21 Mar, 2025 - 16:53

Massimo Cacciari e la malattia mortale della politica italiana

Massimo Cacciari e la malattia mortale della politica italiana

​Negli ultimi decenni, la politica italiana ha assistito a un fenomeno preoccupante: l'aumento dell'astensionismo elettorale. Dagli anni '70, quando oltre il 90% degli elettori si recava alle urne, l'affluenza è progressivamente diminuita, raggiungendo quasi il 60% alle elezioni legislative del 2022. Questo calo indica una crescente disaffezione dei cittadini verso i partiti politici e le istituzioni parlamentari.

Massimo Cacciari l'aveva detto in tempi non sospetti: "I partiti soffrono di una malattia mortale"

Massimo Cacciari, in un'intervista del 2022, ha descritto questa situazione come una "malattia mortale" dei partiti e del Parlamento. Secondo Cacciari, la rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, sebbene rassicurante, aveva rappresentato una sconfitta per la politica, evidenziando l'incapacità del ceto politico di proporre soluzioni innovative e condivise. Tre anni dopo, nulla è cambiato. Anzi, la partitocrazia si è indebolita ancora di più.

Le cause dell'astensionismo sono molteplici. Uno dei fattori principali è la crisi dei partiti politici, che hanno progressivamente perso il loro radicamento sul territorio e la capacità di mobilitare gli elettori. Questo ha portato a una diminuzione del senso di appartenenza e identificazione degli elettori con i programmi politici, tradottasi in una minore partecipazione al voto. ​

Inoltre, la crescente complessità del panorama politico, caratterizzato da scissioni, ricomposizioni e alleanze spesso incomprensibili per l'elettorato, ha alimentato la sfiducia nei confronti delle istituzioni. La difficoltà nel comprendere le trasformazioni politiche e la percezione di una politica distante dai reali bisogni dei cittadini hanno contribuito all'aumento dell'astensionismo. ​

Questo fenomeno non è isolato all'Italia; in molti paesi europei si registra un calo dell'affluenza alle urne, soprattutto tra le generazioni più giovani. Le motivazioni alla base di questa tendenza includono la percezione di una scarsa efficacia del voto nel determinare cambiamenti concreti e una generale disillusione verso la classe politica. ​

 

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