Perché è importante verificare se sono presenti 100 euro in più in busta paga per il trattamento integrativo? Nel 2025 sono state introdotte diverse novità in materia fiscale, quindi è lecito chiedersi se si ha diritto al trattamento integrativo, conosciuto come ex bonus Renzi. Il supporto economico ha subito modifiche nel corso degli anni, pertanto è fondamentale verificare la presenza dei 100 euro in più in busta paga.
Non solo per comprendere la propria posizione fiscale e come l'incentivo influenzi il reddito percepito, ma anche per evitare di perdere il diritto al beneficio o di doverlo restituire. In questo articolo risponderemo alle domande più comuni: chi ha diritto a riceverlo e cosa fare in caso di dubbi.
Inizialmente, il passaggio dall'ex bonus Renzi al trattamento integrativo ha creato non pochi disagi. In molti hanno temuto di perdere i 100 euro in più in busta paga, e molti non li hanno richiesti per il timore di dover restituire 1.200 euro dallo stipendio.
Sebbene l’erogazione della somma aggiuntiva in busta paga, a favore dei lavoratori dipendenti che rientrano in specifiche fasce reddituali, possa sembrare intuitiva, ha creato alcune perplessità.
Ancora oggi molti si chiedono se hanno diritto a 1.200 euro annui o come recuperarli. Quando si tratta di contributi statali, infatti, tutto può sembrare estremamente semplice o, al contrario, complesso.
Le domande si accavallano: da chi non supera un reddito di 8.500 euro a chi rientra in una fascia tra 15.000 e 28.000 euro. Ma non solo: il trattamento integrativo interessa anche una vasta gamma di lavoratori, tra cui quelli con contratti precari, in cassa integrazione, collaboratori a contratto (co.co.co.), stagionali, tirocinanti, e percettori di prestazioni come la Naspi e la Discoll. Il bonus IRPEF si configura come un incentivo mirato a ridurre il cuneo fiscale e sostenere il potere di acquisto delle famiglie.
Magari fosse stato un’erogazione senza vincoli reddituali, sarebbe stato più semplice e accessibile a tutti i lavoratori, senza creare incertezze o disparità tra i beneficiari. Non a caso, il diritto al trattamento integrativo è disciplinato dal decreto-legge 5 febbraio 2020, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 2 aprile 2020, n. 21.
Come riportato da fiscooggi.it, con la Legge di Bilancio 2025 sono state confermate le modalità di distribuzione del contributo economico, con l’applicazione di nuove aliquote IRPEF e l’adeguamento dell’importo delle detrazioni da prendere in considerazione nell’anno per valutare la spettanza del trattamento integrativo previsto per i redditi da lavoro dipendente sotto una certa soglia:
Per verificare se si ha diritto al trattamento integrativo determinato in busta paga, è necessario considerare diversi elementi, tra cui:
Come spiegato in precedenza, esistono due modalità di distribuzione del beneficio:
È possibile che, in fase di conguaglio fiscale, come riportato da informazionefiscale.it, un lavoratore debba restituire il trattamento integrativo percepito durante l'anno, soprattutto se il reddito complessivo supera il limite di 15.000 euro.
È una situazione che può accadere se si accumulino altri redditi, facendo superare le soglie previste per l'accesso al beneficio.
Per evitare queste situazioni, è possibile presentare una richiesta di rinuncia preventiva al trattamento integrativo al datore di lavoro o all'INPS.
In questo modo, il beneficio non sarà erogato in busta paga durante l'anno, ma verrà recuperato in fase di dichiarazione dei redditi.
È importante sottolineare che, in questo caso, il superamento della soglia di reddito non comporta la restituzione delle somme già percepite.