Lucio Battisti, nonché uno dei più grandi cantautori che ha segnato la storia della musica italiana, accompagnato dalla penna di Mogol, si rivela precursore della tematica che ricorre tutt'ora nel palcoscenico della musica italiana: quanto è importante esser intonati per poter fare musica?
L'artista in questione, Louis Armstrong, Rino Gaetano e altri come loro sono la prova vivente di come sia possibile trasmettere un messaggio ed utilizzare la voce anche come uno dei tanti strumenti disponibili e non come il mezzo principale. Ovviamente il tutto dipende dal proprio stile, dalla strada che si vuole perseguire e da come si vuol fare arte.
Le critiche rivolte ai musicisti e ai cantanti, anche negli anni 60, erano molte e talvolta anche non necessarie perché chi iniziava a far musica era considerato uno scansafatiche e avrebbe potuto godere dell'ammirazione altrui solo grazie a delle impeccabili doti canore: d'altronde la musica italiana, ai tempi, era strettamente legata alla tradizione e alla tecnica vocale.
Ora i tempi iniziano a cambiare e anche molti genitori, com'è giusto che sia aggiungerei, iniziano ad assecondare i sogni dei propri figli eppure la critica rimane una costante. Tuttavia come ha affermato Mara Maionchi, parlando dello stesso Lucio a BSMT: "il lavoro duro batte il talento, se il talento non lavora duro".
Lucio Battisti, nel 1969, a "Speciale Per voi", davanti a delle domande scomode rivoltegli dal pubblico, tra cui la famigerata accusa dell'esser stonato posta da Renzo Nissim e un altro spettatore, rispondeva rivolgendosi ai presenti stessi così:
Battisti, infatti, proseguendo a cantare come se nulla fosse, agganciandosi alla risposta di chi la sua musica la amava, aveva letteralmente chiuso la porta in faccia al pregiudizio, aprendola invece al riscatto dell'espressione artistica slegata da vincoli inutili e facendo largo, di conseguenza, ad uno degli strumenti molto utilizzati oggigiorno: l'autotune.
L'autotune è un software che permette di correggere l'intonazione vocale o di arricchirla di particolari effetti aggiuntivi, il cui utilizzo è stato ormai totalmente sdoganato anche nei talent show o nelle gare ufficiali (vedi Sanremo).
Un software che non è visto, però, di buon occhio da tutti sia per gusto personale e sia dai più tradizionalisti. Esso, per l'appunto, viene spesso associato al barare o al non riconoscere l'importanza del ruolo che sta rivestendo invitando i giovani e i fan a condurre la strada della brama del successo e non della passione e dell'impegno. Ma è davvero così?
Il cantante de "Il mio canto libero" che risulta un manifesto futurista, in tale circostanza, avrebbe potuto tranquillamente dare una pacca sulla spalla di comprensione e incoraggiamento al giovane Olly il quale dopo aver vinto Sanremo ha deciso di non partecipare all'Eurovision, ricevendo svariate accuse.
Seppur l'artista genovese abbia ufficialmente annunciato di aver rinunciato a tale occasione in vista del suo tour già prefissato perché egli non aveva messo proprio in conto di poter vincere, i social si sono divisi tra i suoi sostenitori e chi li ha costellati di provocazioni riguardanti l'impossibilità di utilizzare l'autotune e che avrebbero portato il cantante a cedere il posto al collega Lucio Corsi.
Olly non ha risposto a tali attacchi come fece Lucio Battisti: l'epoca musicale, seppur distinta, carica ugualmente gli artisti di aspettative, anche se differenti, che li portano, paradossalmente, ad esser meno liberi rispetto ad un tempo in cui il ruolo del cantante era sviscerato dalla possibilità del successo. La popolarità, in effetti, giungeva con più difficoltà in quanto non vi era la presenza dei nostri stessi mezzi di comunicazione o piattaforme.
Ma una cosa è certa e ricorrente nel corso dei secoli e dell'evoluzione umana: tutto ciò che c'è di rivoluzionario ed è poi diventato normale e amato, prima ha dovuto attraversare l'avversione di molti. Ciò che è conosciuto rappresenta una comfort zone, ma la vita in quanto tale è cambiamento e sperimentazione: non è detto che tutto debba esser poi accettato ma provare fa parte della natura umana e perché privare l'arte di quest'ultima se è una delle cose più umane rimastoci?
A cura di Roberta Gentile.