In barba alla crisi economica e senza curarsi minimamente delle difficoltà che vivono gran parte delle famiglie italiane, l’università si presenta alla riapertura dei battenti con tasse di iscrizione ancora maggiorate. Il diritto allo studio, sancito dalla nostra Costituzione come soggettivo e fondamentale, rischia di divenire una possibilità alla portata di pochi, ma vediamo il perché. Sono ormai dieci anni che gli atenei nostrani rincarano la dose delle loro già onerose tasse costringendo milioni di studenti ad una dolorosissima rinuncia. La prima sottolineatura in questo senso va fatta a riguardo della tassa regionale. Aumenta ogni anno, non copre alcun tipo di servizio e viene giustificata con una dicitura che fa sorridere: contributo al diritto allo studio!
In alcune città d’Italia, vedi Napoli e Bergamo, questo fantomatico contributo è praticamente più che raddoppiato: da 60 a 140 euro. E non finisce qui, perché occorre analizzare la situazione relativa alle tasse legate direttamente all’Ateneo che si frequenta. Dato per appurato che il contributo che devono gli studenti alle università varia per fasce di reddito secondo modello ISEE, anche i meno abbienti si trovano a dover pagare tasse annuali per nulla abbordabili. Considerando solo le prime tre fasce, entro le quali è anche difficile rientrare per la pochezza del reddito che si deve produrre, le tasse annuali variano da 600 a 1000 euro, al netto della tassa regionale, dei biglietti per metro, bus e treni, dei soldi che occorrono per pranzare fuori e di quelli che servono per acquistare codici, saggi o libri di testo. In questa sede non vogliamo affrontare la casistica relativa agli studenti fuori sede, per i quali i costi aggiuntivi di affitto e bollette portano il computo totale ad una cifra sostenibile da sole famiglie benestanti.
In questa situazione giunta ormai al limite della criticità conclamata, anche gli studenti hanno deciso di volgere lo sguardo altrove, verso possibilità prima inesplorate ed ora improvvisamente allettanti. L’Università degli studi N. Cusano-Telematica Roma, alla luce dell’attuale situazione economica, ha deciso di rispondere alle necessità di tutti gli studenti proponendo un’offerta didattico-formativa che, oltre ad essere sostenibile, presenta anche una serie di servizi correlati a prezzi molto vantaggiosi. Alla UniCusano la retta annuale per ogni tipo di percorso di studi si attesta sui 2400 euro ma è a totale carico dell’ateneo la responsabilità di fornire qualsiasi tipo di materiale didattico, dalle dispense (sempre online 24 h su 24) alle lezioni video, dalle slide di riepilogo per ogni modulo affrontato ai test di valutazione per vagliare il grado di apprendimento. Quindi, uno studente UniCusano, pagata la sua retta, non avrà la necessità di spendere un euro in più. E poi, una mensa ristorante dove mangiare a soli 5 euro, una connessione wi-fi attiva e gratuita tutto il giorno, una foresteria con oltre 200 posti letto dove dormire (anche e soprattutto i fuori sede) a 39 euro a settimana. Per non parlare di una palestra all’avanguardia dove allenarsi gratuitamente, un parco di 6 ettari dove fare tranquillamente jogging al centro di Roma. Insomma, se lo studio è davvero un diritto sancito dalla nostra Costituzione, quanto meno dovrebbe essere tutelato. Tutelarlo non significa aumentare una tassa, bensì, migliorare un servizio.
Ufficio stampa/am