08 Mar, 2025 - 09:00

Buona Festa delle Donne! L'evoluzione del calcio femminile in Italia

Buona Festa delle Donne! L'evoluzione del calcio femminile in Italia

Non si trattava solo di scendere in campo con coraggio, affrontando gli avversari. Era un discorso molto più ampio: lottare contro i pregiudizi di una società fortemente maschilista e patriarcale, che relegava le donne ancora ai margini dello sport. Una forte audacia che ha attirato l’attenzione di giornali e riviste, che hanno riportato quotidianamente il clamore di una simile notizia, che oggi passerebbe inosservata, ma che quasi cent'anni fa poteva essere considerata un unicum.

Quando nasce il calcio femminile in Italia

La storia del calcio femminile in Italia affonda le radici, al contrario di quanto si possa pensare, in un passato lontano: era il febbraio del 1933 quando, in un edificio di via Stoppani 12 a Milano, un gruppo di giovani donne decise di sfidare le convenzioni dell’epoca. Nacque così il Gruppo Femminile Calcistico, la prima squadra di calcio femminile d’Italia.

Tuttavia, il Coni, temendo che il fenomeno si radicasse, vietò alle stesse giocatrici di partecipare a tornei e partite, attuando una pressione psicologica e invitandole a praticare sport più "consoni" alla loro struttura fisica.

La rinascita del movimento femminile negli anni ‘60

La passione per il calcio, in effetti, non può essere soffocata a lungo. Dopo più di vent'anni di silenzio, nel 1965 una donna rivoluzionaria, Valeria Rocchi, decise di riaprire la pratica che era caduta nel dimenticatoio e, con il sostegno del presidente dell’Inter, Angelo Moratti, fondò due squadre a Milano, composte da ragazze tra i 14 e i 17 anni. Il loro primo grande teatro per esprimere la passione per il calcio fu l'Arena di Milano, dove si sfidarono in un incontro memorabile.

La stampa subì il fascino della perseveranza di Rocchi, e ben presto se ne tornò a parlare. Tra queste, una biondina agile e scattante venne descritta come una giovane promessa, capace di dribblare come il mitico Sandro Mazzola. Il pubblico, dapprima incredulo, si lasciò conquistare dallo spettacolo, e ben presto il calcio femminile divenne una realtà sempre più seguita e amata. Il movimento era divenuto in poco tempo influente, per questo fu necessaria la nascita di una federazione: la Federazione Italiana Calcio Femminile (FICF). Per la prima volta si riuscì a organizzare un campionato, che vide dieci squadre contendersi il titolo.

Ma ce n'era di strada da fare per renderlo un movimento quanto meno paragonabile al calcio maschile: nel 1970, dieci società decisero di separarsi dalla FICF, dando vita alla Federazione Italiana Giuoco Calcio Femminile (FFIGC), un'iniziativa che penalizzò il movimento di emancipazione, che subì inevitabilmente una battuta d'arresto con la frammentazione. Le difficoltà organizzative e il mancato riconoscimento da parte della FIGC resero ancora più ardua l’affermazione del movimento. Eppure, ogni nuova squadra, ogni partita giocata, ogni gol segnato era una piccola vittoria contro il pregiudizio.

La conquista dell’uguaglianza nel calcio femminile

Per anni, il calcio femminile ha combattuto per ottenere il riconoscimento che meritava. Nel 2018-2019, la FIGC ha preso ufficialmente in mano la gestione diretta dei campionati di Serie A e Serie B femminili, segnando una vittoria simbolica e concreta per tutte le donne che avevano creduto in questo sport e ci avevano creduto.

Oggi il calcio femminile italiano è rinato: la crescita della Nazionale femminile, il miglioramento delle strutture e la crescente attenzione mediatica hanno dimostrato che il calcio non ha genere, ma solo passione. L’eco delle pioniere degli anni ‘30 risuona nella società di oggi: in occasione della Festa delle Donne, celebriamo chi ha creduto sin da subito nella realizzazione di tali obiettivi, quelli voluti da queste guerriere del pallone che hanno aperto la strada a generazioni di ragazze sognatrici, pronte a scendere in campo e scrivere nuove pagine di storia.

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Luca Liaci
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