17 Mar, 2025 - 14:45

"The Electric State", i robot e Disney: la spiegazione del film Netflix dei fratelli Russo

"The Electric State", i robot e Disney: la spiegazione del film Netflix dei fratelli Russo

Chris Pratt e Millie Bobby Brown sono stati il duo inaspettato di "The Electric State", la commedia fantascientifica firmata Netflix dei fratelli Anthony e Joe Russo. Due ore e 8 minuti di totale immersione nei pericoli di un'eccessiva dipendenza dalla tecnologia.

In un futuro distopico dove i robot hanno cercato di ribellarsi agli umani e un'orfana cerca di ritrovare il fratello scomparso, l'ombra di Walt Disney aleggia minacciosa. Ma cosa c'entra il fondatore di una delle case cinematografiche d'animazioni più grandi di tutti i tempi? È vero ciò che i Russo raccontano nella sequenza iniziale? 

Di cosa parla "The Electric State"

La trama di "The Electric State" non è particolarmente complessa e, anzi, la sinossi della grande piattaforma dalla N rossa è piuttosto breve. 

L'idea dei fratelli Russo ruota attorno a un futuro retrò, dove a farla da padrone sono degli anni Novanta di un ventesimo secolo alternativo. In questo universo, robot e umani hanno convissuto più o meno pacificamente fino a una ribellione sindacale degli amici di ferro. 

Strano ma vero, a perdere non è la razza umana, ma proprio quei robottelli che tanto assomigliano a personaggi dei film d'animazione disneyani. Così, gli umani prendono il controllo del mondo e relegano in esilio i secondi, confinandoli in una sorta di prigione a cielo aperto. 

In mezzo al grande guazzabuglio appare Michelle (Millie Bobby Brown), orfana di genitori e convinta della morte del suo unico fratello. Almeno, fino all'arrivo di un robot, Cosmo, comandato proprio dal presunto fratello defunto, ma in realtà prigioniero. 

Ecco che Michelle e Cosmo partono all'avventura verso la zona d'esilio dei robot. Come ogni buona commedia, anche "The Electric State" è costellata di peripezie e ostacoli per la giovane protagonista, aiutata suo malgrado da un piccolo trafficante, Keats (Chris Pratt in versione Ryan Gosling di "Barbie"), e dal suo compagno robotico. 

Come finisce "The Electric State"?

Se "The Electric State" sembra ruotare attorno al viaggio di Michelle verso la verità e al conflitto robot versus umani, il finale della pellicola dona una note dolceamara alla vicenda. Ciò che spiazza, però, è l'inquadratura finale del film, che lascia allo spettatore qualche speranza sul destino di un personaggio.

Per capire la fine, tuttavia, è necessario tornare all'inizio e, in particolare, alla prima sequenza del lungometraggio dei fratelli Russo. In quegli iniziali momenti, i registi hanno esordito con la spiegazione di come gli umani siano riusciti a uccidere gran parte dei robot ribelli e a convincere l'altra parte ad andare in esilio.

Nel presente di Michelle, ormai, i robot sono illegali al di fuori della zona loro assegnata, ma Cosmo riesce in qualche modo ad arrivare fino a casa della ragazza e a convincerla di essere un'estensione del corpo del fratello Christopher "Chris".

Anni di lutto e metabolizzazione del dolore buttati al vento per correre alla ricerca dell'unico familiare rimasto in vita. Come detto prima, con l'aiuto di Keats e di alcuni robot, Michelle riesce nella sua impresa, ma è costretta a staccargli la spina per salvare il mondo da Ethan Skate (Stanley Tucci).

Nell'inquadratura finale, il robot Cosmo, che Chris utilizzava in precedenza per comunicare con la sorella sembra tornare in vita. Questo ha dato il via a un paio di ipotesi sul finale. La prima riguarderebbe il fatto che Cosmo sia diventato un semplice bot, dopo la sparizione del controllo di Chris, mentre la seconda sembra suggerire che una parte della coscienza del fratello possa essersi conservata in Cosmo e, dunque, Michelle ha - in un certo senso - ritrovato una famiglia, anche se Chris non è effettivamente in carne e ossa con lei.

Che c'entra Walt Disney?

In mezzo al dolore per la perdita, il senso di sconfitta e la lotta contro "il male", alcune sequenze del film, nonché lo stesso design dei robot hanno richiamato molto da vicino il magnate fondatore dell'omonima Walt Disney.

Perché? Nella sequenza d'apertura di "The Electric State", infatti, viene fatta trapelare l'idea che a inventare i robot sia stato proprio Walt Disney, sollevando di conseguenza i dubbi e le perplessità dei fan. 

Basato sull'omonima graphic novel di Simon Stålenhag, il "The Electric State" dei fratelli Russo lascia molto spazio all'interpretazione del pubblico, non riuscendo pienamente a dare lustro all'opera dell'artista svedese. 

Per dare contesto e spiegare la lore della pellicola, i fratelli Russo hanno cercato di spiegare come i robot siano nati e come siano arrivati a diventare essere tanto senzienti da intraprendere una lotta sindacale. È in questo frangente che il film si discosta dalla graphic novel e introduce l'idea di Walt Disney come dio creatore

Ovviamente il fondatore dell'omonima casa cinematografica non è mai stato un pioniere della robotic, ma il velato suggerimento è stato funzionale ai due registi per motivare l'estetica utilizzata per i robot, appunto, estremamente simili a personaggi disneyani.

Tuttavia, fra la storia del film e la realtà di Walt Disney un piccolo collegamento di verità c'è: l'imprenditore ha sempre investito molto nello sviluppo della tecnologia e nell'innovazione, il tutto - ovviamente - per migliorare la produzione dei suoi film animati. 

Un esempio di ciò è l'Audio-Animatronica, veramente inventata dalla branca ingegneristica di Walt Disney e sfruttata per creare marionette meccatroniche per i parchi a tema e nelle attrazioni Disney. Non si parla, certo, di veri robot, quanto più di pupazzi con movimenti pre-registrati e riprodotti in loop.

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Ilenia Scollo
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