L'8 e il 9 giugno 2025 gli italiani saranno chiamati a votare per i 5 referendum ammessi dalla Corte Costituzionale: i quattro referendum sul lavoro e il Jobs Act e quello sulla cittadinanza italiana.
Lo ha deciso il Governo con l'approvazione del Decreto Elezioni, suscitando le proteste del centrosinistra e dei comitati referendari che accusano l'esecutivo di voler sabotare il voto.
Le urne referendarie si apriranno in concomitanza con i ballottaggi per le Elezioni Amministrative del 25 e 26 maggio, date che i sostenitori dei referendum avrebbero preferito anche per le cinque consultazioni popolari.
Una richiesta che, tuttavia, il Governo ha ignorato, optando per il turno di giugno, irritando l'opposizione e dando il là alle accuse di sabotaggio. Accuse, naturalmente rispedite al mittente.
Chi ha ragione? Vediamo perché i sostenitori dei referendum parlano di sabotaggio e come si difende il Governo.
È vero che la Consulta ha eliminato il quesito più spinoso, ovvero, quello sull'autonomia differenziata. È vero che i quattro referendum sul lavoro – Jobs Act compreso – rappresentano un problema solo nel centrodestra.
È, però, anche vero che il quesito sulla cittadinanza italiana non piace al centrodestra, che avrebbe tutto l'interesse a vederlo fallire.
E sarebbe proprio questa – secondo il centrosinistra – la leva dietro al tentativo di sabotaggio dei referendum da parte dell'esecutivo Meloni.
Il modo più semplice per farlo è ostacolare il raggiungimento del quorum. I referendum per essere validi, infatti, devono superare il 50% dell'affluenza alle urne.
I comitati referendari avevano chiesto al Governo di poter votare ai referendum nello stesso fine settimana del primo turno delle amministrative, quando milioni di italiani - in tutte le regioni d'Italia - si recheranno alle urne per eleggere sindaci e consigli comunali.
Il Governo, invece, ha optato per il secondo turno, ovvero, quello dei ballottaggi che fisiologicamente muovono un numero minore di elettori.
L'8 e il 9 giugno, inoltre, è il primo fine settimane dopo la chiusura delle scuole. Il primo fine settimana estivo, e molti elettori potrebbero decidere di andare al mare anziché recarsi alle urne.
La scelta di 'relegare' al turno dei ballottaggi il voto per i referendum è per il centrosinistra la prova della volontà del centrodestra di impedire il raggiungimento del quorum.
Per i comitati referendari e il centrosinistra, la scelta del Governo di optare - tra le due date a disposizione - per quella più sfavorevole alla partecipazione al voto è un segnale del fatto che la maggioranza ha paura dell'esito dei referendum.
La scelta della seconda data, a ridosso delle vacanze estive, infatti, potrebbe scoraggiare gli elettori riducendo la partecipazione.
Ne è convinto Riccardo Magi, il segretario di +Europa che è anche il partito che ha promosso il referendum sulla cittadinanza italiana.
Per il segretario di +Europa #Magi, la scelta del #governomeloni di fissare i #Referendum a giugno dimostra paura dell’esito.
— Tag24 (@Tag24news) March 14, 2025
“Questa data dimostra tutta la paura per questo voto, perché tra le due possibilità è stata scelta quella più sfavorevole alla partecipazione popolare.” pic.twitter.com/Z2C6Jog71B
Ha accusato Magi, che poi ha anche evidenziato come la battaglia per il raggiungimento del quorum passi anche dall'ampliamento della possibilità di voto fuori sede a studenti e lavoratori.
Davvero il Governo ha paura dei referendum? In effetti, è noto che nella maggioranza, il quesito che prevede il dimezzamento dei tempi per l'ottenimento della cittadinanza italiana per gli immigrati regolari, non è ben visto. Soprattutto dalla Lega e da un'ampia fetta di Fratelli d'Italia.
Se dovessero prevalere i 'sì', l'esecutivo si troverebbe nella scomoda posizione di dover legiferare su un tema estremamente divisivo per il centrodestra. Viceversa, ignorando la volontà popolare, dovrebbe spiegare i motivi agli elettori italiani.
Ecco perché, se non si raggiungesse il quorum, sarebbe un grattacapo in meno con cui fare i conti.
Il Governo, però, rifiuta questa narrazione e attacca a sua volta l'opposizione accusandola di essere pretestuosa. Dall'esecutivo, interviene il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
Ha sostenuto Ciriani.