I controlli del fisco non vanno mai sottovalutati. Anche i disoccupati possono essere oggetto di verifiche: pochi si salvano dalle ispezioni promosse dall'Agenzia delle Entrate, specialmente se la dichiarazione dei redditi non è stata presentata. Il brivido dell'accertamento fiscale potrebbe coinvolgere anche i disoccupati, poiché il Fisco non si concentra solo sulle dichiarazioni annuali, ma compara anche le spese sostenute e quelle esenti. Come funzionano i controlli e chi rischia di più? Ecco un’analisi su cosa si basa il controllo del Fisco.
Per comprendere meglio come avvengono questi controlli, ti invitiamo a guardare il video "Come avvengono i controlli fiscali della Agenzia delle Entrate", pubblicato dall'Avv. Angelo Greco. Nel video, l'avvocato spiega in modo dettagliato i principali strumenti utilizzati dall'Agenzia delle Entrate per eseguire le verifiche fiscali, come il redditometro e le indagini finanziarie.
Il percorso per i controlli fiscali è lungo e può coinvolgere tutti i cittadini, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno presentato la dichiarazione dei redditi.
L'Amministrazione finanziaria osserva sia il reddito che il tenore di vita.
La vigilanza fiscale ha lo scopo di far emergere l’evasione fiscale, concentrandosi su elementi sospetti, come le discrepanze tra il tenore di vita e il reddito dichiarato. Per questo motivo, diventare disoccupato o nullatenente non protegge dai controlli fiscali.
Nei fascicoli dell'Amministrazione finanziaria non figurano solo i contribuenti con redditi dichiarati. Si tratta di una serie di strumenti, procedure e attività volte a individuare le discrepanze o le attività sommerse.
Con il redditometro, il Fisco stima il reddito dichiarato in base alle spese sostenute e ai beni posseduti dal contribuente.
Se emerge una discrepanza di almeno il 20% tra il reddito presunto e quello dichiarato, l'Agenzia può avviare un accertamento fiscale. Non tutti considerano che proprio in caso di queste discrepanze potrebbero scattare indagini sui conti correnti bancari, postali o su altri rapporti finanziari.
Per la verifica dei rapporti finanziari, il Fisco si avvale del software VeRa, un algoritmo che, incrociando i dati presenti nell'archivio dei rapporti finanziari e altre informazioni, individua le anomalie tra redditi dichiarati, movimenti finanziari, acquisti e immobili.
I motivi per l'avvio di un controllo possono essere diversi e riguardare tutti, anche i disoccupati, sui quali possono concentrarsi le verifiche sul tenore di vita e l'assenza di reddito.
Come spiegato da Money.it, se un nullatenente o disoccupato conduce una vita da benestante, acquistando beni di lusso senza dichiarare alcun reddito, potrebbe essere oggetto di accertamento fiscale e dovrà fornire prove documentali sulla provenienza economica, come vincite già tassate o donazioni.
Inoltre, il settore bancario è indirettamente coinvolto nei controlli fiscali, in quanto periodicamente comunica le informazioni sui movimenti in entrata e uscita dei propri clienti.
Pertanto, anche prelievi in contante, assegni o bonifici potrebbero far finire i disoccupati nel mirino del Fisco, in caso di presunzione di reddito non dichiarato.
Gli atti di accertamento fiscale possono riguardare irregolarità nelle dichiarazioni dei redditi, movimenti finanziari sospetti o il possesso di beni di lusso, come auto e imbarcazioni. Spesso, a far scattare gli accertamenti fiscali sono anche segnalazioni anonime da parte di enti o cittadini.
L’aspetto più rilevante nei controlli fiscali riguarda però l'incongruenza tra i redditi dichiarati e le anomalie che allertano il Fisco per presunzione di redditi non dichiarati. In caso di omissioni o incompletezze nelle scritture contabili, potrebbe partire un accertamento fiscale, con il reddito determinato in modo induttivo dal Fisco.
Come anticipato, sono le anomalie e le discrepanze tra il reddito e il tenore di vita a spingere il Fisco a richiedere chiarimenti al contribuente. Se non si fornisce una prova adeguata per giustificare l'anomalia, si possono subire conseguenze legali e amministrative.
Una delle prime conseguenze della mancata giustificazione è l’applicazione di sanzioni per reddito non dichiarato o non giustificato.
Ad esempio, in caso di mancata o infedele dichiarazione di un conto estero nel Quadro RW dei redditi, l’Agenzia potrebbe applicare una sanzione sull’importo non dichiarato che varia dal 3 al 15%, o del 30% per i conti situati in giurisdizioni con tassazione agevolata o assente (conti offshore).
Se dall'accertamento fiscale emerge un’evasione o una dichiarazione fraudolenta, il contribuente rischia sanzioni penali che possono comportare una pena detentiva da 1 anno e 6 mesi fino a 6 anni, nei casi di dichiarazione fraudolenta.