Il processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi non si rifarà. A deciderlo sono stati i giudici della quinta sezione penale della Corte di Cassazione, che oggi, 25 marzo 2025, hanno esaminato il ricorso presentato dalla difesa dei coniugi contro la sentenza con cui la Corte d’Appello di Brescia, lo scorso luglio, aveva dichiarato “inammissibile” l’istanza di revisione della loro condanna. Potrebbe essere l’ultima parola su un caso che, da quasi 20 anni, domina le pagine di cronaca.
L’obiettivo degli avvocati di Olindo e Rosa - Fabio Schembri, Nico D'Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux - era far ammettere in dibattimento “i nuovi elementi di prova allegati all’istanza” di revisione del processo, affinché, solo dopo una loro analisi approfondita, i giudici potessero esprimersi sull’eventuale inammissibilità dell’istanza stessa.
Questo il motivo del ricorso che, su richiesta della Procura generale, la Suprema Corte ha infine rigettato. Una decisione che non ha sorpreso i familiari di Raffaela Castagna, morta nella strage insieme alla madre Paola Galli e al figlio Youssef Marzouk, di 2 anni. “Siamo convinti che la Cassazione confermerà quanto deciso dai giudici di Brescia”, avevano dichiarato a Rai News.
A luglio, dopo aver ascoltato tutte le parti, la Corte bresciana aveva ribadito “la solidità dell’impianto probatorio” a carico dei due coniugi. Ritenendo “inammissibile la richiesta di revisione (del processo che ha portato alla loro condanna all’ergastolo, ndr) sotto il duplice profilo della mancanza di novità e della inidoneità a ribaltare il giudizio di penale responsabilità delle prove di cui è stata chiesta l’ammissione”.
Un estratto della puntata della trasmissione "Mattino 4" andata in onda oggi, 25 marzo 2025.
Stamattina in aula il procuratore Giulio Monferini ha definito queste prove come “mere congetture, astratte”. Secondo i difensori, le stesse avrebbero invece potuto scardinare i tre pilastri della condanna: la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage; il ritrovamento di una traccia di sangue (appartenente alla vittima Valeria Cherubini) sul battitacco dell’auto di Olindo e le confessioni (ricche di particolari e poi ritrattate) dei coniugi.
Olindo e Rosa speravano, ovviamente, che il ricorso venisse accolto. Da anni, infatti, si dichiarano innocenti. Dopo essersi inizialmente assunti la responsabilità dell’efferato delitto, ritrattarono tutto, sostenendo di essere stati “costretti a parlare” con la promessa di una cella matrimoniale da condividere.
Le immagini di loro due seduti nella gabbia durante il primo processo sono ormai entrate a far parte dell’immaginario collettivo. Oggi in aula non erano invece presenti: hanno assistito alla lettura della sentenza dalle strutture in cui sono reclusi, Opera e Bollate.
Si incontrano ancora, in carcere: una volta al mese, per i colloqui. “In questi anni hanno avuto parecchie delusioni”, ha dichiarato l’avvocato Schembri facendo il suo ingresso al Palazzaccio per l’udienza odierna.
Per le sentenze, però, restano loro i colpevoli della strage. L’11 dicembre del 2006 furono loro, cioè, ad uccidere a colpi di spranga e di coltello i quattro vicini di casa, per poi dare fuoco al loro appartamento con l’intenzione di eliminare ogni traccia.
Il movente? Le frequenti liti intercorse tra loro e la famiglia Castagna-Marzouk, che viveva al piano superiore. Anche se lo stesso Azouz, che si è rifatto una vita, sostiene da tempo di credere alla loro versione e non a quella ufficiale.