17 Mar, 2025 - 14:06

Usa deporta migranti in El Salvador, Bukele incassa consensi: cosa accade nella mega prigione?

Usa deporta migranti in El Salvador, Bukele incassa consensi: cosa accade nella mega prigione?

La deportazione di circa 250 migranti da parte degli Usa in El Salvador ha attirato l'attenzione internazionale suscitando dibattiti legali e politici. I migranti, accusati di far parte della pericolosa gang venezuelana Tren de Aragua, sono stati trasferiti nel paese centroamericano, dove saranno detenuti in un centro di alta sicurezza, il Cecot.

L’operazione ha sollevato interrogativi sulla legalità della misura e sul trattamento dei prigionieri, nonché sull’accordo tra i governi di Washington e San Salvador. Il controverso trasferimento si inserisce in una più ampia campagna del presidente Bukele contro le gang, ma non mancano le critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani.

Deportazione dei migranti in El Salvador: la controversia legale

L'amministrazione statunitense ha deportato circa 250 persone, presunti membri di Tren de Aragua, una gang venezuelana, inviandoli in El Salvador. Il trasferimento ha fatto notizia in tutto il mondo. 

Per poter procedere con la deportazione, la Casa Bianca ha attivato l’Alien Enemies Act del 1798, una legge risalente ai tempi di guerra che consente al governo di trattenere ed espellere persone senza udienze in tribunale e al di fuori delle normali procedure di asilo. Di conseguenza, la misura non rientra nelle attuali leggi sull'immigrazione. Tuttavia, un giudice federale ha ordinato il rientro degli aerei già partiti e ha bloccato temporaneamente le deportazioni per 14 giorni, poiché Washington non è formalmente in guerra con nessun paese. Questo periodo servirà per determinare la legalità dell’applicazione da parte di Trump di una legge tanto antica.

La sentenza è arrivata in risposta al ricorso di cinque migranti venezuelani che non sarebbero stati deportati. Nonostante l'ordine del giudice, i presunti membri di Tren de Aragua sono comunque atterrati in El Salvador, dove il presidente Nayib Bukele ha commentato ironicamente: "Oops... Troppo tardi."

L'insistenza dell'amministrazione Trump nel portare avanti queste deportazioni ha attirato particolare attenzione. Per alcuni analisti, il presidente potrebbe addirittura rischiare l'impeachment per la sua decisione di aggirare l’ordine della corte.

L’accordo tra Stati Uniti ed El Salvador

Bukele ha poi condiviso su X un video che mostrava il trasferimento dei deportati in un convoglio di autobus sorvegliato. Questo trasferimento dei prigionieri è parte di un accordo tra gli Stati Uniti e El Salvador raggiunto un mese prima con la partecipazione del segretario di Stato americano, Marco Rubio. In base all’accordo, El Salvador accetterà deportati dagli Stati Uniti di qualsiasi nazionalità, inclusi i criminali violenti americani incarcerati negli Usa.

Rubio, durante una visita a El Salvador per discutere delle politiche di immigrazione di Trump, si è detto soddisfatto dell’intesa affermando che il presidente Nayib Bukele "ha accettato un accordo migratorio senza precedenti, il più straordinario al mondo". Secondo i dettagli dell’intesa, l’amministrazione Trump prevede di pagare al governo salvadoregno 6 milioni di dollari all’anno.

Che cos'è il Cecot?

Il Cecot (Terrorism Confinement Center) è un centro di detenzione ad alta sicurezza situato in El Salvador, progettato principalmente per detenere presunti membri di bande criminali, tra cui quelli coinvolti in attività terroristiche o di alto profilo. La struttura è stata costruita come parte della più ampia strategia di Nayib Bukele contro la violenza delle gang nel paese.

Nel 2022, Bukele ha ordinato la costruzione di questa mega prigione come parte della sua lotta alle bande e la struttura è stata inaugurata nel 2023. Con una capacità massima di 40mila detenuti, il Cecot è destinato a ospitare un numero elevato di prigionieri, e ogni cella può contenere tra 65 e 70 persone.

Le condizioni all'interno del Cecot sono oggetto di critiche, poiché i detenuti non ricevono visite e hanno accesso limitato all'aria aperta. Le organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato preoccupazioni a riguardo delle condizioni di vita all’interno del centro caratterizzate da violenze e sovraffollamento.

AUTORE
foto autore
Nazlican Cebeci
condividi sui social
condividi su facebook condividi su x condividi su linkedin condividi su whatsapp
ARTICOLI RECENTI
LEGGI ANCHE