Passa il ReArm Europe al Parlamento europeo. La risoluzione sul Libro bianco riguardante la difesa dell’Unione Europea è passata a Strasburgo con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni. La strategia, presentata subito dopo il battibecco tra il presidente statunitense Donald Trump e il corrispettivo ucraino Volodymyr Zelensky, prevede 800 miliardi di euro di investimenti nella difesa dei 27 Stati membri dell'Ue.
Il quadro dei favorevoli, dei contrari e degli astenuti non sorprende per nulla. Hanno detto sì al riarmo europeo Fratelli d'Italia e Forza Italia. Dopo alcuni iniziali timori, il partito di governo guidato da Giorgia Meloni si è espresso a favore del piano. Nessun dubbio per gli alleati guidati da Antonio Tajani che da sempre si sono detti favorevoli a un primo passo per un esercito comune.
Lega, Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, invece, si oppongono. A uscire ancora più spaccato è il Partito Democratico. Mentre la segreteria ha dato indicazione di astenersi, alcuni esponenti hanno votato sì al riarmo. Sebbene negli scorsi anni il Pd sia stato favorevole all'invio di aiuti in Ucraina, negli scorsi giorni la segretaria Elly Schlein si è espressa contro il ReArm Europe.
Passa la risoluzione sul Libro bianco relativa alla difesa anche grazie al voto degli esponenti di Fratelli d'Italia e Forza Italia. Della maggioranza di governo, solo la Lega si è espressa contro il ReArm Europe, come del resto aveva abbondantemente anticipato il vicepremier Matteo Salvini. Non passa invece la mozione di Fratelli d'Italia per il cambio del nome del piano in "Defende Europe".
Negli scorsi giorni, la delegazione del partito di governo italiano all'Europarlamento aveva chiesto un cambio del nome per valorizzare anche altri aspetti del piano da 800 miliardi di euro. Al centrodestra "si uniscono", inaspettatamente, anche alcuni esponenti del Partito Democratico.
Chi sono gli eurodeputati del Pd che, in barba alle richieste della segretaria Elly Schlein, hanno detto sì al piano di riarmo dell'Europa? Hanno votato a favore del piano l'ex presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, l'ex sindaco di Bari Antonio Decaro, l'ex primo cittadino bergamasco Giorgio Gori, le due eurodeputate autosospesesi dal gruppo dei socialisti Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo, Giuseppe Lupo e Pierfrancesco Maran.
Uno smacco alla segretaria del Pd da parte di un gruppo di "dissidenti" ben noto tra le fila dei dem. Non sorprende la presenza di Bonaccini, ex sfidante di Elly Schlein alle primarie del partito del 2023. Si sono astenuti, come richiesto dalla segreteria del partito, Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Brando Benifei, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Camilla Laureti, Cecilia Strada, Marco Tarquinio e Lucia Annunziata.
Nessun dubbio da parte del Movimento Cinque Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra alla risoluzione votata oggi dal Parlamento europeo. Nella giornata di ieri, 11 marzo 2025, una cinquantina di esponenti pentastellati si sono recati a Strasburgo per contestare il piano di riarmo voluto da Ursula von der Leyen. Avs, dal canto suo, ha sempre espresso la sua contrarietà, anche se i leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno detto che saranno presenti nella piazza per l'Europa del 15 marzo a Roma.
Passa quasi in sordina, in un contesto così concentrato sul riarmo, l'emendamento presentato dal Partito Popolare Europeo in cui si chiede di inserire nel testo la dicitura "l’accoglimento con favore della dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro nel Regno dell’Arabia Saudita l’11 marzo 2025, compresa la ripresa dell’assistenza militare e della condivisione di intelligence da parte degli Stati Uniti, nonché una proposta per un accordo di cessate il fuoco di 30 giorni".
Non resta ora che attendere i prossimi passi per la costruzione di un esercito europeo. L'approvazione di oggi da parte della plenaria di Strasburgo sarà sicuramente ricordata nella storia dell'Ue.