Sabato pomeriggio è stato il souvenir più ricercato dai manifestanti di piazza del Popolo, la piazza pro Europa convocata da Repubblica con la regia politica del Partito Democratico di Elly Schlein: "Scusi, chi distribuisce il Manifesto di Ventotene?" C'era la fila per farselo autografare da qualche vip: da Jo Squillo a Roberto Vecchioni, del resto, ce n'erano a bizzeffe.
Ma questo benedetto Manifesto, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi sull'isola in mezzo al mare della provincia di Latina mentre l'Europa era dilaniata dalla Seconda guerra mondiale e oggi tornato al centro del dibattito (per non dire della rissa) parlamentare, fu scritto da confinati o da villeggianti?
La domanda non è né peregrina né, a dirla tutta, particolarmente originale. Perché sottintende anche il significato politico che si vuole dare al documento.
Ognuno lo legge come vuole. Tant'è che oggi Giorgia Meloni ha detto che "non rappresenta la sua Europa" volendo evidentemente provocare e dare il colpo di grazia al centrosinistra già smembrato in cinque, diverse parti con altrettante mozioni sul Vecchio Continente da riarmare e sull'Ucraina da difendere.
E comunque: paradossalmente, ci voleva una guerra in Europa e una premier di destra per tornare a parlare del Manifesto di Ventotene, il documento che immaginò gli Stati Uniti d'Europa mentre gli europei si ammazzavano l'uno con l'altro portando in trincea tutto il resto del mondo per la seconda volta in trent'anni: l'Europa federale mentre i suoi eserciti si schieravano l'uno contro l'altro.
Furono due visionari, Spinelli, "divenuto in carcere un federalista europeo", e Rossi, "uno studioso liberale acquisito al socialismo di concezione inglese", per citare lo storico Francesco Gui, a stenderlo sotto la dicitura "per un'Europa libera e unita".
Lì, in quell'isola sperduta del Tirreno, gettarono uno dei semi più fecondi della pace e del progresso che ci sarebbero stati, anche grazie all'Unione Europea, per (almeno) ottant'anni nel nostro Continente. Tant'è che il sito dell'Istituto Spinelli consente di scaricare il Manifesto in tutte le lingue dei Paesi dell'Unione. E quando si giunge al passaggio della "dittatura" citato dalla Meloni, ognuno potrà farsi un'idea se sia davvero quella l'idea di fondo che si voleva proporre nel 1941, senza nemmeno stare qui a ricordare che Spinelli, oltre trent'anni dopo, fu eletto nel Parlamento europeo grazie al Pci, ma non in quanto comunista e, quindi, sostenitore della dittatura del proletariato, bensì da indipendente.
E comunque, dopo l'attacco della Meloni, le polemiche si sono scatenate in parlamento quanto sui social. Quelli del comitato Ventotene, ad esempio, hanno lasciato questo post
Mentre le parole della Meloni sono state queste
Erano rivolte al centrosinistra, naturalmente. Ma citavano dei villeggianti o dei confinati come autori della pietra dello scandalo? Bisogna dire che la polemica è quasi coeva al Manifesto. E, molto probabilmente, fu fatta divampare ad arte da Curzio Malaparte il quale, avendo vissuto a Parigi, ben conosceva la forza e l'influenza della campagna di stampa contro il trattamento riservato dal regime fascista ai suoi oppositori politici.
Fu lui a scrivere per primo che, in fondo, chi era confinato da Mussolini a Ventotene piuttosto che a Lipari o a Ponza, non facesse altro che una sorta di villeggiatura.
Secondo Silverio Corvisieri, giornalista, storico, nonché uno dei fondatori di Avanguardia Operaia, l'idea che in fondo il confino imposto agli antifascisti fosse una villeggiatura "è sottintesa in tutti gli articoli di Malaparte in cui si magnificano le bellezze naturali dei luoghi che li 'ospitavano', quando descriveva l'ozio dei confinati e persino il loro abbigliamento casual" (corsi e ricorsi storici, ricordando ciò che qualche settimana fa è accaduto a Zelensky, criticato per la sua mimetica alla Casa Bianca).
E comunque: è stato Berlusconi, in tempi molto più recenti, a riportare in auge la polemica confinati o villeggianti a proposito del Manifesto, di Ventotene e delle sue isole sorelle. Per un certo periodo, al fine di tenere buona la parte destra della sua coalizione, prese a definire Mussolini "dittatore benevolo" e il confino patito dai suoi oppositori "villeggiatura".
Versione, naturalmente, ampiamente smentita dai documenti storici raccolti, tra gli altri, dallo stesso Corvisieri (che è nato a Ponza) e che gli servirono per il suo libro "La villeggiatura di Mussolini". Un libro in cui si ricostruiscono le reali, dolorose e, a volte, tragiche vicende dei confinati.