10 Mar, 2025 - 16:32

Caos referendum 2025, Landini e Magi chiedono risposte su date e partecipazione

Caos referendum 2025, Landini e Magi chiedono risposte su date e partecipazione

Non soltanto cittadinanza, anche lavoro: i referendum di questa primavera/estate 2025 mettono al centro del dibattito politico e mediatico l'abolizione del contratto a tutele crescenti e delle norme sui contratti a termine, due misure alla base del tanto contestato Jobs Act di renziana memoria.

I promotori referendari vogliono evitare che alcune questioni vengano sottovalutate. Quando si andrà a votare? La Rai garantirà un'informazione adeguata per far capire alla cittadinanza le motivazioni dei referendum? Nella conferenza stampa di oggi 10 marzo 2025 Riccardo Magi e Maurizio Landini, leader di +Europa e segretario generale della CGIL, hanno annunciato cosa faranno in concreto per sbloccare la situazione.

È passato quasi un mese da quando Landini e Magi avevano inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni, chiedendo un incontro per discutere di date e modalità di partecipazione ai referendum. Non c'è stata però ancora nessuna risposta, ma domani 11 marzo è previsto un incontro con l'Ad della Rai.

Al via i referendum sul lavoro, Magi: "Il governo ci dica la data del voto"

Un tasto sul quale i promotori dei quesiti referendari sul Jobs Act e sulla cittadinanza hanno battuto negli ultimi tempi è il capire come portare i cittadini e le cittadine italiani alle urne. L'esperienza dei precedenti referendum, che hanno faticato molto nel raggiungere il quorum di voti o lo hanno mancato proprio, insegna che sono necessari due elementi: un giorno adatto al voto e un'informazione esauriente.

In entrambi i casi, Maurizio Landini e Riccardo Magi si sono mostrati scettici su quanto il governo (non) sta facendo. Il segretario generale della CGIL e il leader di +Europa hanno chiesto, nella conferenza stampa di oggi 10 marzo 2025 presso l’Associazione Stampa Estera in Italia, un incontro urgente per capire quando si potrà votare per i referendum e chi potrà farlo.

Su quest'ultimo punto, sia Landini che Magi indicano che esistono ancora ostacoli legislativi notevoli per portare alle urne gli studenti e le studentesse fuori sede, così come i cittadini italiani che abitano all'estero. In entrambi i casi, i promotori referendari lamentano un possibile danno democratico nel caso in cui il governo non riuscisse a mettere in campo gli strumenti per farli votare. 

Su questo punto Magi si era già espresso alla metà di questo gennaio, e da allora la situazione non sembra cambiata. L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni aveva ricevuto una lettera dalle associazioni referendarie il 15 febbraio, ma dopo quasi un mese di attesa i contorni dello scenario sono ancora nebulosi: lo ha affermato lo stesso Magi durante la conferenza stampa.

virgolette
Abbiamo scritto alla presidenza del Consiglio, il 15 febbraio, e domani incontreremo il sottosegretario Mantovano e il ministro Piantedosi sulla data del voto referendario, il voto ai cittadini e ai fuorisede, e poi la questione dell’informazione. Abbiamo letto che il governo starebbe andando verso l’election day, ma dal 15 febbraio non abbiamo avuto più notizie dal governo, salvo la convocazione di domani.

Landini: "Con i referendum una primavera democratica"

Il fatto che la Consulta abbia bocciato, il 20 gennaio, il quesito referendario sull'autonomia differenziata aveva colpito sia i suoi sostenitori che i suoi detrattori. Nei primi rientra la Lega, che si è trovata con una riforma bloccata e da riscrivere in alcuni dei suoi elementi più importanti (come la definizione dei Lep), mentre nei secondi i partiti come AVS, +Europa, M5S e PD si sono ritrovati senza quell'elemento che avrebbe garantito una massiccia partecipazione alle urne.

Si spera che dal governo arrivino buone notizie. Si è ipotizzato in queste ore l'introduzione di un "election day" per accorpare referendum e magari elezioni regionali, ma è necessario che tutta la cittadinanza italiana conosca le modalità di voto e abbia tutti gli strumenti per farlo.

Landini, dal canto suo, difende la bontà dei quesiti che riguardano principalmente il lavoro (ripristinare il diritto alla reintegra per i licenziamenti illegittimi, rimuovere il tetto massimo agli indennizzi per i lavoratori delle piccole imprese, reintrodurre l’obbligo per i datori di lavoro di giustificare i contratti a termine sotto i 12 mesi, rendere le aziende committenti sempre responsabili della sicurezza negli appalti) e parla di una vera e propria "primavera referendaria":

virgolette
Quello del referendum è un voto che non delega nessuno e ha degli effetti immediati: il giorno dopo ha effetti positivi in termini di cittadinanza, di tutele e di diritti sul lavoro. Il voto è la nostra rivolta, questo è lo slogan della nostra campagna. Questa primavera dei referendum deve essere una primavera democratica.

Per il segretario della CGIL, anche il lavoro è un pilastro essenziale della vita democratica. L'auspicio è che tutti quindi collaborino, dai partiti al governo a quelli d'opposizione, fino agli organi di informazione: "Mi aspetto che le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, diano indicazione intanto per andare a votare. Troverei grave e antidemocratico se qualcuno desse indicazione di andare al mare e di non votare".

La questione del voto dei fuori sede e dell'informazione

Come accennato, domani ci sarà un incontro fra i promotori dei referendum e l'amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio. In mancanza di indicazioni da parte del governo, Magi ha ottenuto di poter parlare con chi organizza i tre palinsesti della tv nazionale: lo scopo è di capire quale copertura informativa ci sarà sui cinque quesiti referendari.

Con altri referendum in passato è capitato di sentir dire che, fra le varie ragioni dei loro fallimenti, ci sia stata anche la mancanza di informazione: non parlandone nessuno, un cittadino si è poi trovato in difficoltà nel votare, mancando anche totalmente l'appuntamento elettorale. Essendo la commissione di Vigilanza Rai bloccata sulle nomine, la preoccupazione è che questa sia usata come scusa per evitare un argomento scomodo per l'attuale governo.

Allo stesso tempo, manca ancora quella legge promessa dal 2024 riguardo il voto degli studenti e delle studentesse fuori sede. Nell'occasione delle Europee si era sperimentata la possibilità di votare nella propria città di residenza: secondo il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi i risultati all'epoca non furono tali da convincere il governo a rendere questa possibilità definitiva e strutturale.

Una proposta di legge in tal senso è ferma in Senato, ma sembra che il governo non riuscirà a votarla alla Camera e al Senato prima dei referendum.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Referendum sul lavoro e cittadinanza: i quesiti referendari del 2025 puntano all'abolizione del contratto a tutele crescenti e delle norme sui contratti a termine, pilastri del Jobs Act. I promotori, Riccardo Magi (+Europa) e Maurizio Landini (CGIL), chiedono chiarezza sulle date e sulle modalità di voto, lamentando l’assenza di risposte dal governo.

  • Ostacoli alla partecipazione: si evidenziano criticità riguardo il voto dei fuori sede e degli italiani all'estero. I promotori denunciano un danno democratico se non verranno garantite soluzioni. Inoltre, c’è incertezza sulla copertura informativa della Rai, essenziale per raggiungere il quorum.

  • Election day e mobilitazione: si ipotizza un election day per aumentare l'affluenza. Landini parla di una "primavera democratica" e chiede a tutti i partiti di favorire la partecipazione, criticando eventuali inviti all’astensione. Intanto, si attende un confronto con il governo e la Rai per chiarire le regole del voto.

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Pasquale Narciso
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