abitualità e continuità. Parliamo di due criteri che determinano la necessità di dotarsi una propria posizione. Un altro criterio è l’incasso. Sotto i 5000 euro non è obbligatoria.

In questo articolo faremo chiarezza, spiegando quando è davvero obbligatoria l’apertura della Partita Iva, sfatando alcuni di quei miti che generano solo confusione.

Quando è davvero obbligatoria la Partita Iva

La Partita Iva è un codice formato da 11 cifre che identifica in maniera univoca i lavoratori autonomi che esercitano un’attività economica in Italia.

In alcuni casi, può coincidere con il codice fiscale, ma solo se l’attività è rappresentata a una persona fisica.

La domanda per la sua apertura deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate e l’attribuzione è immediata. Si deve presentare il modulo apposito in cui si indica il codice Ateco e si deve allegare un documento d’identità valido. La richiesta può essere presentata autonomamente all’Agenzia delle Entrate, tramite:

  • Pec, allegando il modulo;
  • Per posta raccomandata A/R, allegando il modulo e il documento d’identità.

È un adempimento obbligatorio e fondamentale nel momento in cui si svolge regolarmente un’attività di lavoro autonomo, professionale d’impresa.

Bisogna capire quando è effettivamente obbligatoria l’apertura perché ci sono alcuni casi in cui possono sorgere dei dubbi.

L’impegno giornaliero conta davvero nell’apertura della Partita Iva?

Il primo fattore che genera confusione è il tempo. Avere una Partita Iva è obbligatorio laddove si svolge un’attività di lavoro autonomo, professionale e d’impresa in maniera organizzata e continuativa.

In questi casi, aprire la Partita Iva è uno dei primissimi adempimenti da parte del lavoratore. Sono casi in cui lo svolgimento è regolare e non occasionale ed è finalizzato a produrre stabilmente reddito nel tempo.

Per quanto riguarda, invece, la continuità si deve intendere lo svolgimento dell’attività in maniera ripetuta e non limitata solo a un’occasione sporadica e di breve durata. Infatti, deve trattarsi di un’attività costante e sistematica.

Di conseguenza, non conta tanto l’impegno giornaliero, ma la continuità nel tempo e la non occasionalità della prestazione fatta. Un riferimento normativo è l’articolo 5 del DRP Iva, che lega l’obbligo della Partita Iva per i lavoratori autonomi alla natura abituale del loro lavoro.

Perché l’incasso sotto i 5000 euro non conta per la Partita Iva?

Quest’ultimo è forse il criterio che, più di tutti, ha generato e continua a generare confusione. Il ricavo di un’attività è davvero rilevante per l’apertura della Partita Iva?

Ebbene, chiariamo subito che per stabilire quando è obbligatoria la sua apertura non conta il guadagno annuale. Non esiste neppure una regola che esoneri al di sotto dei 5000 euro.

Cosa significa? Il limite dei compensi è un falso mito, o meglio, è una regola che non definisce l’obbligatorietà della Partita Iva, ma che viene travisata erroneamente. In base a tale regola, molti lavoratori pensano che, se non si supera questo limite, si possa lavorare anche senza Partita Iva, mentre, se lo si supera, si è automaticamente obbligati a dotarsene.

La soglia dei 5000 euro riguarda esclusivamente le prestazioni occasionali e ha effetti unicamente ai fini previdenziali. Infatti, i prestatori, ovvero i lavoratori che operano in maniera occasionale e non continuativa, non devono versare contributi Inps, quando i compensi non superano 5000 euro annui.

Chi incassa meno, ma svolge l’attività in maniera continuativa e organizzata, deve aprire la Partita Iva.
A questo punto vi lascio con un consiglio: in casi come questi che possono generare confusione, è sempre bene chiedere la consulenza di un professionista.

Per riassumere

Il lavoro autonomo occasionale non implica sempre l'obbligo di aprire la Partita Iva, ma dipende da fattori come l'abitualità, la continuità e l'incasso. L'apertura è obbligatoria quando l'attività è regolare, professionale e finalizzata a produrre reddito stabile. La continuità è determinante: non basta l'impegno giornaliero, ma l'attività deve essere ripetuta nel tempo. Il limite dei 5000 euro non riguarda l'obbligo di apertura della Partita Iva, ma si applica solo alle prestazioni occasionali ai fini previdenziali. Pertanto, anche con guadagni inferiori a questa cifra, se l'attività è continuativa, è necessario aprire la Partita Iva.

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Sara Bellanza
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