25 Mar, 2025 - 15:20

Chi è Francesca Schianchi, l'ultima femminista da Propaganda alla corte della Schlein

Chi è Francesca Schianchi, l'ultima femminista da Propaganda alla corte della Schlein

Titolo a tutta pagina de La Stampa di oggi, 25 marzo 2025: "Non è un Pd per donne". Si controlli pure, due anni e tredici giorni dopo la presa del Nazareno di Elly Schlein.

Viene quindi da chiedersi: come fa un partito a non essere per donne se è guidato da una donna da 744 giorni? La risposta la dà la giornalista che firma l'articolo, Francesca Schianchi. Da oggi, definibile come l'ultima femminista alla corte della Schlein.

Perché? Il motivo è presto detto: leggendo il suo pezzo, si capisce che chi critica Elly Schlein lo fa solo per sessismo. Sì: da qualche settimana, la criticano solo perché è donna. Non perché magari, anche all'interno del Pd, c'è qualcuno che semplicemente non è d'accordo con le politiche che porta avanti la segretaria.

No: per Schianchi, aprono bocca solo perchè ella, cioè Elly, per dirla alla Salvatore Merlo del Foglio, è femmina. Non per altro. Per la serie. "Vorrei vedere se fosse un uomo...".

Ma le cose stanno davvero così?

Francesca Schianchi, da Propaganda alla corte di Elly Schlein

E quindi: sembra proprio che Francesca Schianchi si sia iscritta al club delle indignate in servizio permanente effettivo: non una di meno, una di più. Chi critica una donna la critica in quanto tale, perché la crede inferiore a prescindere, non perché magari in buona fede crede che stia sbagliando. 

E comunque: Francesca Schianchi (Parma, 1976) da anni è diventata una delle giornaliste parlamentari più conosciute al grande pubblico. Dopo la laurea in Lettere Moderne e la specializzazione in Storia del Cinema, ha frequentato un master in giornalismo a Bologna dopo il quale ha dato inizio alla sua brillante carriera collaborando prima con l'Ansa di Parigi e poi, tra le altre testate, con L'Espresso e il Secolo XIX

Quindi, il salto alla Stampa e, soprattutto, un posto fisso nella squadra di Diego Bianchi a Propaganda Live, la trasmissione cult per gli amanti della politica in onda il venerdì sera su La7.

I suoi commenti, le sue espressioni, il suo francese perfetto, la sua erre moscia, le hanno fatto conquistare negli ultimi anni la simpatia del pubblico tanto da essere designata come successore di Marco Damilano al momento del cosiddetto "spiegone": il riassunto dello stato delle cose che, ogni settimana, apre la trasmissione. Questo (su Ventotene) è stato, ad esempio, quello che ha tenuto venerdì scorso

E insomma: si capisce che Giorgia Meloni non le sta propriamente simpatica. Ma, leggendola stamattina, si capisce che nemmeno chi osa criticare la Schlein goda della sua ammirazione.

La strumentalizzazione di un tema vero

E già: perché quello della condizione femminile in Italia è un tema serio. Il gender pay gap, solo per citarne una voce, sta lì a dimostrarlo. Però, era il caso di sventolarlo parlando delle critiche piovute su Elly Schlein in questa prima parte del 2025?

Schianchi ha argomentato il fatto che il Pd, per lei, non è un partito per donne partendo dalla notizia che, domenica mattina, presentando il suo libro "Chi ha paura delle donne", la senatrice dem (di stretta osservanza ellyschleiana) Cecilia D'Elia ha introdotto il tema denunciando "quei maschi che cercano di spiegarle come deve fare".

Già: chi si permette di consigliare la Schelein? Lesa maestà! Tant'è che, secondo il resoconto di Schianchi, ha suscitato "una semi-ovazione alla sala". 

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E la segretaria del Pd non ha solo battuto vistosamente le mani, ma ha volutamente ripreso il tema: Posso dire che ci sono cose che mi vengono dette che a colleghi uomini di vent'anni di più nessuno si sarebbe mai sognato di dire. Nessuno si sarebbe sognato di dire, ha ripetuto due volte

ha riportato Schianchi nel suo articolo. Così, ha pensato di vendicarla.

La questione-sessismo all'interno del Pd

E allora: secondo il filo conduttore dell'articolo di Francesca Schianchi, ci sarebbe una questione sessista grande come una casa all'interno del Pd: una tigre nel salotto del Nazareno che si finge di non vedere.

Insomma: i vari Gentiloni, Prodi, Zanda, osano criticare la segretaria sulla linea politica che, ad esempio, ha assunto sul riarmo europeo? Zanda arriva a dire che non sarebbe una buona candidata premier?

Schlein-Schianchi ne fanno solo una questione sessista:

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Come se non bastasse vincere un congresso per ambire a quello che è stato riservato agli altri segretari e servisse sempre il permesso di uomini più adulti

scrive la giornalista ricordando un passo della biografia di Elly Schlein ("L'Imprevista") in cui sottolinea che "essere donna, giovane e autonoma significa dover fare il triplo degli sforzi per essere presa sul serio".

I veri temi che spaccano il Pd

Quindi, secondo Schianchi, ella, cioè Elly, sconta il fatto di essere donna. Senza dare alcun peso al merito delle critiche che vengono mosse alla segretaria, dal posizionamento internazionale sulla guerra in Ucraina e a Gaza al tema del lavoro (non tutti i dem sono per l'abrogazione del Jobs Act al prossimo referendum) fino all'opportunità di costruire il ponte di Messina. Insomma: mica bruscolini. 

Elly è intoccabile. Geneticamente non criticabile. E per questo Schianchi cita anche Alessandra Nardini, assessora regionale in Toscana, altra schleiana doc, che su Facebook ha lasciato scritto addirittura questo:

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Il fuoco di fila di questi giorni contro la segretaria è portato avanti in prevalenza da uomini di mezza età, eterosessuali cis-gender di altre stagioni politiche

E dire che nessuno degli uomini a cui si riferiva Nardini, che sembrano quasi degli appartenenti al Ku Klux Klan, quando sono stati segretari del Pd, hanno mai goduto di due anni di totale sudditanza da parte di tutte le frange del partito.

Quando è toccato alla Schlein, è bastato che qualcuno dopo 700 e passa giorni di regno inconstrastato cominciasse ad alzare la testa per far partire le bacchettate. Poco importa se all'insegna della demagogia e della strumentalizzazione di una questione, quella femminile, che pure la segretaria dovrebbe tenere davvero a cuore.  

Ma tant'è: questa è la definizione politica di Elly Schlein che Giuliano Ferrara ne ha dato il 12 marzo scorso. Difficilmente, come dimostra anche questa vicenda, confutabile:

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Segretaria del Pd eletta da una coalizione esterna al suo partito, con il contributo determinante di una parte della constituency grillina, che mise lo sguardo triste di Enrico Berlinguer sulla prima tessera stampata nel corso del suo mandato, forse non ricordando che Berlinguer nel 1976 aveva detto di sentirsi più sicuro e protetto sotto l'ombrello della Nato

Chissà se anche l'Elefantino finirà nel mirino della propaganda.

 

 

 

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Giovanni Santaniello
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