18 Mar, 2025 - 18:36

"ReArm Europe? No grazie": Meloni frena sull’esercito UE e sui soldati italiani in Ucraina

"ReArm Europe? No grazie": Meloni frena sull’esercito UE e sui soldati italiani in Ucraina

Oggi 18 marzo 2025, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha comunicato al Parlamento italiano le linee guida della politica estera governativa in vista del prossimo Consiglio Europeo. Le sue comunicazioni hanno toccato temi chiave come il sostegno all'Ucraina, le relazioni transatlantiche e le politiche commerciali dell'Unione Europea.

Temi che hanno assunto un'urgenza tutta nuova dopo qualche mese della presidenza di Donald Trump e dei suoi tentativi di congelare il conflitto fra Russia ed Ucraina, le sue minacce di dazi elevati contro l'Unione Europea (compresa ovviamente l'Italia) e di pretendere dagli aderenti alla Nato un livello di spesa difficilmente raggiungibile.

La Lega è rimasta particolarmente colpita dal discorso della premier, considerandolo come una vittoria per aver accettato alcune delle sue posizioni: il no all'esercito comune europeo e all'aumento delle spese militari è stato apprezzato. Dal lato delle opposizioni, il Partito Democratico ha proposto una "revisione radicale" del "ReArm Europe": un modo per la segretaria Elly Schlein di tenere il punto, ma anche di evitare pericolose fughe in avanti di qualche dissidente.

Cosa ha detto Meloni nei suoi discorsi alla Camera e al Senato

"Un annuncio molto roboante rispetto alla realtà e alla natura di quanto viene proposto, e bisogna segnalarlo": a opporsi al 'ReArm Europe' e all'invio di soldati italiani in Ucraina è stata la premier Giorgia Meloni. I suoi discorsi al Senato e alla Camera prima del Consiglio Europeo di fine marzo sono stati all'insegna di un forte equilibrismo: non scontentare la Lega e Forza Italia, non far arrabbiare Donald Trump e lodarlo per le sue iniziative di pace per la guerra russo-ucraina.

Meloni ha anche ribadito l'impegno dell'Italia nel sostenere l'Ucraina "finché necessario", ricordando l'importanza di cooperare con l'Unione Europea, gli Stati Uniti e gli alleati per raggiungere una pace basata sul diritto internazionale. Ha inoltre espresso parere favorevole agli sforzi del Presidente degli Stati Uniti per un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, unico modo per arrivare a una pace duratura.

La premier ha chiarito che l'invio di truppe italiane in Ucraina non è mai stato posto all'ordine del giorno. Meloni ha sottolineato che non ci sono garanzie di sicurezza nel dividere Stati Uniti ed Europa, sottolineando la necessità di mantenere un fronte unito.

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La proposta che io ho formulato ai nostri partner europei e occidentali prevede l’attivazione di garanzie di sicurezza, tra l’Ucraina e le Nazioni che intendono sottoscriverle, sul modello del meccanismo previsto dall’articolo 5 del Trattato NATO, senza che questo implichi necessariamente l’adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica. L’Italia considera la proposta di cessate il fuoco concordata l’11 marzo a Gedda da Stati Uniti e Ucraina un primo, significativo, passo di un cammino che deve portare a una pace giusta e duratura per l’Ucraina.

La necessità di non dividere Italia e USA resta anche in ambito commerciale e Meloni ha avvertito che esiste un pericolo di guerre commerciali derivanti da dazi e controdazi. Servono soluzioni pragmatiche e negoziate per evitare tensioni economiche che potrebbero arrecare danni alle aziende delle due sponde dell'Atlantico.

Felici le forze di maggioranza: "Con lei Italia al centro della politica internazionale"

La maggioranza di governo ha alla fine raggiunto un punto di caduta su una risoluzione che non menziona riferimenti espliciti al piano "ReArm Europe". Il documento finale si concentra così sul potenziamento delle capacità operative degli Stati membri nel quadro dell'Alleanza NATO, rafforzando l'unità della coalizione di governo nonostante le diverse posizioni interne.

