Nella zona più menzionata d’Italia in questo momento, la terra è tornata a tremare la notte del 13 marzo, con una scossa di magnitudo 4.4 avvenuta all'1,25 di notte, con epicentro in mare al largo di Pozzuoli.
È stata la scossa più forte degli ultimi anni e lo sciame sismico non intende fermarsi.
L’ultima eruzione è avvenuta nel 1538. Nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della terra ancora in atto e dal 2023 la frequenza dei terremoti non intende arrestarsi.
Attualmente lo stato di allerta è giallo.
Il nome, in greco, significa proprio “campi ardenti”, e dà l’idea che già in origine fosse una zona caratterizzata da attività vulcanica.
È infatti una vasta area vulcanica in Campania, nel golfo di Pozzuoli che include i comuni di Bacoli, Giugliano, Procida, Napoli, Pozzuoli e Quarto. A differenza del Vesuvio, che è un unico vulcano, qui c’è un campo vulcanico, attivo da anni, distribuito su un’area chiamata caldera in stato di quiescenza.
Attualmente i Campi Flegrei sono caratterizzati da vulcanismo secondario, quando i vulcani quiescenti mostrano la loro attività residua, e da bradisismo, un movimento lento del suolo che lo deforma, lo abbassa e solleva in modo alternato, creando, durante l’innalzamento, terremoti di diverse intensità.
Città, paesi, costituiti da scuole, case, negozi e persone. Il consiglio regionale della Campania ha approvato un disegno di legge che vieta la nuova costruzione di edifici residenziali per evitare di aumentare il carico urbanistico residenziale di quella zona.
Attualmente è una superficie densamente abitata, ci sono circa 800mila abitanti.
Attualmente lo Stato si sta impegnando principalmente nella sensibilizzazione e nel dare consapevolezza alla popolazione del rischio vulcanico. Non è solo una questione scientifica ma anche sociale, che coinvolge cittadini e istituzioni.
La protezione civile ha distinto due aree all’interno della caldera: una zona rossa esposta al pericolo di invasione di flussi di magma che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone, e una zona gialla che in caso di eruzione subirebbe la ricaduta di ceneri vulcaniche.
Nel piano di evacuazione noto alla popolazione, ci sono due fasi: il pre-allarme e l’allarme.
Nella prima fase, le persone che vogliono possono allontanarsi autonomamente e trovare soluzioni abitative alternative con un sussidio dello Stato. Nell’allarme, tutta la popolazione della zona rossa deve lasciare il territorio entro 72 ore.
A cura di Sara Berardi.