Capelli corti, giubbino grigio e jeans. Così Andrea Sempio, 37 anni compiuti ieri, 12 marzo 2025, si è presentato questa mattina al Comando dei Carabinieri di via Vincenzo Monti, a Milano. Alle 9.30, insieme ai suoi avvocati Massimo Lovati e Angela Taccia - sua amica d'infanzia -, è sceso da un taxi e, facendosi strada tra i giornalisti, è entrato in caserma per sottoporsi al test del Dna al quale, la scorsa settimana, si era opposto e che gli è stato poi imposto.
All'uscita, circa un'ora dopo, Sempio non ha voluto rilasciare dichiarazioni. A parlare sono stati i suoi avvocati. "Siamo sereni, non abbiamo nulla da temere", ha detto l'avvocata Taccia. Il collega Massimo Lovati si è spinto oltre. "Il ragazzo è tranquillo, perché è innocente", ha affermato.
"L'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, organizzata dagli investigatori dello studio dei difensori (di Stasi, ndr)", ha poi aggiunto, spiegando che Sempio "non si è sottoposto volontariamente al test perché volevamo l'ordinanza del gip, una persona terza".
Le immagini mandate in onda dalla trasmissione Mediaset "Mattino 5" oggi, 13 marzo 2025.
Il suo assistito è stato da poco iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio in concorso per il delitto di Garlasco, in cui, nell'agosto del 2007, perse la vita la giovane Chiara Poggi, sorella maggiore del suo amico Marco.
Il Dna prelevato a Sempio sarà confrontato con quello rinvenuto sotto le unghie della vittima, in passato giudicato "inutilizzabile" perché "degradato", ma ora analizzabile grazie alle nuove tecnologie. Non è la prima volta, tuttavia, che il 37enne viene coinvolto nelle indagini relative al delitto.
Nel 2016, gli avvocati di Stasi - condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, ma sempre proclamatosi innocente - presentarono alla Procura una consulenza che evidenziava la compatibilità tra il profilo dell'uomo e quello trovato sotto le unghie della vittima.
Nonostante ciò, il gip di Pavia, decise infine di archiviare la sua posizione, definendo quanto emerso un "maldestro tentativo difensivo di trovare un colpevole alternativo a Stasi". Il caso fu quindi chiuso. Nel 2022, una nuova consulenza è giunta però alle stesse conclusioni della prima.
Spingendo la Procura a chiedere la riapertura delle indagini. Quelle che ora dovranno chiarire tutti i dubbi. Non solo sul Dna, ma anche sulle tre telefonate che Sempio fece ai Poggi nei giorni precedenti al delitto, quando l'amico era già partito insieme ai genitori per il Trentino e Chiara era sola.
Sulle tracce rinvenute sulla scena del crimine: impronte di scarpe e ditate sul dispenser del sapone del bagno al piano terra della villetta. E sull'alibi che il 37enne sostenne di avere. Che, secondo qualcuno, potrebbe essere stato "precostituito".
Quando fu ascoltato, nell'ottobre 2008, Sempio dichiarò di aver trascorso la mattina del 13 agosto 2007, giorno dell'omicidio, aspettando la madre, "che era andata a fare la spesa", per poi recarsi a Vigevano "con l'unica macchina a disposizione della famiglia", "per andare in libreria".
E aggiunse: "Ricordo di aver parcheggiato la vettura in un parcheggio a pagamento". Consegnò anche lo scontrino, perfettamente intatto nonostante il tempo trascorso. Come se potesse averlo conservato con l'intento di dimostrare che, appunto, avesse un alibi.
Oggi, Sempio lavora in un negozio di telefonia. "Sta male", ha fatto sapere il suo avvocato, facendo riferimento all'attenzione mediatica che per la seconda volta travolge la sua vita. Anche per la famiglia Poggi non è facile.
ha detto la mamma di Chiara, Rita, ai giornalisti.
"Però vorrei fosse chiara una cosa", ha aggiunto. "Per noi vale la sentenza definitiva della Cassazione". Che ha riconosciuto colpevole, al di là di ogni ragionevole dubbio, l'allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, ormai vicino alla fine della pena.