Ve lo ricordate Massimo Cacciari, il filosofo ex sindaco di Venezia, europeista convinto, difensore della democrazia rappresentativa, delle conquiste dell'Occidente, della scienza, della tecnologia "eccetera eccetera", per dirla proprio come fa lui nei talk in cui continua ad essere invitato da guest star?
Beh. Quello, da cinque anni, dalla pandemia in poi, sembra fare capolino solo di tanto in tanto: non esiste quasi proprio più.
Cacciari, veneziano classe 1944, dai tempi del Covid che per lui coincisero con quelli della "Commissione dubbio e precauzione" messa su con il giurista Ugo Mattei, il filosofo Giorgio Agamben e il manager televisivo Carlo Freccero, sembra un'altra persona rispetto a quella, ad esempio, che nel 2018 intervenne a Milano in un forum del Partito Democratico in cui tenne una lezione memorabile sull'importanza, già allora, di difendere l'Europa e i valori occidentali.
Ad essersene accorti non sono solo i telespettatori più attenti. Ma, ad esempio, anche due suoi colleghi di università come Biagio De Giovanni e Umberto Ranieri.
Il primo che si accorse della metamorfosi di Cacciari fu Biagio De Giovanni, filosofo e, a sua volta, voce molto ascoltata dalla sinistra riformista. In occasione dei novant'anni di quest'ultimo, a dicembre 2021, l'Huffington Post gli chiese: a proposito di pandemia, come giudica le posizioni di Agamben e Cacciari? E lui rispose:
Insomma, gli diede una bella botta. Anche se poi Cacciari, pur dichiarandosi "contro gli strumenti utilizzati per combattere il Covid", fece anche la terza dose di vaccino.
Fatto sta che la razione di attacchi gli è stata raddoppiata negli ultimi giorni da Umberto Ranieri, anche lui docente universitario, politico vicino a Giorgio Napolitano, più volte parlamentare e animatore della Fondazione Mezzogiorno Europa. Questa volta, a proposito di Ucraina.
Dopo la pandemia, i vaccini e il Green Pass, perché desta tanto scalpore la posizione assunta da Massimo Cacciari sull'Ucraina? La risposta è semplice: perché sembra aver smentito se stesso.
Nell'ottobre 2018, in vista delle Europee dell'anno successivo, a Milano, tenne una lezione sull'importanza di difendere la democrazia rappresentativa e di costruire un'Europa di cui essere orgogliosi da standing ovation: vedere e ascoltare per credere:
E insomma: è solo una questione di "narcisismo televisivo" come ebbe modo di suggerire Biagio De Giovanni o c'è stato un prima e un dopo? Qualcosa che è intervenuto tanto da far cambiare totalmente atteggiamento all'ex sindaco veneziano di fronte ai grossi nodi dell'attualità?
Ranieri, che è un tipo che sa essere anche molto paziente, a un certo punto, non ce l'ha fatta più e l'8 marzo scorso, quando erano ancora freschissimi i fatti dello Studio Ovale tra Trump e Zelensky, all'indomani di una intervista del nostro alla Stampa di Torino, prese carta e penna e scrisse "quello che il filosofo non dice":
Ciò che comunque più ha sconvolto Ranieri di Cacciari è il modo in cui ha preso a parlare della sua Europa:
Ma cos'è che Cacciari dimentica di dire nei suoi ragionamenti? La risposta, per Ranieri, trova una pronta risposta:
L'Europa non ha fatto niente per la pace? Ranieri ricorda a Cacciari, tra l'altro, che due settimene prima dell'aggressione del 24 febbraio 2022, Macron si recò a Mosca avanzando proposte pacifiche, "ma fu umiliato da un tracotante Putin che aveva deciso la guerra".
E insomma, quel tavolone bianco con cui fu accolto al Cremlino il leader francese ce lo ricordiamo tutti (anche perché si scrisse che era di fabbricazione italiana).
In ogni caso: ora Cacciari per la pace propone la creazione di una provincia autonoma del Donbass all'interno della sovranità ucraina?
lo informa Ranieri, per il quale "siamo dinanzi ad avvenimenti che preludono a una nuova struttura del mondo". E, per l'Europa, "non è utile il catalogo di pessismismo inconcludente cui indulge Cacciari". Almeno la sua nuova versione.