Il Consiglio dei Ministri ha nuovamente cambiato la scadenza per l’adesione al concordato preventivo biennale concedendo più tempo ai contribuenti indecisi.
Così, è stata stabilita una nuova proroga fino al 30 settembre 2025. La proroga potrebbe essere positiva soprattutto per il Fisco, ma una cosa toglie l’altra. Infatti, è stata decisa anche una esclusione dalla possibilità del concordato.
Nell’articolo, vediamo i dettagli sull’ennesima proroga alla possibilità di aderire al patto con il Fisco e chi sono i nuovi esclusi.
Durante il Consiglio dei Ministri del 13 marzo 2025, è stato approvato in via preliminare un decreto legislativo correttivo sul concordato preventivo biennale. Si attende solo il parere delle Commissioni parlamentari.
La misura era stata anticipata già il 7 marzo scorso, durante un convegno con i commercialisti, in cui si era aperto il discorso su una possibile proroga del patto con il Fisco.
Alla fine del 2024, il tema del concordato preventivo biennale era molto caldo. Non ha portato a casa le adesioni sperate e, quindi, era stata già predisposta una riapertura dei termini.
Il 13 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato la proroga delle adesioni al concordato preventivo biennale al 30 settembre 2025. Si allunga di altri due mesi il periodo di tempo per aderire al patto con il Fisco, inizialmente prorogato al 31 luglio 2025.
Si tratta di una buona notizia per i commercialisti che temevano un accumulo degli impegni fiscali nel periodo estivo. Prima delle vacanze di agosto, infatti, ci sono come sempre fin troppe scadenze da rispettare.
La proroga è anche una mossa strategica per non far collassare gli studi professionali con altri adempimenti prima della pausa estiva, ma anche per raccogliere quanti più consensi possibili e far crescere il numero degli aderenti. Nulla cambia sulle modalità di adesione, che saranno le stesse già previste.
Accanto alla decisione di prorogare nuovamente i termini di adesione al patto con il Fisco, il Governo ha deciso anche una esclusione. I forfettari non potranno più aderire al concordato preventivo biennale.
A partire dal 2025, chi opta per questo regime agevolato non ha più la possibilità di stringere la mano al Fisco. Si tratta di una decisione presa perché le adesioni nel 2024 sono state molto poche.
Il motivo è davanti agli occhi di tutti: per loro, l’adesione durava solo un anno e rendeva il meccanismo poco interessante.
Di conseguenza, la scelta è stata l’esclusione dei forfettari dal patto con il Fisco per gli anni d’imposta in corso e per quelli successivi a questo. Una decisione presa nonostante le banche dati del Fisco si siano arricchite dei nuovi dati sulla fatturazione elettronica diventata obbligatoria dal 2024 anche per chi ha optato per la Flat Tax.
Come già detto, il campo di applicazione del concordato preventivo biennale si restringe. Ora, sono esclusi i professionisti che dichiarano redditi da lavoro autonomo ma fanno parte di una società tra professionisti, di un’associazione professionale o di una società tra avvocati, a meno che l'intero gruppo partecipi al concordato per gli stessi periodi d’imposta. Se anche un solo socio decide di uscire, non ci sono possibilità di recupero.
Inoltre, sono state introdotte nuove cause che portano alla cessazione dal regime. Se un socio lascia il concordato, la società perde automaticamente il diritto di restarci. Viceversa, se la società viene esclusa, anche i singoli soci devono abbandonare il regime.
Infine, il decreto ha aggiunto delle restrizioni sui conferimenti. Il concordato viene bloccato solo se riguarda il trasferimento di un'azienda o di un suo ramo. Se un socio semplicemente conferisce denaro, il meccanismo resta valido senza problemi.
1. Il Consiglio dei Ministri ha prorogato al 30 settembre 2025 la scadenza per l'adesione al concordato preventivo biennale, dando più tempo ai contribuenti indecisi;
2. I contribuenti con regime forfettario sono esclusi dalla possibilità di aderire al concordato preventivo biennale a partire dal 2025;
3. Sono stati introdotti nuovi criteri per l'esclusione e cessazione del concordato, inclusi cambiamenti per i professionisti in società e restrizioni sui conferimenti aziendali.