ReArm Europe serve e sarebbe ora di coinvolgere anche i privati. A dirlo è l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi nel corso di un intervento nella Sala Koch di Palazzo Madama, in occasione di tre Commissioni riunite di Camera e Senato, mentre presentava il suo rapporto sull'Economia e sulla competetività. Draghi ha affrontato il tema del ReArm Europe, di recente al centro della piazza del 15 marzo 2025 voluta dal giornalista Michele Serra.
Non è la prima volta che l'ex presidente della Bce parla di difesa comune. Negli anni passati, già durante il suo trascorso nelle istituzioni europee, Mario Draghi ha spesso parlato della necessità di avere un esercito comune per poter affrontare le sfide comuni dell'Unione Europea. Durante lo scoppio della guerra in Ucraina, l'ex premier ha lavorato per creare un ponte tra Bruxelles e Kiev.
Draghi, durante la sua audizione nella Sala Koch di Palazzo Madama, ha illustrato il suo Rapporto sulla competitività europea davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. Tra i temi centrali, ha enfatizzato la necessità di una difesa comune europea, definendola “un passaggio obbligato”, soprattutto in seguito agli sviluppi internazionali come l'elezione di Donald Trump e il suo impatto sulla sicurezza globale, inclusi i dubbi sul ruolo degli Stati Uniti nella Nato.
L'ex premier ha anche toccato il tema del debito comune, spiegando che, per rafforzare la difesa e la sicurezza, l'Europa debba considerare soluzioni condivise di finanziamento. Draghi mette poi in cima all’agenda politica la riduzione del costo dell’energia, spiegando che l'abbassamento del costo delle bollette è fondamentale per rilanciare l’economia europea, sia per le imprese che per le famiglie.
Nonostante il brusco cambio del quadro internazionale, con l'arrivo di dazi e con crescenti incertezze geopolitiche, l'ex presidente del Consiglio ha ribadito che il suo Rapporto non è diventato obsoleto, anzi la situazione attuale ne ha reso la realizzazione ancora più urgente.
Durante lo scorso anno, Draghi in maniera quasi profetica ha esteso la sua visione della difesa comune europea al di fuori dell'ambito militare, abbracciando una visione strategica per la sicurezza del continente. Ha avanzato l'idea di incrementare gli investimenti comuni nell'area della difesa e delle tecnologie strategiche, chiedendo un aumento significativo della spesa annuale per infrastrutture, ricerca tecnologica e armamenti avanzati.
Draghi ha sempre considerato, anche durante la presidenza della Bce, la difesa comune europea come un tassello fondamentale della crescita politica ed economica dell'Unione. Già durante il suo mandato come presidente del Consiglio italiano, ha ribadito che senza una sicurezza solida, l'Europa non ha avuto alcuna possibilità di affermarsi come uno dei principali attori globali. Ha posto l'accento sulla necessità di rendere l'Europa meno dipendente dalle potenze esterne e più capace di rispondere autonomamente alle sfide globali.
Quello della difesa comune è un tassello fondamentale nella politica comunitaria per Draghi. Anche durante il suo mandato come presidente del Consiglio, Draghi ha trattato il tema della difesa comune nell'ambito della sua politica economica. In particolare, ha insistito sul fatto che la stabilità economica e finanziaria fosse essenziale per garantire anche la sicurezza collettiva europea.
In questo contesto, ha auspicato la creazione di fondi comuni per la difesa, in modo che l'Europa potesse affrontare le sue sfide senza dover fare affidamento su alleanze esterne. La guerra in Ucraina è scoppiata nel 2022, proprio agli sgoccioli della presidenza del Consiglio di Mario Draghi che - poco prima delle elezioni di settembre - ha sempre lavorato per costruire un ponte tra Bruxelles e Kiev. Una prima pietra verso l'operato che oggi la Commissione europea sta portando avanti.