Non ha l’età, ha il talento. Piccolo grande Keita, tocca a te. La prima maglia da titolare, il debutto in Europa dopo l’esordio in serie A, la Supercoppa Primavera contro la Juve tra una settimana: vuole giocarla coi piccoli per vendicare la doppia sconfitta dei grandi. Il giorno è arrivato, è la notte di Keita, il bambino dai piedi d’oro. Lo aspettano tutti: società, compagni, tifosi, amici. Il predestinato si presenta all’appuntamento col destino. Un bel respiro e via, inizierà così il suo volo. Sogni, carriera, futuro, chissà quante cose penserà quando percorrerà il corridoio che porterà al campo. Gli torneranno in mente gli anni vissuti a Barcellona, nella cantera, quando Eto’o convocava i baby più promettenti per insegnargli l’arte del dribbling e del gol. Petkovic l’ha sganciato domenica nel finale del match col Chievo, lo promuoverà titolare stasera. Tocca a Keita, metterà piede in Europa a 18 anni. Si presenterà nel calcio dei grandi, è nato per sfondare, ha tutto per riuscirci. Non ci aspettiamo eccessi, gli è stata chiesta normalità. Petkovic gli ha parlato a fine mercato: «Ci sarà spazio, tieniti pronto, c’è bisogno anche di te. Gioca come sai, serenamente, senza pressione» . Non sono arrivate punte, dovranno bastare quelle presenti. A Keita s’aggrappano in molti, è la speranza del futuro, può diventare la sorpresa del presente.

LEDESMA – Coraggio, Keita. I compagni sono pronti ad aiutarlo, gli danno sicurezza. Domenica, appena entrato, ha indirizzato il primo pallone a Ledesma, la mira non è stata delle migliori. Il capitano s’è avvicinato e l’ha rincuorato in spagnolo: «Va bene Keita, va bene così» «Voglio vincere il più possibile e voglio rimanere nel gruppo dei grandi» , disse nel ritiro di Auronzo, era luglio. Li chiamava i grandi, erano i suoi compagni perché nel calcio, se hai talento, non ti serve l’età. Keita è la speranza della Lazio, uno dei baby più promettenti. Ha un’allegria spigliata e il dribbling come marchio di fabbrica, s’è presentato con umiltà in ritiro, nel modo migliore, in tanti non se l’aspettavano. Portava la cresta in stile Balotelli, la tolse, conta anche l’aspetto, è importante presentarsi bene. Lotito e Tare lo pronosticano nell’undici da tempo, l’hanno blindato nei mesi scorsi, gli hanno riconosciuto un ingaggio ricco (1 milione di euro da qui al 2017). Keita si sta comportando da uomo, questo volevano tutti. A 17-18 anni, se sai di essere bravo, di essere più forte degli altri, puoi perdere la testa. Keita è cresciuto sotto la guida di Bollini, quella scuola l’ha aiutato, l’ha migliorato sotto ogni punto di vista. L’esuberanza fa parte dell’adolescenza, a volte certi istinti sono difficili da soffocare, vengono fuori da soli. Keita li ha saputi controllare, ha iniziato presto a diventare grande, l’ha fatto prendendo coscienza di se stesso, del mondo che lo circondava, del successo che l’attendeva.

LA STORIA – I tifosi laziali lo aspettano e già gli vogliono bene, lo spingono, lo coccolano, lo riempiono di messaggi su Twitter. Keita, quando è entrato in campo domenica, è stato accolto dai cori della Nord, è un onore riconosciuto a pochi. I tifosi della Lazio si sono sentiti traditi da Zarate, cullano Keita, hanno voglia di sognare, ripongono grandi speranze in lui. Attaccante esterno da 4-3-3, origini senegalesi, Arbucias (città vicino a Barcellona) come luogo di nascita. Keita è cresciuto nel Barcellona, ma nell’estate 2010 il club lo diede in prestito al Cornellà. Quel ragazzino si scatenò, segnò 47 gol con gli Allievi. Keita, a 16 anni, scelse di non rientrare a Barcellona, gli spagnoli non si accorsero dell’imminente scadenza del contratto e si ritrovò libero. La Lazio l’ha preso a parametro zero, ha dovuto riconoscere un solo pagamento: l’indennizzo di formazione. Se diventerà un campione sarà un record.
Corriere dello Sport