Un'Europa forte militarmente ma che ripudia la guerra, attenta alle esigenze degli Stati del Sud del mondo e impegnata nella transizione green, favorevole a una stretta integrazione politica e, in fin dei conti, "bellissima". Piazza del Popolo si è riempita oggi 15 marzo con circa 30mila persone, con al seguito bandiere europee, georgiane e ucraine: l'Europa si (ri)fà oggi con la grande manifestazione indetta dal giornalista di Repubblica Michele Serra.
Un parterre di politici e non, esponenti della società civile e di quella artistica, che hanno dato vita tutti insieme ad un pomeriggio partecipato nonostante il tempo nuvoloso. Piazza esaurita, anche se l'età media è alta: con ogni probabilità l'intento degli organizzatori di "chiedere più Europa" ha fatto centro.
Saprà il governo dare ascolto a questa richiesta? Nel frattempo, ognuno propone la sua ricetta per rapportarsi agli Stati Uniti di Trump, alla Russia di Putin e alla Cina di Xi Jinping.
Il cielo, anche se nuvoloso, non ha scoraggiato circa 30mila persone dal presentarsi alla piazza per un'Europa che tanti cercano ma nessuno sa dove trovare. A Piazza del Popolo oggi 15 marzo 2025 c'era una certa attesa per vedere cosa sarebbe successo: dopo tante adesioni e ritirate dell'ultimo minuto, i maggiori partiti politici e molti cittadini hanno parlato a gran voce del futuro europeo.
Se si vuole individuare un filo comune tra gli interventi, dai politici ai cantanti, dal Terzo settore alla società civile, è la necessità di un cambio di passo immediato, senza rimandarlo al futuro. L'Europa proposta dalla piazza odierna va oltre le sue istituzioni politiche: è quasi un sentire comune, un atteggiamento che nasce anche dal fatto che gli Stati Uniti sembrano aver riconsiderato tante delle loro convinzioni geopolitiche e strategiche.
Mentre l'UE stanzia 800 miliardi per le armi noi siamo in piazza per dire una cosa molto chiara: NO al riarmo, NO all'Europa della guerra. Usiamo i soldi per scuole, sanità, cura del territorio.#15Marzo #organizzareilfuturo
— Potere al Popolo (@potere_alpopolo) March 15, 2025
????️@Giul_Granato @CollotMarta pic.twitter.com/TfTGSzPner
Non si sono segnalati incidenti o scontri con le Forze dell'Ordine: il colpo d'occhio su Piazza del Popolo ha mostrato moltissime bandiere dell'Ucraina, della Georgia e dell'Unione Europea. I primi due paesi lottano - sia con gli eserciti sia con le manifestazioni di piazza - contro le ingerenze russe, che pure avrebbero colpito in Romania con l'appoggio al candidato presidenziale di estrema destra Georgescu.
I riferimenti alla Russia non potevano mancare, perché dopo 3 anni di conflitto armato con l'Ucraina (che a sua volta ha avuto un precedente con l'occupazione russa del Donbass, nel 2014) e il disimpegno statunitense c'è necessità e urgenza di essere volenterosi di difendere i valori europei.
La presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha invocato il "ReArm Europe" come possibile soluzione, dotando i singoli stati membri di molte risorse finanziarie per ristrutturare i loro eserciti. A chi pensa che esista una contraddizione fra il chiedere la pace e armare gli eserciti e ingrossare i fabbricanti d'armi, valga come possibile risposta quella dello scrittore Antonio Scurati:
La dicotomia "noi/loro" è d'altronde molto forte in tanti interventi che si sono succeduti sul palco. Ad aprire la manifestazione di oggi è stato il suo ideatore, il giornalista Michele Serra: l'appello lanciato sulle colonne di Repubblica ha avuto una certa eco, sia in positivo che in negativo.
Per cosa si protesta, per cosa si chiede un forte cambiamento? Dipende dall'interlocutore. Il Partito Democratico si è ispirato, per spiegare la sua sofferta partecipazione, al "federalismo di Ventotene", mentre Riccardo Magi vorrebbe che "Bella Ciao" fosse cantata non solo per segnalare una superficiale adesione alla resistenza ucraina, ma anche per darle tutti gli strumenti necessari per combattere la Russia.
