Il Ministero dell’Economia e delle Finanze vuole correggere il tiro sugli acconti Irpef, annunciando che verranno calcolati in base alle nuove aliquote. I dubbi erano stati sollevati dalla CGIL, secondo cui molti contribuenti si sarebbero trovati a dover versare acconti più salati o ricevere rimborsi minori.
Un aggravio importante, tra i 75 euro e i 260 euro. Il problema, però, non riguardava solo gli acconti, ma le stesse detrazioni inferiori che sarebbero risultate decisamente inferiori.
Come interverrà il Governo? In questo articolo, dopo aver analizzato la situazione all’ombra dei dubbi sollevati nelle ore precedenti, vediamo quali saranno i correttivi che adotterà il Governo.
Durante le scorse ore, la CGIL aveva sollevato un dubbio sugli acconti Irpef. Molti contribuenti, dopo aver presentato la dichiarazione dei redditi 2025, avrebbero potuto ritrovarsi a corrispondere un acconto Irpef decisamente più alto.
Si tratta di un problema scaturito da un vero e proprio cortocircuito normativo perché gli acconti da versare nel 2025 e nel 2026, anziché essere calcolati con il nuovo sistema Irpef a tre aliquote, si sarebbero calcolati su quattro aliquote.
Inoltre, è stata fatta anche una seconda segnalazione che ipotizzava sgravi inferiori sulle detrazioni fiscali rispetto a quelli riconosciuti applicando la riforma.
Perché questo cortocircuito? L’incongruenza è il frutto di un disallineamento tra la delega fiscale e la Legge di Bilancio 2025. Il decreto sulla delega fiscale aveva introdotto l’Irpef a tre aliquote solo per il 2024, mantenendo al contempo invariate le regole per il calcolo degli acconti con quattro aliquote limitatamente agli anni 2024 e 2025.
Successivamente, la Legge di Bilancio 2025 ha reso la riforma Irpef strutturale già a partire da quest’anno. Proprio su questo aspetto si è creata l’incongruenza tra i sistemi di calcolo.
Per via di questo nodo normativo, i contribuenti hanno rischiato di dover versare un acconto più alto o ricevere un rimborso più basso.
In particolare, secondo i calcoli dei sindacati, l'applicazione delle vecchie normative per i lavoratori dipendenti avrebbe comportato un aumento dei costi compreso tra i 75 euro e i 260 euro. Solo nel 2026, avrebbero potuto recuperare le somme versate in eccesso.
Il tutto è il risultato della somma di norme su norme che hanno solo contribuito a creare un nodo molto stretto. Nodo che, se non fosse stata sollevata la questione, sarebbe ricaduto interamente sulle tasche dei contribuenti.
Fortunatamente, il groviglio normativo è stato fatto presente e il Governo ha mostrato l’intenzione di volerlo sciogliere quanto prima.
La risposta del Governo non è tardata ad arrivare, rendendosi conto di un nodo che avrebbe rischiato di comportare un esborso maggiore tra i contribuenti.
Infatti, come si legge sul comunicato stampa del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) del 25 marzo 2025:
Il Ministero, però, non omette la premessa che l’incongruenza, come si legge:
Alla fine, è bene quel che finisce bene, in quanto il MEF intende risolvere la questione il prima possibile per evitare che i contribuenti subiscano degli aggravi.
1. Correzione sugli acconti Irpef: il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato che gli acconti Irpef per il 2025 saranno calcolati in base alle nuove aliquote, risolvendo i dubbi sollevati dalla CGIL riguardo a possibili aumenti degli acconti e minori rimborsi.
2. Problema normativo: il disallineamento tra la delega fiscale e la Legge di Bilancio 2025 aveva creato un cortocircuito normativo, con gli acconti 2025 ancora calcolati secondo le vecchie aliquote a quattro scaglioni, causando rischi di esborsi maggiori per i contribuenti.
3. Intervento del Governo: interverrà normativamente per applicare le nuove aliquote Irpef, evitando così aggravi fiscali e garantendo che i contribuenti non subiscano costi aggiuntivi nei versamenti e nelle dichiarazioni.