Capita spesso così: i politici, anziché parlare dell'oggi per migliorare il domani, preferiscono azzuffarsi sul passato decontestualizzandolo, come ha fatto Giorgia Meloni ieri con il Manifesto di Ventotene.
Ma tant'è: è lotta politica anche quella. E oggi, nell'after day, la presidente del Consiglio si sente vittoriosa tanto da confidare ai giornalisti: "Ho fatto impazzire l'opposizione".
In ogni caso: con l'opposizione, oggi sono impazziti anche molti giornali per spiegare come quando e perché il Manifesto di Ventotene è diventato una sorta di boomerang per la sinistra. E il Foglio ha ripreso in mano un saggio dello storico Ernesto Galli della Loggia del 2014 per giungere a una conclusione fantozziana: "Il Manifesto di Ventotene è una boiata pazzesca".
Insomma: Giorgia Meloni, oggi a Bruxelles per il vertice europeo sul riarmo, l'Ucraina e i dazi di Trump, si è mostrata bella soddisfatta dell'effetto che hanno avuto le sue parole di ieri:
sono state le parole della premier che l'Ansa ha registrato così:
Il tutto, mentre in Italia il Partito Democratico continuava a mostrarsi scosso per quanto avvenuto ieri in Aula. Alessandro Alfieri, ad esempio, uno dei leader dell'ala riformista, l'ha messa così sui suoi canali social
E L'Espresso, nel tentativo di spiegare da quando come e perché il Manifesto di Ventotene viene visto come il fumo negli occhi dalla destra, ha ripescato un intervento del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano datato 2023.
E comunque: il Foglio, dicevamo, ha fatto un'operazione diversa. Il giornale di Claudio Cerasa è andato a ripescare lo storico Ernesto Galli della Loggia, il cui pensiero sul Manifesto di Ventotene (che si è potuto leggere già sul volume "Europa perduta?" scritto assieme a Giuliano Amato undici anni fa) è molto simile a quello che Fantozzi ebbe il coraggio di esprimere sulla Corazzata Potemkin
E quindi: cosa scrisse nello specifico lo storico Ernesto Galli della Loggia tanto da non far meravigliare nessuno nella redazione del Foglio delle parole utilizzate ieri da Giorgia Meloni?
Il che, in ogni caso, non ha escluso il fatto che, almeno in Italia, diventasse una sorta di totem, tanto da essere richiamato quasi sempre come la base del senso comune europeista. Peccato, però, che
si lamentava già nel 2014 lo storico nonché editorialista del Corriere della Sera spiegando che il Manifesto, per tre quarti, si occupava del problema del totalitarismo e delle sue cause, "frettolosamente individuate nella dimensione dello Stato nazionale, che sarebbe per sua natura destinato a produrre la degenerazione plutocratica fascista a spese di un liberalismo al quale non è più assegnata alcuna possibilità di sopravvivenza".
L'unica alternativa, quindi, per Spinelli, Rossi e Colorni, era lo stato federale europeo. Il quale, però, per loro, aveva senso solo se si prefiggeva "la riforma della società contro le diseguaglianze e i privilegi ".
Per questo scrivono che "la rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista". E da qui è saltata fuori la parola "dittatura" che ieri in Aula la Meloni si è tanto divertita a sottolineare con lo sguardo rivolto alla sua sinistra.
"Quello che il Manifesto propone - ha avuto modo di spiegare Galli della Loggia - è una rivoluzione dall'alto di tipo giacobino-leninista che non stia a curarsi troppo di che cosa pensa il popolo: polso fermo, largo impiego di soluzioni socialiste in economia e, se necessario, una certa dose di dittatura: questa la strada tracciata in vista dello stato federale europeo".
Galli della Loggia, in ogni caso, come fanno per definizione gli storici, contestualizza il testo:
Il cortocircuito, allora è nato proprio sabato alla manifestazione di piazza del Popolo organizzata da Repubblica e dal Pd per l'Europa. La piazza, in realtà, era spaccatissima tra chi era a favore e chi contro il riarmo dell'Ue. Quindi c'era bisogno più che mai di un collante mitologico che la unisse. E cosa c'era di meglio se non distribuire il Manifesto di Ventotene?
Sono le parole del 2014 di della Loggia, attualissime oggi.
Ora: per Fantozzi furono novantadue minuti di applausi. Chissà come andrà a Galli della Loggia.