Dopo Strasburgo, Montecitorio e palazzo Madama. Il day after del Pd dopo la spaccatura su ReArm Eu non porta la calma ma ancora discussioni. Il voto dell'Europarlamento sul Piano di difesa europeo ha lasciato il segno e tra i dem le tensioni si sono spostate sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in Parlamento vista del Consiglio Ue della prossima settimana. Tra Senato e Camera c'è da ascoltare le parole della premier e poi votare le mozioni dei vari Gruppi. ''Difficile dire che non ci sia una discussione'', ammette un deputato-pontiere già al lavoro sulla questione. Una riunione dei gruppi dem è prevista a inizio settimana, a ridosso del voto, anche se ancora non è stata convocata formalmente.
La paura è che, con le ferite di Strasburgo ancora aperte, ''anche questo passaggio possa essere utilizzato in modo strumentale ai fini interni'', sempre per citare le preoccupazioni dei parlamentari dem. In questo contesto, anche il testo che presenterà la maggioranza diventa fonte di preoccupazione: il timore e che potrebbe finire per attirare qualche voto Pd ed evidenziare ancora di più la frattura interna. La 'patata bollente' è nelle mani dei capigruppo e del responsabile Esteri Peppe Provenzano, che già ieri nel dopo-Rearm Eu era stato chiaro: ''L'astensione è la posizione coerente con l'impostazione che il Pd sta portando avanti anche a seguito di una discussione in direzione, finita senza voti contrari''.