Non soltanto cittadinanza, anche lavoro: i referendum di questa primavera/estate 2025 mettono al centro del dibattito politico e mediatico l'abolizione del contratto a tutele crescenti e delle norme sui contratti a termine, due misure alla base del tanto contestato Jobs Act di renziana memoria.
I promotori referendari vogliono evitare che alcune questioni vengano sottovalutate. Quando si andrà a votare? La Rai garantirà un'informazione adeguata per far capire alla cittadinanza le motivazioni dei referendum? Nella conferenza stampa di oggi 10 marzo 2025 Riccardo Magi e Maurizio Landini, leader di +Europa e segretario generale della CGIL, hanno annunciato cosa faranno in concreto per sbloccare la situazione.
È passato quasi un mese da quando Landini e Magi avevano inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni, chiedendo un incontro per discutere di date e modalità di partecipazione ai referendum. Non c'è stata però ancora nessuna risposta, ma domani 11 marzo è previsto un incontro con l'Ad della Rai.
Un tasto sul quale i promotori dei quesiti referendari sul Jobs Act e sulla cittadinanza hanno battuto negli ultimi tempi è il capire come portare i cittadini e le cittadine italiani alle urne. L'esperienza dei precedenti referendum, che hanno faticato molto nel raggiungere il quorum di voti o lo hanno mancato proprio, insegna che sono necessari due elementi: un giorno adatto al voto e un'informazione esauriente.
In entrambi i casi, Maurizio Landini e Riccardo Magi si sono mostrati scettici su quanto il governo (non) sta facendo. Il segretario generale della CGIL e il leader di +Europa hanno chiesto, nella conferenza stampa di oggi 10 marzo 2025 presso l’Associazione Stampa Estera in Italia, un incontro urgente per capire quando si potrà votare per i referendum e chi potrà farlo.
Su quest'ultimo punto, sia Landini che Magi indicano che esistono ancora ostacoli legislativi notevoli per portare alle urne gli studenti e le studentesse fuori sede, così come i cittadini italiani che abitano all'estero. In entrambi i casi, i promotori referendari lamentano un possibile danno democratico nel caso in cui il governo non riuscisse a mettere in campo gli strumenti per farli votare.
Su questo punto Magi si era già espresso alla metà di questo gennaio, e da allora la situazione non sembra cambiata. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni aveva ricevuto una lettera dalle associazioni referendarie il 15 febbraio, ma dopo quasi un mese di attesa i contorni dello scenario sono ancora nebulosi: lo ha affermato lo stesso Magi durante la conferenza stampa.
Il fatto che la Consulta abbia bocciato, il 20 gennaio, il quesito referendario sull'autonomia differenziata aveva colpito sia i suoi sostenitori che i suoi detrattori. Nei primi rientra la Lega, che si è trovata con una riforma bloccata e da riscrivere in alcuni dei suoi elementi più importanti (come la definizione dei Lep), mentre nei secondi i partiti come AVS, +Europa, M5S e PD si sono ritrovati senza quell'elemento che avrebbe garantito una massiccia partecipazione alle urne.
Si spera che dal governo arrivino buone notizie. Si è ipotizzato in queste ore l'introduzione di un "election day" per accorpare referendum e magari elezioni regionali, ma è necessario che tutta la cittadinanza italiana conosca le modalità di voto e abbia tutti gli strumenti per farlo.
Landini, dal canto suo, difende la bontà dei quesiti che riguardano principalmente il lavoro (ripristinare il diritto alla reintegra per i licenziamenti illegittimi, rimuovere il tetto massimo agli indennizzi per i lavoratori delle piccole imprese, reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di giustificare i contratti a termine sotto i 12 mesi, rendere le aziende committenti sempre responsabili della sicurezza negli appalti) e parla di una vera e propria "primavera referendaria":
Per il segretario della CGIL, anche il lavoro è un pilastro essenziale della vita democratica. L'auspicio è che tutti quindi collaborino, dai partiti al governo a quelli d'opposizione, fino agli organi di informazione: "Mi aspetto che le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, diano indicazione intanto per andare a votare. Troverei grave e antidemocratico se qualcuno desse indicazione di andare al mare e di non votare".
Come accennato, domani ci sarà un incontro fra i promotori dei referendum e l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. In mancanza di indicazioni da parte del governo, Magi ha ottenuto di poter parlare con chi organizza i tre palinsesti della tv nazionale: lo scopo è di capire quale copertura informativa ci sarà sui cinque quesiti referendari.
Con altri referendum in passato è capitato di sentir dire che, fra le varie ragioni dei loro fallimenti, ci sia stata anche la mancanza di informazione: non parlandone nessuno, un cittadino si è poi trovato in difficoltà nel votare, mancando anche totalmente l'appuntamento elettorale. Essendo la commissione di Vigilanza Rai bloccata sulle nomine, la preoccupazione è che questa sia usata come scusa per evitare un argomento scomodo per l'attuale governo.
Allo stesso tempo, manca ancora quella legge promessa dal 2024 riguardo il voto degli studenti e delle studentesse fuori sede. Nell'occasione delle Europee si era sperimentata la possibilità di votare nella propria città di residenza: secondo il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi i risultati all'epoca non furono tali da convincere il governo a rendere questa possibilità definitiva e strutturale.
Una proposta di legge in tal senso è ferma in Senato, ma sembra che il governo non riuscirà a votarla alla Camera e al Senato prima dei referendum.
Referendum sul lavoro e cittadinanza: i quesiti referendari del 2025 puntano all'abolizione del contratto a tutele crescenti e delle norme sui contratti a termine, pilastri del Jobs Act. I promotori, Riccardo Magi (+Europa) e Maurizio Landini (CGIL), chiedono chiarezza sulle date e sulle modalità di voto, lamentando l’assenza di risposte dal governo.
Ostacoli alla partecipazione: si evidenziano criticità riguardo il voto dei fuori sede e degli italiani all'estero. I promotori denunciano un danno democratico se non verranno garantite soluzioni. Inoltre, c’è incertezza sulla copertura informativa della Rai, essenziale per raggiungere il quorum.
Election day e mobilitazione: si ipotizza un election day per aumentare l'affluenza. Landini parla di una "primavera democratica" e chiede a tutti i partiti di favorire la partecipazione, criticando eventuali inviti all’astensione. Intanto, si attende un confronto con il governo e la Rai per chiarire le regole del voto.