Una settimana al congresso della Lega, il cui esito, almeno per la conferma della segreteria di Matteo Salvini, appare scontato. Se la leadership del Carroccio non sembra essere in discussione e i malumori degli ultimi mesi appaiono momentaneamente congelati - data l’assenza di mozioni apertamente ostili alla linea del segretario – un’ipotesi, negli ultimi giorni, ha ravvivato il dibattito attorno al congresso.
Secondo indiscrezioni sempre più insistenti, Salvini starebbe valutando di formalizzare il ruolo nel partito del generale Roberto Vannacci, il campione di preferenze (500mila voti) delle scorse europee. L'idea sarebbe quella di nominarlo suo vice, incarico più onorifico che operativo. Così facendo, Salvini riuscirebbe a “ingabbiare” il popolarissimo generale, disinnescandone eventuali ambizioni e prevenendo possibili manovre a destra della Lega.
La sola ipotesi, tuttavia, ha già scatenato i mal di pancia tra molti leghisti.
Dal punto di vista di Vannacci, l'eventuale nomina a vice di Salvini certificherebbe il momentaneo ridimensionamento delle sue aspirazioni di leadership.
Sempre vagheggiato ma mai ufficializzato, negli ultimi mesi è progressivamente tramontato il progetto di un suo nuovo partito di destra a forte impronta identitaria, nato attorno all'associazione Il Mondo al Contrario. Non a caso, proprio ultimamente Vannacci ha perso il sostegno di alcuni dei suoi primi sostenitori, tra cui Fabio Filomeni, presidente dell’associazione, Gianluca Priolo e Bruno Spatara - rispettivamente tesoriere e segretario - usciti dal movimento non appena compreso che il generale non aveva alcuna intenzione di lavorare a un soggetto politico autonomo.
Evidentemente, per Vannacci, è oggi più conveniente proseguire il suo percorso dentro la Lega, dove l’attenzione del leader nei suoi confronti non sembra affatto scemata e dove, nonostante le antipatie di alcuni colleghi, il suo percorso sembra difficile da fermare.
Secondo i retroscena, non pochi big della Lega sarebbero contrari all’ipotesi, riconoscendo - probabilmente non a torto - Vannacci come un corpo estraneo alla storia del Carroccio.
Il timore è che, una volta inserito ufficialmente, il generale possa aggravare l’emorragia di voti che il partito subisce da tempo, nonostante i ripetuti tentativi di protagonismo del suo segretario. A pensarla così sarebbero i governatori Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana, espressione di quel nord produttivo che da tempo fatica ad allinearsi alla linea caotico-populista imposta da Salvini.
C’è poi da chiedersi quanto possa giovare agli equilibri interni della coalizione l’irruenza di Vannacci, sommata a quella di Salvini, da settimane impegnato a contestare la strategia di politica estera del suo stesso governo.
Anche perché, chiaramente, un ruolo definito all’interno della Lega rischierebbe di conferire al generale ancor più voce in capitolo.
Basti pensare al caso delle regionali in Toscana: appena un mese fa, in aperta contrapposizione alla linea del Carroccio—che spinge per la candidatura alla presidenza della capogruppo in consiglio regionale, la leghista Meini— Vannacci ha pubblicamente espresso il suo disappunto, lamentando di essere stato escluso dalla definizione della strategia, non escludendo neanche una corsa in solitaria.
Un episodio, questo, che aiuta a ben comprendere come, all’interno della Lega, non tutti possano gradire il temperamento del generale. Il caso della Toscana, ad esempio, ha contribuito a irrigidire i rapporti con l’europarlamentare Susanna Ceccardi, alla quale Vannacci non ha mancato di rinfacciare il proprio peso elettorale, intestandosi la sua stessa elezione: "Grazie ai voti che ho preso, la Lega ha qualche europarlamentare in più. Se avessi scelto la circoscrizione Centrale, la collega Ceccardi probabilmente non siederebbe in Parlamento."
Per sapere se Salvini deciderà di aumentare il numero dei suoi vice da tre a quattro, includendo Roberto Vannacci - attualmente sono Claudio Durigon, Alberto Stefani e Andrea Crippa - bisognerà attendere il congresso del 5-6 aprile. In quei giorni, a Firenze, si riuniranno i 400 delegati eletti nei congressi regionali della Lega, insieme ai parlamentari nazionali ed europei, ai segretari regionali e provinciali e ai consiglieri regionali.
Oltre alla conferma del segretario, il congresso discuterà le mozioni presentate dagli iscritti. Tra quelle già depositate spicca la mozione "identitaria" del segretario della Lega Veneta, Alberto Stefani, che riafferma i valori storici del partito: autonomia, federalismo fiscale, buongoverno, lotta al globalismo omologante e protezione delle comunità. Al centro del dibattito anche una mozione sul lavoro, firmata dai deputati Molinari e Durigon, e una sulla sicurezza, promossa da Romeo e Molteni. Su Vannacci, si attendono sorprese.