La sinistra manifesta, ufficialmente per l’Europa. Non so se scendere in piazza per chi brama armi, missili e carri armati sia una cosa intelligente mentre Trump, Zelensky e Putin parlano di tregua e di pace.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 15, 2025
La Lega ha votato e voterà sempre NO a eserciti europei o soldati… pic.twitter.com/zVOp3KWRtr
Coloro hanno però le idee chiare sono stati Usb, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, che hanno indetto una contro manifestazione a piazza Barberini. Lì alcune bandiere dell'Unione Europea sono state date alle fiamme, mentre una grande bandiera della pace è stata srotolata per indicare che la politica europea non deve tendere al militarismo ma ad una più generale diminuzione degli armamenti, così come ad aiuti concreti per lavoratori e non.
La partecipazione politica, come accennato, è stata numerosa, accompagnata anche dai sindacati (Cisl, Uil e CGIL), così come il "popolo dei sindaci" ha fatto sentire la propria voce. Ci vuole più Europa e su questa linea generale tanti interventi hanno ottenuto applausi dalla piazza e consensi: ma resta pur sempre il dubbio di quale direzione politica il continente vorrà prendere nel prossimo futuro.
Se la segretaria del PD Elly Schlein si limita a definire "bellissima" la piazza chiedendo di lasciare stare per un giorno le polemiche, gli altri esponenti dem sono stati più prodighi di dichiarazioni. Il voto su una risoluzione non vincolante del 12 marzo (sul Libro bianco della difesa europea riguardante anche il ReArm Europe) ha mostrato che la richiesta di Schlein per un'astensione non è stata rispettata in toto.
Il sindaco di Bari Antonio Decaro parla più genericamente di "sensibilità diverse" su un tema così complicato, allontanando però l'idea che qualcuno vorrebbe un congresso per sfiduciare Schlein.
Una bellissima #piazza. Composita certo e con tante opinioni diverse.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 15, 2025
Ma c’è un desiderio comune: gli Stati Uniti d’Europa. @Azione_it ha portato in piazza chi combatte e resiste per la #libertà senza la quale non c’è pace ma solo sottomissione, cittadini #ucraini e #georgiani… pic.twitter.com/b9tko6usat
La direzione sembra invece averla chiara il leader di Azione, Carlo Calenda, che nelle ultime settimane ha sempre condannato quei partiti (anche del "campo largo") che si professano europeisti senza però sapere in realtà cosa significhi per davvero. Calenda ritiene che la difesa degli interessi economici e politici europei passi anche da una difesa comune, da un esercito comune europeo che riprenda i tentativi della fine degli anni '50:
Per un'Europa solidale a livello sociale si sono espressi Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra. Per entrambi, "con l’aumento delle spese per il riarmo aumenterà il debito e tutto verrà scaricato sulle spalle delle future generazioni che saranno costrette a subire tagli di servizi e prestazioni, che noi riteniamo inaccettabili".
Partecipazione e motivazioni della manifestazione - La manifestazione del 15 marzo 2025 a Piazza del Popolo ha visto la partecipazione di circa 30.000 persone, con una forte presenza di bandiere europee, ucraine e georgiane. L’evento, promosso dal giornalista Michele Serra, ha riunito politici, esponenti della società civile e artisti per chiedere un’Europa più integrata, pacifista e attenta alle questioni ambientali e sociali.
Dibattito politico e posizioni contrastanti - Durante la manifestazione sono emerse posizioni diverse: alcuni esponenti politici, come Carlo Calenda, sostengono la necessità di un’Europa forte anche militarmente, mentre altri, come Potere al Popolo, Usb e Rifondazione Comunista, hanno organizzato una contromanifestazione a Piazza Barberini contro il riarmo, culminata nel rogo di bandiere europee.
Prospettive future e divisioni interne - Il dibattito sul futuro dell’UE resta acceso: il PD, pur presente in piazza, ha mostrato divisioni interne sulla questione della difesa comune. Schlein ha evitato le polemiche, mentre Calenda ha ribadito la necessità di un’Europa capace di difendere i propri interessi. Nel frattempo, i partiti di sinistra hanno espresso preoccupazione per l’aumento delle spese militari a scapito dei servizi pubblici.