La questione del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti è tornata a essere un tema di grande discussione politica, soprattutto da quando Donald Trump è diventato presidente. L'intenzione del presidente di smantellare il dipartimento federale ha suscitato numerosi interrogativi e polemiche.
Le origini del Dipartimento dell'Istruzione risalgono al 1867. Tuttavia, in quel periodo le sue funzioni erano diverse e più limitate e si concentrava sulla raccolta di statistiche sulle scuole e sulla diffusione delle buone pratiche educative.
Il Dipartimento ha acquisito le sue attuali competenze nel 1979. Oggi supervisiona i finanziamenti per le scuole pubbliche e gestisce anche i prestiti e gli aiuti per gli studenti. Si occupa inoltre di garantire l'applicazione delle leggi sui diritti civili che sono mirate a prevenire discriminazioni razziali o di genere nelle scuole che ricevono fondi federali.
Da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca, sono circolate notizie sulle intenzioni del presidente di smantellare il Dipartimento dell'Istruzione. A partire dal 20 gennaio, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi volti a modificare diversi aspetti della governance e della società americana.
L’amministrazione Trump, inoltre, con l’aiuto del Dipartimento per l'Efficienza del Governo (Doge) guidato da Elon Musk, mira a ridurre la spesa federale e rendere il governo federale più piccolo e snello.
L'11 marzo è stato annunciato che il 50 per cento dei lavoratori del Dipartimento dell'Istruzione sarebbe stato licenziato "come parte della missione finale". Inoltre, il personale del dipartimento interessato “sarà messo in congedo amministrativo a partire da venerdì 21 marzo". Alcune delle ragioni di questo provvedimento potrebbero essere l'eccessiva “burocrazia” e il “gonfiore” del Dipartimento.
I repubblicani hanno da tempo accusato il governo federale di avere troppo potere sulla politica educativa statale e locale.
Il presidente, invece, ha criticato le performance delle scuole pubbliche paragonandole a quelle di altri paesi. Secondo Trump, per aumentare le prestazioni scolastiche, gli Stati dovrebbero gestire la propria istruzione con una maggiore supervisione locale. La critica principale, quindi, è che il governo federale esercita una supervisione invasiva sulle scuole che ricevono finanziamenti federali.
Un'altra ragione alla base della possibile strategia di chiusura potrebbe essere la "cultura woke" del Dipartimento dell'Istruzione. Gli alleati di Trump accusano infatti il dipartimento di imporre ai bambini quella che definiscono la "cultura woke".
Trump stesso ha promesso durante la campagna elettorale di “tenere la teoria critica della razza e la follia transgender fuori dalle scuole”. Ha poi firmato ordini esecutivi che prendono di mira "l'estremismo dell'ideologia del genere" e le "politiche di diversità, equità e inclusione".
L'atteso ordine di Trump sarà un nuovo banco di prova per i limiti dell'autorità presidenziale. Tuttavia, per completare lo smantellamento del dipartimento, Trump ha bisogno di un'azione legislativa da parte del Congresso. In particolare, la votazione al Senato richiederebbe non solo il pieno sostegno dei repubblicani, ma anche il supporto dei democratici per raggiungere 60 senatori su 100. Infatti i repubblicani detengono una maggioranza di 53 a 47.
Il futuro del Dipartimento dell'Istruzione dipenderà dal supporto politico che il presidente Trump riuscirà a raccogliere al Congresso. Se la proposta di smantellamento dovesse andare in porto, potrebbe segnare una trasformazione radicale nel sistema educativo degli Stati Uniti. Tuttavia, al di là delle ragioni politiche e ideologiche, la questione solleva importanti riflessioni sul ruolo del governo federale nell'istruzione e sulla direzione che il paese intende prendere in materia di educazione pubblica.