17 Mar, 2025 - 14:28

Chi saranno i più colpiti dai dazi di Trump? Quelli che lo hanno votato

Chi saranno i più colpiti dai dazi di Trump? Quelli che lo hanno votato

Mentre Donald Trump impone dazi sui prodotti stranieri per proteggere l'economia americana, i governi di tutto il mondo rispondono colpendo duramente i settori industriali e agricoli statunitensi. Ma c'è un'ironia amara in questa guerra commerciale: i lavoratori che pagheranno il prezzo più alto sono proprio quelli che hanno sostenuto Trump alle urne.

Secondo un'analisi del New York Times, le tariffe di ritorsione imposte da Cina, Canada ed Europa colpiscono in modo mirato le industrie che impiegano circa 7,75 milioni di americani. Di questi, 4,48 milioni lavorano in contee che hanno votato per Trump, mentre 3,26 milioni si trovano in contee che hanno sostenuto l'ex vicepresidente Kamala Harris. In altre parole, la maggioranza delle vittime economiche della politica protezionista di Trump appartiene al suo stesso elettorato.

Dazi, la strategia del contraccolpo

Gli avversari commerciali degli Stati Uniti hanno studiato attentamente la mappa elettorale per decidere dove far sentire il dolore economico. Non è un caso che le rappresaglie si concentrino nei bastioni repubblicani del Midwest, del Sud e delle zone rurali, dove il settore agricolo e manifatturiero è vitale. Gli agricoltori del Wisconsin, i produttori di auto dell'Indiana, gli operai del Kentucky: tutti potrebbero ritrovarsi con meno mercato per i loro prodotti e con meno sicurezza per i loro posti di lavoro.

Le tariffe di ritorsione non sono semplici misure punitive: sono studiate per esercitare una pressione politica. Colpendo i settori economici chiave nei territori che hanno votato per Trump, gli altri paesi stanno mandando un messaggio chiaro alla Casa Bianca: le vostre politiche commerciali hanno un costo elevato per la vostra stessa base elettorale.

Il paradosso agricolo

Gli agricoltori americani, tra i più fedeli sostenitori di Trump, hanno già subito le conseguenze delle sue guerre commerciali durante il primo mandato. Quando la Cina ha risposto ai dazi americani riducendo l'acquisto di soia dagli Stati Uniti, gli agricoltori hanno visto crollare le loro esportazioni e hanno dovuto fare affidamento sui sussidi di emergenza del governo federale. Ora la storia rischia di ripetersi, con i mercati esteri che si rivolgono a fornitori alternativi come Brasile e Argentina.

Non si tratta solo di soia: la carne di maiale, il mais, il grano e i latticini sono stati presi di mira dai governi stranieri, riducendo drasticamente le vendite degli agricoltori americani. Gli effetti potrebbero essere devastanti per molte comunità rurali, già alle prese con difficoltà economiche e un tasso di indebitamento in aumento tra le aziende agricole.

Una promessa che si sgretola

Trump ha sempre proclamato che il suo protezionismo avrebbe salvaguardato l'occupazione americana. Tuttavia, secondo uno studio del MIT e della Banca Mondiale, gli effetti combinati dei dazi imposti e delle rappresaglie straniere hanno avuto un impatto netto negativo sull'occupazione, vanificando qualsiasi beneficio economico. Gli stessi lavoratori che speravano in un boom del settore manifatturiero potrebbero ora trovarsi a fronteggiare licenziamenti e salari ridotti.

L'industria manifatturiera non se la passa meglio. Le aziende che producono acciaio, componenti per auto e macchinari pesanti stanno vedendo aumentare i costi delle materie prime a causa dei dazi imposti sugli import di metalli. Il risultato? Prezzi più alti per i consumatori americani e una competitività ridotta sui mercati esteri.

Nel Michigan, stato cruciale nelle elezioni presidenziali, le fabbriche automobilistiche si trovano tra l'incudine e il martello: da un lato i dazi sulle importazioni rendono più costosa la produzione, dall'altro le tariffe di ritorsione colpiscono le esportazioni americane, rendendo più difficile vendere auto all'estero.

Trump: "Sopportatemi e basta"

Di fronte alle critiche, Trump ha minimizzato il problema, dicendo agli agricoltori che potrebbero dover "sopportare" un altro periodo di difficoltà. Ma fino a quando il suo elettorato sarà disposto a farlo? Con il costo delle guerre commerciali che ricade in modo sproporzionato su chi lo ha eletto, la grande domanda per il 2024 è: i lavoratori e gli agricoltori americani saranno ancora disposti a pagare il prezzo delle sue politiche economiche? O finalmente capiranno che i dazi di Trump colpiscono più duramente proprio chi lo ha sostenuto?

Il messaggio che i paesi stranieri stanno cercando di inviare è chiaro: se l'America vuole giocare sporco con i dazi, anche il resto del mondo sa come rispondere. E la risposta, questa volta, arriva dritta nelle tasche degli elettori di Trump. La questione rimane aperta: fino a che punto saranno disposti a sacrificare il proprio benessere economico in nome della retorica protezionista del loro leader?

Il rischio di un boomerang politico

Se la storia recente ci ha insegnato qualcosa, è che le politiche economiche di Trump spesso si ritorcono contro chi le ha sostenute. La sua prima guerra commerciale ha richiesto costosi sussidi per mitigare i danni subiti dagli agricoltori, e non è detto che questa volta i fondi pubblici possano tamponare efficacemente le perdite. Con un debito pubblico in costante crescita, il governo federale potrebbe non essere in grado di distribuire aiuti economici come ha fatto in passato.

Inoltre, il malcontento tra gli agricoltori e gli operai potrebbe trasformarsi in un problema elettorale per Trump. Se le sue politiche commerciali continueranno a erodere il reddito di queste comunità, il sostegno in alcuni stati chiave potrebbe vacillare. Il Michigan, il Wisconsin e la Pennsylvania, che hanno contribuito alla sua vittoria nel 2016, potrebbero non essere altrettanto indulgenti questa volta.

Le guerre commerciali hanno conseguenze reali e concrete, e questa volta il peso maggiore ricade su chi ha creduto nelle promesse di Trump. Le politiche protezioniste non stanno riportando lavoro negli Stati Uniti, ma stanno mettendo in crisi settori vitali per l'economia americana. Alla fine, la domanda che ogni elettore di Trump dovrebbe porsi è: vale davvero la pena continuare a "sopportarlo"?

 

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Daniel Moretti
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