Il senatore di FdI Marco Sciurria ha, fra i tanti a commentare i due discorsi di Meloni, indicato ancora una volta che nel momento del bisogno la maggioranza di centrodestra si è mostrata compatta. Le previsioni catastrofiste delle opposizioni, PD in particolare, non trovano quindi un riscontro nella realtà e l'Italia potrà tornare a recitare un ruolo importante sulla scena internazionale:

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La risoluzione unica che ci apprestiamo a votare oggi mostra la solidità della maggioranza. E questa non è una notizia, perché è da tre anni che la maggioranza vota in modo compatto. La notizia di oggi, piuttosto, è che il Pd ha presentato una risoluzione unica e unitaria, non era affatto scontato viste le divisioni nel partito.

Si potrebbe, insomma, pensare che Meloni abbia ancora una volta mostrato che il suo governo sa operare con pragmatismo sulla scena politica internazionale, cercando le soluzioni più adatte al contesto. Una specie di equilibrismo che bisognerà vedere se resisterà alla prova dei fatti.

Il PD evita lo strappo sulla propria risoluzione

Il timore nel campo delle opposizioni sembra il solito: quello di procedere in ordine sparso. L'intervento dell'ex premier Mario Draghi al Senato è stato accolto in modo diverso a seconda degli interlocutori. Azione e +Europa si sono schierati a favore delle parole di Draghi, che ha lodato le intenzioni di investire di più (anche facendo debito) a favore della difesa comune europea, suscitando le reazioni stizzite da parte della Lega - in particolare Claudio Borghi.

Dal Partito Democratico, invece, nessuna reazione alle parole dell'ex presidente della BCE. Qualche maligno ha sottolineato che Elly Schlein avrebbe convocato senatori e deputati dem proprio nella mattinata di oggi per "costringerli" a lavorare sul testo della risoluzione del PD, invece che andare a sentire Draghi.

Comunque sia, il sentimento comune fra i dem è un no compatto alle parole espresse da Meloni, ma soprattutto una richiesta di ripensare radicalmente il "ReArm Europe". Proprio su quest'aggettivo Schlein ha tenuto duro: pur comprendendo le posizioni di chi a Strasburgo ha votato a favore del piano presentato da Ursula von der Leyen, la segretaria ha però chiesto che nelle risposte al governo vengano sottolineate le loro ambiguità in politica estera e l'avvio di un percorso di integrazione europea che comprenda il settore della difesa.

Una posizione che, è questo l'auspicio, permetta di intercettare i voti di quei deputati e senatori dem potenzialmente simpatetici delle posizioni del Movimento 5Stelle (no totale al "ReArm Europe") e di Azione (un convinto sì alla proposta di von der Leyen).

I tre punti salienti dell'articolo

  • Linee guida della politica estera di Meloni - La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presentato in Parlamento le linee guida della politica estera del governo, focalizzandosi sul sostegno all’Ucraina, le relazioni transatlantiche e le politiche commerciali dell’UE. Ha ribadito che l'Italia continuerà a supportare l'Ucraina e a lavorare con gli alleati occidentali, pur evitando l'invio di truppe italiane.

  • Reazioni della maggioranza e dell'opposizione - La Lega ha accolto positivamente il discorso di Meloni, vedendolo come una vittoria sulle proprie posizioni, mentre l'opposizione ha criticato la mancanza di chiarezza su "ReArm Europe". Il PD ha proposto una revisione radicale del piano, mentre Draghi ha sottolineato l'importanza dell'integrazione europea in ambito difensivo, generando divisioni tra i partiti di opposizione.

  • Equilibrio politico e dinamiche interne - La risoluzione di maggioranza ha evitato riferimenti espliciti a "ReArm Europe" per mantenere l’unità della coalizione. Nel PD, Elly Schlein ha cercato di compattare il partito contro Meloni, ma ha dovuto mediare tra posizioni più vicine ai 5 Stelle (contrari al piano) e quelle di Azione (favorevoli alla proposta della Commissione Europea).

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Pasquale Narciso
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